La Santa Cruz Stigmata è come la bici da enduro: rappresenta un punto d’incontro fra i biker e gli stradisti (almeno quelli con una certa inclinazione offroad), così come la bici da enduro lo è per chi fa Xc e Dh.
Una nuova categoria oppure un modo nuovo di intendere la versatilità in bicicletta.
Nulla di realmente nuovo sotto al sole, perché alla fine, se togliete il vestito, sotto c’è una bici da ciclocross (è così che Santa Cruz definisce la Stigmata), ma il mondo gravelbike, più che identificarsi in una bici, si riconosce in una filosofia di utilizzo, più libero e senza le restrizioni delle strade asfaltate.
On e offroad.
Uscite brevi o uscite lunghe.
Ciclocross e non.
Non è una bici da strada, non è una Mtb e forse non è nemmeno (solo) una bici da ciclocross, ma è una crossover, un ibrido, un mezzo trasversale con tanti volti.
Se fosse un auto, sarebbe un Suv, per capirci.
E l’Italia è lo scenario perfetto per questa tipologia di bici, ancor più che gli States, luogo dove le gravelbike hanno preso piede alla grande, perché da noi le strade bianche, le backroad e tutto ciò che è fuori dal sentire comune porta spesso in luoghi magnifici e inaspettati.
Parole già sentite, forse, se siete dei biker, perché chi va in Mtb, presto o tardi, si trova al cospetto del grande desiderio di scoperta e conquista.
Ecco, questa tipologia di bici è la porta d’accesso per un tipo di ciclismo vicino alla Mtb e si rivolge a chi, per varie ragioni, ha una certa reticenza verso la Mtb.
La Santa Cruz Stigmata, presentata al pubblico nel febbraio scorso, è stata la bici che ha fatto capire ai biker che il mondo gravel è degno di attenzione.
E non lo dice solo Santa Cruz.
Solo una moda?
Forse, ma seppure fosse, cosa importa?
In finale, togliete le gomme da ciclocross, mettete quelle da strada e avete una bici perfetta per gli allenamenti.
Solo che qui ci sono freni a disco, perni passanti e, volendo, gomme tubeless, anche di sezione generosa.
Insomma, una bici da strada-fuoristrada per chi ama la Mtb e per chi cerca, magari, un mezzo sul quale allenarsi d’inverno oppure durante la settimana.
Solo che non è una bici da strada qualunque, ma non tanto perché sul tubo obliquo c’è scritto Santa Cruz, ma perché è nata sfruttando tanti espedienti tecnici tipici della Mtb.
“Cos’è? Un marchio spagnolo?” mi hanno chiesto gli stradisti più incalliti.
Però, la guardano questa Stigmata.
“Hai visto? Ha già i freni a disco…”
“Guarda le gomme come sono larghe…”
“E le ruote come si tolgono?”
“Ma quanto pesa?”
La Stigmata e le nuove bici gravel sono una piccola rivoluzione per chi non mastica di Mtb.
E’ il modo per avvicinare i biker alla strada e gli stradisti alla Mtb.
Dopo averla usata per svariati mesi (a dire il vero perlopiù su asfalto) voglio raccontarvi come va e come ci si trova in sella a questa bici.
Due brevi premesse: per me la Stigmata ha significato il ritorno agli allenamenti su strada e sugli sterrati facili che anni snobbavo.
Sempre alla ricerca di sentieri incazzati e complicati, salire su questa bici è stato come tirare un sospiro di sollievo.
Finalmente era tutto facile, veloce e semplice.
In due ore si fanno 60 Km con un minimo di allenamento.
Controlli la pressione delle gomme, un occhio alla catena e vai, ovunque ci sia una strada.
E quando torni a pedalare in Mtb ti accorgi di avere un’altra marcia in salita e all’improvviso nelle tue 4 ore di pedalata domenicali ti accorgi di riuscire a fare molti più km, con meno fatica.
Una conquista insomma, a patto di darle del lei all’inizio, perché per le gambe, specie in salita, può essere molto impegnativa.
Ma passiamo al test vero e proprio, inaugurando una scheda di valutazione nuova, quella delle Mtb hardtail con qualche modifica: sulla Stigmata non c’è una forcella ammortizzata, ad esempio, né ha senso parlare di attacco per il guidacatena o di regolazioni sulla geometria.
La votazione che state per leggere si riferisce a una bici da ciclocross, ovvero la categoria di appartenenza che Santa Cruz ha deciso per questa bici. Poi, ovviamente, la Stigmata è anche di più.
1 - GEOMETRIA
- Angolo di sterzo: per la taglia 56 siamo a 72 gradi che è un valore abbastanza “aperto” per una bici da strada e anche per una bici da ciclocross. L’intento è dare stabilità alla guida, sia offroad che su strada.
- Angolo piantone: al contrario di quanto ci si potesse aspettare, l’angolo piantone da 73,5° ricorda le bici da ciclocross. E’ piuttosto in piedi e questo facilita, a un biker, l’ambientamento in sella alla Stigmata.
- Lunghezza tubo superiore: 56 cm, esattamente come la lunghezza del tubo piantone. La Santa Cruz Stigmata, quindi, ha misure quadre e predispone a un assetto in sella non troppo proteso verso la ruota anteriore.
- Altezza manubrio da terra: qui a fare la differenza non è tanto la lunghezza del tubo di sterzo (160 mm in taglia 56), quando l’altezza della forcella. La Stigmata è pensata per ospitare gomme da 28” di diametro e sezioni fino a 40-41 mm, cioè ben 15-16 mm in più rispetto alle bici da strada più racing, e quindi la forcella è più alta, 39,5 cm.
Questo porta il manubrio ad avere generalmente un’altezza da terra maggiore.
- Lunghezza carro: anche qui troviamo una differenza significativa con le bici da strada vere: il carro della Stigmata misura 42,5 cm, cioè un valore praticamente da Mtb o, se volete, da ciclocross. Le ragioni sono le medesime del punto precedente: aumentare lo spazio per il passaggio della gomma.
- Interasse: 102,4 cm per la taglia 56, cioè un valore nettamente superiore a quello che mediamente si trova su una bici da strada. Se guardiamo con attenzione, l’interasse della Stigmata è allineato a quello delle bici da ciclocross: maggiore controllo offroad, maggiore stabilità in velocità e più spazio per gomme più larghe.
- Assetto in sella : sono alto 180 cm e ho un’altezza di sella di 74 cm. Sulla Stigmata ho montato un attacco da 100 mm che mi ha permesso di avere una posizione un po’ più raccolta, ma comunque abbastanza rialzata. Si sente che il manubrio è più alto rispetto a quello di una bici da strada canonica, ma volendo è possibile montare un attacco con angolazione negativa.
Voto finale (da 1 a 10): 8,35
2 - COMPORTAMENTO IN SALITA
- Rigidità torsionale del carro: qui, più che la rigidità del carro, a farsi sentire è la gomma posteriore utilizzata. E’ chiaro che su asfalto una gomma come la Maxxis Mud Wrestler da 33 mm di sezione, dichiaratamente da offroad, rallenta le reazioni e i rilanci dell’andatura, ma il discorso cambia con gomme slick (ne ho usato un paio Schwalbe One Tubeless da 28 mm): la rapidità delle accelerazioni è nettamente maggiore. Nulla a che vedere con qualunque Mtb hardtail.
- Sullo sterrato: offroad, se la strada non è ben battuta, braccia, gambe e schiena sono chiamate a un lavoro extra, però:
1 - dipende da quanta fretta avete…
2 - dipende da quanto larghe sono le gomme e a quale pressione le tenete.
Sulle strade sterrate di montagna (e ne ho fatte diverse) sale bene, a patto di lavorare anche con le braccia, come si farebbe con la Mtb. La trazione delle gomme Maxxis è più che buona, ma si deve comunque fare i conti con la rigidità della forcella e con la ridotta (rispetto a quelle di una Mtb) sezione delle gomme.
- Su pendenze elevate: qui, se proprio devo essere preciso, si possono avvertire la lunghezza maggiore del carro e dell’interasse, che portano la bici a ondeggiare un po’ di più, specie quando la pendenza supera il 12% e la cadenza di pedalata cala molto. Nulla che possa essere considerato penalizzante, però.
- Commenti sui componenti montati sulla bici: le gomme Maxxis soffrono sulle salite ripide, anche su asfalto, perché i tasselli, nonostante siano di basso profilo, flettono e slittano un po’. Il cambio Sram Rival, a causa della curva a cui è costretta la guaina proprio a ridosso dei comandi, non era velocissimo all’inizio. Stesso discorso per il deragliatore. Per migliorare le cose abbiamo dovuto aggiungere una porzione di guaina Jagwire più morbida per facilitare lo scorrimento del cavo al suo interno.
L’ergonomia dei comandi cambio Sram è molto valida, così come lo è anche in discesa.
La rapportatura sulla Stigmata in test era la seguente: doppia corona 50-34 e 11 pignoni 12-25 dietro. Con un po’ di gamba si sale ovunque.
La sella Brooks Cambium C17 è una poltrona e la sua curvatura permette un sostegno molto valido in salita. Si fa apprezzare ovunque, tranne che sulla bilancia (qui il test).
Voto finale (da 1 a 10): 8,5
3 - COMPORTAMENTO IN DISCESA
- Rigidità torsionale del carro: se guardate il carro di profilo, vi accorgete che Santa Cruz ha cercato di compattarlo il più possibile: i foderi si uniscono al tubo piantone in un punto più basso rispetto al solito. Così il carro diventa più rigido e in discesa diventa ancora più precisa da guidare.
- Agilità della bici: Anche se l’interasse è elevato rispetto a una bici da strada, la rapidità nel cambiare traiettoria è anni luce superiore a quella di una Mtb. Molto divertente.
- Stabilità: con il grip delle gomme Schwalbe da 28 mm le curve sono uno spasso e in velocità ci si sente a proprio agio. Vedere perni passanti e freni a disco davanti e dietro è una bella sensazione…
- Assorbimento asperità: il telaio in fibra di carbonio studiato per le strade bianche filtra piuttosto bene, ma a fare un bel lavoro sono anche le gomme di sezione maggiore e soprattutto la sella Brooks.
- Commenti sui componenti montati sulla bici: i freni a disco Sram Hydro R hanno richiesto un piccolo pitstop: la potenza non era sufficiente e lontana dagli standard a cui sono abituato per un freno a disco, anche se con disco da 160 mm.
Per ovviare al problema Sram ha suggerito di spurgare i freni e rimuovere i Connectamajic (utili per fare uno switch rapido fra leve freno e freni). Dopo di che è tutto ok.
La guida in discesa su strada con i freni a disco e con gomme ad alto grip è uno spasso.
La forcella in carbonio ha dimensioni decisamente rassicuranti e un comportamento da rasoio in discesa: precisa, solida e nonostante tutto anche comoda.
I comandi cambio Sram hanno uno sviluppo in altezza non indifferente che torna molto utile anche per la presa delle mani in discesa o sui terreni più sconnessi.
Voto finale (da 1 a 10): 8,12
4 - COMPORTAMENTO SUL PEDALATO
- Rigidità torsionale del carro: valgono le considerazioni per la salita
- Assorbimento asperità: valgono le considerazioni per la discesa
- Comfort lunghe distanze: ecco un punto di grande importanza: la Santa Cruz Stigmata è molto comoda, molto più di quanto ci si possa aspettare. Stare in sella per 5-6 ore consecutive non è un problema. Merito del telaio, delle gomme e della sella.
- Agilità della bici: sempre pronta a cambiare direzione grazie al tubo di sterzo da 72°.
Voto finale (da 1 a 10): 8,75
5 - DETTAGLI TECNICI TELAIO
- Spazio fra gomma posteriore e carro: più che abbondante, visto che parliamo fondamentalmente di una bici da ciclocross
- Cura del passaggio cavi: i passaggi sono tutti interni, ma quelli di cambio e deragliatore potrebbero essere un po’ più curati all’interno del movimento centrale
- Protezioni sul telaio e sul carro: c’è solo il batticatena di serie e una placchetta metallica anti-risucchio catena sul fodero basso destro.
- Peso telaio e bici: il peso del telaio non è dichiarato, mentre il peso della bici così allestita compresi i pedali Time Rxs è di 8,5 Kg. Se paragonato al peso di una bici da strada la Stigmata pesa di più (mediamente un chilo di più), ma è il prezzo da pagare per una simile versatilità d’uso. Ovviamente, volendo, è possibile migliorare di molto il responso della bilancia…
- Prezzo telaio e/o bici: il prezzo al pubblico del telaio è di 2599€ nella versione con il carbonio più pregiato (ovvero la CC), mentre la bici completa parte da 3999€ equipaggiata con lo Sram Rival 2x11
- Altro e/o eventuali sensazioni: la Santa Cruz Stigmata (se acquistata dopo il 1 maggio 2015) beneficia della garanzia a vita sul telaio (solo per il primo proprietario).
Voto finale (da 1 a 10): 8,5
VOTO COMPLESSIVO (da 1 a 10): 8,4
In conclusione…
Non ci sono sospensioni, ma la Stigmata è una delle incarnazioni del concetto di versatilità in bici.
Facile, raffinata e veloce. Per farla funzionare bene servono due ingredienti: le gambe e la curiosità, quella di spingersi un po’ oltre.
Per informazioni SantaCruzBicycles.com oppure Dsb-Bonandrini.com
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.