Credete a tutto quello che vi dicono.
A tutto quello che vi diranno.
E a tutto quello che si vocifera sulla Santa Cruz Bronson.
E’ tutto vero, è stata la bici rivelazione della passata stagione ed è stata la bici che tutti, all’improvviso, più o meno consapevolmente, hanno iniziato a desiderare.
E che tuttora desiderano.
Poche bici, nella storia recente della Mtb, hanno avuto una risonanza mediatica di questo livello con uno sforzo relativamente ridotto.
Forse è bastato questo video…
…a scatenare il desiderio, il delirio e la frenesia di mettere le mani sopra a questa nuova nata di Santa Cruz.
Se oggi il diametro ruota da 27,5” ha preso così tanto piede nell’ambito enduro una grossa fetta di merito (o di colpa, fate voi) va proprio alla Bronson.
Ma perché?
Perché questa bici è così desiderata?
Perché accelera il battito cardiaco al solo menzionarne il nome?
Perché?
Le parenti dirette di questa bici sono la Nomad, la V10 e la Blur Lt e ognuna di esse, nella sua porzione di mercato, ha conquistato schiere di appassionati.
Ma non li ha mai uniti tutti.
La Bronson è riuscita in questo cavalcando l’enduro, ossia la disciplina più trasversale della Mtb, quella che raduna estimatori dell’Xc, della Dh e dell’escursionismo.
Tutti.
E il successo è stato immediato e travolgente.
Da dove viene la Bronson?
Facciamo un passo indietro. La geometria del telaio è tipicamente Santa Cruz e Rob Roskop, il titolare del marchio, per nulla al mondo rinuncerebbe al suo brand identity.
E così ha preso una Blur Lt e l’ha spinta un po’ oltre, portando il travel da 140 a 150 mm e le ruote da 26 a 27,5 pollici.
Ma ovviamente ha aggiunto anche qualche altra magia.
Come utilizzare la fibra di carbonio fra le migliori che esistono (il peso del telaio è di 2,4 Kg), un tubo di sterzo super compatto, un carro che non flette, un angolo di sterzo da bici da enduro (66,7° con una forcella da 160 mm) e infine ha aggiunto l’ingrediente segreto, cioè un’esperienza di 20 anni nella progettazione di bici.
La Bronson, quindi, viene da molto lontano.
La Bronson è davvero una bici da enduro?
Ma come? E’ una delle bici più popolari fra gli enduristi e ci si chiede se è una bici da enduro?
Potrà sembrare strano, ma la prima impressione che si ha sedendosi in sella non è proprio quella di una bici per le Prove Speciali.
Sembra piuttosto una bici da escursionismo per quanto è “severo” il posteriore della Bronson. Frenato, controllato come si conviene a una bici con escursione inferiore.
Reattiva, brusca e per niente facile.
Possibile che la Bronson, sulle prime, sia meno facile della Nomad?
La sensazione che si ricava in sella però è proprio questa.
La Bronson, paradossalmente, non è una bici per tutti, nel senso che non è facile e immediata come può essere una Tallboy Lt C, ma appena si capiscono un paio di cose la musica cambia…
La Bronson si guida così
Agganciate il cinturino del casco, poi i pedali e a questo punto fate un reset mentale delle vostre abitudini, perché la Bronson per trasformarsi in un animale da gara ha bisogno di un po’ di attenzione.
Il tubo di sterzo compatto (110 mm nella taglia L) è il primo esame da superare, perché sposta il peso del corpo sulla ruota anteriore in maniera marcata. Ti dice: «Questa bici si guida caricando la ruota anteriore, piegando le braccia, sfruttando l’angolo di sterzo da 66,7° e i 160 mm di travel della forcella».
E allora si comincia a ragionare, perché l’angolo di sterzo piuttosto contenuto le dà stabilità sul veloce e favorisce una posizione in sella avanzata del biker.
Tutto è studiato per funzionare in un certo modo.
Proprio come la sospensione posteriore.
Un Fox Float Ctd molto particolare…
E’ proprio così.
Il tuning del Fox Float Ctd è piuttosto singolare.
In compressione è più frenato rispetto alle altre bici che lo montano, al punto che in posizione Climb sembra quasi un lock-out.
L’ammortizzatore, con il Sag a 12 mm, è straordinariamente fermo, tanto da rendere la Bronson una bici molto efficiente in salita.
Anche in questo non sembra una bici da enduro, ma il discorso cambia se la ruota posteriore riceve una sollecitazione.
A quel punto il Vpp si desta e assorbe il colpo.
In discesa, prima di capirla per bene, bisogna proprio spendere qualche minuto con l’ammortizzatore.
Con un Sag di 12 mm la Bronson è reattiva e veloce nell’uscire di curva perché schiacciando la ruota posteriore il carro restituisce la spinta facendoti avanzare.
Non si comprime molto, come se avesse meno dei 150 mm dichiarati, e risulta, sulle prime, impegnativo.
Aumenti il Sag e lo porti a 15 mm e il discorso inizia a cambiare.
E’ più morbida, docile e il Float Ctd diventa meno “severo”. In salita se la cava ancora bene, perché il tuning della compressione è comunque ancora ben avvertibile, senza dimenticare che il Vpp, di suo, è un grande vantaggio per l’efficienza di pedalata.
Se l’ammortizzatore ha il giusto Sag, appena il biker si siede in sella il cinematismo della sospensione porta l’ammortizzatore ad estendersi riducendo quindi l’affondamento ritmico della sospensione durante la pedalata.
Ritorni in discesa e le stesse curve che hai affrontato prima sono già diverse.
La Bronson si trasforma nella bici che hai sempre guidato e che hai sempre voluto avere: scorrevole in salita, capace in discesa, bilanciata, neutrale.
E se si cambia ammortizzatore?
Il carattere della bici cambia in modo radicale.
Abbiamo sostituito il Float Ctd di serie e abbandonato la gamma Fox montando il Rock Shox Monarch Plus Rc3.
Il cambiamento è stato evidente soprattutto sulle sollecitazioni ravvicinate e intense sulle quali la Bronson è diventata più morbida e meno affaticante.
In una parola potremmo dire più propensa alla guida in discesa e all’enduro in generale.
Ma anche più divertente per un uso all mountain.
In salita questo ammortizzatore conferma di essere meno frenato in compressione rispetto a quello di serie, ma non compromette l’efficienza del Vpp.
La curva di compressione del Monarch Plus Rc3 ci è piaciuta molto perché risulta progressiva soprattutto nella parte finale della corsa e sensibile nella prima metà del travel.
Il comportamento ricorda molto quello della forcella Rock Shox Pike (con la quale crea un abbinamento perfetto): la sospensione dà la sensazioni di galleggiamento sulle asperità aumentando il controllo del mezzo.
Il peso di questo componente (il cui test è in dirittura d'arrivo) è di 325 grammi.
Un’altra alternativa è il Cane Creek Double Barrel Air Cs che Davide Sottocornola ha montato sulla sua Bronson C dallo scorso anno, del quale si è ormai fatto un’opinione ben precisa:
«Il Cane Creek Double Barrel Air Cs pesa più degli altri (509 gr), ma è proprio un’altra cosa. E’ molto più sensibile, in staccata lavora di più e addolcisce molto la curva di compressione della sospensione.
E in salita se la cava bene, perché una volta chiuso non ondeggia quasi per nulla. Non ho variato il tuning, perché per il mio peso va bene quello standard».
Attualmente su questa Bronson C è in corso il test delle sospensioni X-Fusion, in particolare la forcella Sweep da 160 e l’ammortizzatore O2 Rcx. Vi terremo aggiornati…
Come va la Bronson nelle curve?
Prima regola: non subirle, ma aggrediscile. Busto basso e ti senti come Greg Minnaar al primo tornante nel video di sopra…
Seconda regola: la ruota posteriore fa quello che le dici. Perciò dalle l’input giusto.
Terza regola: frena di meno…
Quali componenti scegliere?
Potendo, i migliori.
Banale come risposta? Allora proviamo a essere più precisi…
A tanta precisione di guida e leggerezza del telaio deve (o dovrebbe, secondo noi) corrisponderne altrettanta da parte delle ruote e della forcella.
Se potete optate per la versione in carbonio, perché in discesa questo materiale fa una grande differenza rispetto all’alluminio e puntate l’attenzione su ruote, forcella, gomme e freni.
Poi vengono il manubrio e l’attacco manubrio, ma in termini di misure, ovvero studiate per bene quelle a voi più congeniali, perché su una bici così precisa sono determinanti.
Il resto sono dettagli relativamente meno significativi.
I particolari che colpiscono
La cura dei dettagli delle Santa Cruz è alta e la Bronson non fa eccezione.
Quando acquisti un telaio come questo ti aspetti un livello altissimo di finiture e il riscontro visivo conferma le attese.
Le protezioni in gomma sulla parte inferiore del tubo obliquo e sul fodero basso sono applicate in modo impeccabile.
I cuscinetti dei pivot sono a contatto angolare e Santa Cruz li ha adottati per incrementare la rigidità torsionale del carro. Senza dimenticare i link in lega forgiata dei quali quello inferiore dotato di foro di ingrassaggio rapido per il cuscinetto.
Poi l’attacco per il portaborraccia che, se da un lato lo schema di sospensione Vpp lo consente e quindi è diventato un classico per il telai Santa Cruz, dall’altro è un opzione molto utile per chi, in gara, preferisce non portare lo zaino idrico. Oppure preferisce mettere una bevanda isotonica nella borraccia e l’acqua nella sacca idrica.
Il passaggio dei cavi è tutto esterno, ma la Bronson ha la predisposizione per un reggisella con cavo interno (tipo il Reverb Stealth o il Lev Integra, per capirci).
Le scritte sul telaio ci sono, ma non sono in rilievo e sono applicate con cura.
La percezione di qualità è davvero notevole e anche da questo punto di vista la Bronson merita lodi.
Il fascino che questa bici ha sul pubblico è ampiamente giustificato dalle sue doti.
La Blur Lt non poteva crescere di più e ha ceduto la scena a una bici che è diventata in un attimo una star assoluta del settore della Mtb, una vera "istant classic".
La fama della Bronson è meritata e il prezzo del frameset di 3499€ conferma che stiamo parlando di un prodotto d'elite.
Per informazioni Santacruzbicycles.com
Ps: della Santa Cruz Bronson abbiamo avuto modo di parlare anche in altre occasioni, come ad esempio in fase di montaggio e durante un confronto con la sua rivale-sorella, ossia la Santa Cruz Nomad C.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.