Si fa un po’ fatica a definirla una biammortizzata da Xc, perché la Cannondale Scalpel sembra che faccia di tutto per sfuggire a questa definizione.
O restrizione, se volete.
La prima versione (la ricordate? guardate la foto in basso) nacque proprio con questo obiettivo, ossia dare ai biker un mezzo di maggiore comfort e di maggiore efficienza nel fuoristrada.
All’originalità della Lefty si aggiungeva una sospensione posteriore che sfruttava la flessione della fibra di carbonio per assorbire le asperità del terreno.
Era il 2000.
La Cannondale Scalpel 29 di oggi eredita molte delle caratteristiche della prima versione anche se, ovviamente, adeguate alle attuali necessità del mercato.
Cannondale chiama ancora la sospensione Zero Pivot, ma si riferisce solo ai foderi alti che sono chiamati a flettere di pochi mm per consentire il corretto funzionamento della sospensione.
Sono sparite le ruote da 26” in favore di quelle da 29”.
E il resto è tutto nuovo e addirittura prelevato da modelli di ben altra estrazione (come la Jekyll).
Il travel è arrivato a 100 mm e il telaio è diventato interamente in fibra di carbonio abbandonando diversi anni fa la costruzione carbonio-alluminio (in stile Six-13) con innesto chimico-meccanico fra i due materiali.
Insomma, l’ultima delle Scalpel dimostra la maturità necessaria per competere in un settore che solo in Italia non ha mai avuto un seguito forte come in altri Paesi.
Parliamo delle full da Xc-marathon.
Forse perché questa Scalpel è qualcosa di più?
Ispirata alla “sorellona” Jekyll
Dalla fibra di carbonio utilizzata (la BallisTec Hi-Mod) all’adozione dell’Ecs-Tc (ossia il pivot superiore è costituito da un perno passante da 15 mm di diametro) la Scalpel ha ripreso molto dalla Jekyll.
Sulla versione Carbon 2, poi, fanno bella mostra di sé una Lefty Xlr 100 29 con comando remoto idraulico Full Sprint che gestisce anche l’ammortizzatore posteriore e una guarnitura Cannondale Hollowgram Si di pregevole fattura.
Insomma, pur non essendo una proposta di vertice, la Scalpel 29 Carbon 2 ha un allestimento di tutto rispetto.
Geometria modificabile
Basta spostare lo spessore di 10 mm da un estremo all’altro del tubo di sterzo per cambiare le quote della geometria. Cosa che noi abbiamo fatto, però rigorosamente in officina.
In pratica tenendo lo spessore sulla parte superiore del tubo di sterzo, l’angolo è di 71° per la taglia M, al quale corrispondono un angolo piantone di 73,5°, un’altezza da terra del movimento centrale di 33,2 cm e un’interasse di 111,7 cm (rilevati).
Spostando quello spessore all’estremità opposta si ottiene una diminuzione di circa un grado dell’angolo di sterzo (70°), poco meno di un grado per l’angolo del piantone, circa 5 mm in più per l’altezza del movimento centrale e lunghezza pressoché immutata dell’interasse.
Tutto ciò permette di modificare in maniera sensibile l’indole della bici.
Da bici da Xc-marathon super reattiva a bici da marathon-trail più divertente in discesa.
Ed è in quest’ultimo caso che ci si accorge di volere un reggisella telescopico a bordo.
E che, guarda caso, Cannondale sul tubo piantone ha previsto proprio un foro (coperto con un tappo di gomma) per il passaggio interno del cavo del telescopico.
Ecco perché è difficile assegnare alla Scalpel 29 Carbon 2 un’unica definizione.
Attenzione alla scelta della taglia
L’attacco manubrio Opi integra anche il cannotto di sterzo ed è disponibile in varie lunghezze.
La cosa a cui prestare attenzione è la presenza della forcella Lefty che di fatto limita il valore minimo della lunghezza dell’attacco manubrio.
Di serie sulla taglia M ne troviamo uno da 100 mm e difficilmente si potrà scendere sotto i 90 mm.
Ragion per cui, al momento di scegliere la taglia della Scalpel, è bene prestare attenzione anche alla lunghezza complessiva dell’assetto in sella, non considerando solo la misura dell’orizzontale virtuale, ma anche quella dell’attacco manubrio.
Il sistema di integrazione di attacco manubrio-cannotto sterzo-forcella Lefty crea un insieme molto rigido e raffinato, ma purtroppo limita le possibilità di personalizzazione dell’assetto.
Nel caso del test, su consiglio di Cannondale Italia, si è optato per una taglia M e la statura del sottoscritto è di circa 180 cm con altezza di sella di 74 cm.
Una volta in sella
Appena si sale in sella, la prima sensazione con la Lefty, come è stato scritto qui, è quasi terrificante.
Nonostante capiti abbastanza di frequente di testare delle Mtb Cannondale, ogni volta sembra la prima volta.
Fortunatamente è solo l’impressione statica.
Dopo la prima uscita, però, abbiamo dovuto apportare qualche modifica (reversibile) al manubrio, spostando di molto verso l’interno del manubrio le leve dei freni Magura Mt6. Ciò ha richiesto di separare quella di destra dal comando del cambio, pena l’irraggiungibilità del pollice della mano destra.
Data la forma della leva e, purtroppo, anche la loro potenza tutt’altro che esagerata, le leve Magura vanno azionate sfruttando al massimo la leva.
In generale, tirata fuori dalla scatola, questa Scalpel 29 Carbon 2 ha richiesto poche regolazioni.
Tutta d’un pezzo
Il comando Full Sprint di Rock Shox permette due regolazioni dell’idraulica delle sospensioni: bloccate e attive.
Di fatto questo rende la Scalpel molto simile a una hardtail in salita, perché la sospensione posteriore si irrigidisce quasi completamente.
La forcella mantiene un po’ di “gioco”, ma nel complesso la sensazione è quella di essere su una bici senza la sospensione posteriore.
Reattiva e pronta a scattare.
Una sospensione monopivot, come quella della Scalpel, è spesso sinonimo di efficienza di pedalata non altissima e a tutti gli effetti questa bici non fa eccezione.
Ce ne si accorge pedalando su fondi compatti con le sospensioni attive: dietro il fenomeno di “dondolamento” è piuttosto evidente.
In parte questo è dovuto alla notevole sensibilità dell’ammortizzatore Rock Shox Monarch XX e in parte, appunto, è un fenomeno congenito delle sospensioni a pivot singolo.
Sullo sterrato, però, questo comportamento è molto meno evidente perché la sospensione assorbe con precisione asperità piccole e medie, aumentando la sensazione di comfort.
Uno dei pregi della sospensione della Scalpel, però, è la sua rigidità torsionale e leggerezza: meno pivot significano meno cuscinetti e meno cuscinetti significano più leggerezza e più rigidità torsionale.
E pedalando offroad con questa bici si impara presto ad apprezzare la precisione del carro, proprio come un bisturi.
Che, guarda caso, si traduce scalpel in inglese.
100 mm di escursione non facili
E’ proprio così: per avvicinare al fondocorsa l’ammortizzatore occorre davvero esagerare. E nonostante ciò non ci si arriva facilmente.
Ciò è dovuto alla conformazione della sospensione posteriore il cui elemento elastico è costituito sia dall’aria dell’ammortizzatore, sia dalla flessione dei foderi in carbonio.
La combinazione dei due porta, in sostanza, a un eccesso di progressività della sospensione, il che, se da un lato rende assai difficile il fondocorsa, dall’altro rende poco sfruttabili tutti i 100 mm di travel.
Queste rende la Scalpel perfetta per le lunghe distanze perché la sospensione posteriore si dimostra sempre molto attiva ad assorbire piccole e medie asperità, ossia quelle che dopo ore e ore in sella stancano maggiormente la muscolatura.
Sugli impatti di maggiore entità si può contare sulla notevole progressività della sospensione e questo dà la sensazione di poter chiedere qualcosa di più alla Scalpel.
Ben oltre una semplice bici da Xc.
Una Lefty molto esigente
La valutazione estetica è molto soggettiva, ma di certo la Lefty è una delle forcelle più originali che si trova in commercio, nonostante non sia arrivata proprio ieri sul mercato.
Chi scrive ha avuto modo di provare nell’ultimo anno diverse versioni della Lefty, come la Supermax che arriva fino a 160 mm di travel.
La Lefty Xlr 100 29 è più piccola, ma non meno capace, grazie anche a un maxi dimensionamento del telaio nella zona dello sterzo.
Per rendere al meglio questa forcella ha bisogno di una ruota anteriore con tanta rigidità torsionale e per questo obiettivo è necessario che, in primis, sia il cerchio a garantire questa qualità.
Sui due modelli di maggiore livello Cannondale ha previsto dei cerchi Enve M50 che se da un lato aumentano di molto il prezzo finale, dall’altro incrementano tanto la precisione di guida in abbinamento alla Lefty.
Provando questa forcella ci è venuto da pensare a una soluzione che, sulla carta, potrebbe garantire maggiore rigidità torsionale: aumentare il diametro delle flange del mozzo (il che ridurrebbe la lunghezza del raggio e, quindi, possibili flessioni) e distanziare maggiormente le flange fra di loro (portando a una migliore campanatura dei raggi in ottica comfort e rigidità torsionale).
Questo però potrebbe richiedere un nuovo disegno del perno Opi della Lefty e probabilmente anche una battuta maggiore.
Sulla carta, però, sembra un discorso sensato.
La guida in discesa
La Cannondale Scalpel 29 Carbon 2 è una bici di grande pregio che con qualche aggiustamento al montaggio di serie diventa una bici molto versatile.
In discesa sa essere precisa e reattiva, ma non ai livelli di una bici da gara.
Ci viene in mente il paragone con la S-Works Epic, il cui comportamento in discesa è decisamente più nervoso ma anche più impegnativo.
La Scalpel nasce per l’Xc, ma guardandola bene e usandola ci si accorge che, forse, non è proprio da Xc, ma piuttosto da lunghe distanze.
Ovviamente il discorso cambia se si opta per i modelli Black Inc o Carbon Team il cui allestimento porta la leggerezza a livelli superiori.
Dopo aver modificato l’angolo di sterzo, la guida della Scalpel è cambiata tantissimo e, a detta del sottoscritto, in meglio in ottica di un utilizzo più ampio.
Con un angolo di sterzo più aperto la stabilità in discesa migliora, senza perdere troppa reattività, e questo spinge la Scalpel verso una categoria di bici differente, Marathon-trail come le abbiamo definite noi.
Quindi più divertimento senza perdere di efficienza.
Con l’angolo di sterzo a 71°, invece, la bici è più nervosa, più rapida e magari meno divertente, ma torna a essere una bici più da Xc.
Quindi, sta al biker capire quale personalità tirare fuori dalla Scalpel ed eventualmente modificare l’allestimento di conseguenza.
La sospensione posteriore mantiene sempre un comportamento molto progressivo e questo ne limita in alcuni casi il piacere di guida, ma in un ambito Xc o addirittura marathon ha ancora la sua validità.
Che cosa non ci ha convinto?
In generale sulla costruzione del telaio non abbiamo appunti da muovere, mentre ne abbiamo diversi sui freni scelti da Cannondale per la Carbon 2.
I Magura Mt6, pur con un disco da 180 mm davanti, non ci hanno convinto per prestazioni in termini di potenza, di ergonomia dei comandi e di feeling con la leva del freno, sempre molto spugnosa.
L’abbinamento con il manettino del cambio ci ha richiesto qualche aggiustamento per poter proseguire il test.
Il comportamento della sospensione posteriore è di buon livello fintanto che si parla di asperità di piccole e medie dimensioni, ma appena si sale di livello non si riesce ad avere il completo supporto dei 100 mm di travel dichiarati da Cannondale.
La posizione del manubrio, pur togliendo i 3 spessori di serie dall’attacco manubrio, rimane sempre un po’ troppo alta. In base alle proprie preferenze personali questo può limitare il feeling con la guida e la personalizzazione dell’assetto.
La presenza della Lefty, inoltre, impone una lunghezza minima dell’attacco manubrio per evitare interferenze fra manubrio e forcella.
Infine, se si deve caricare la bici in auto, molto spesso è necessario rimuovere la ruota anteriore e la successiva operazione di montaggio spesso è tutt’altro che rapida.
In conclusione…
Fra le full 29er a escursione ridotta e doppia sospensione la Scalpel da anni ha un posto di rilievo, non tanto per la sua longevità quanto per l’appeal tecnico che in Cannondale sono capaci di dare a questo modello.
La garanzia a vita sul telaio, il costo sotto la soglia dei 5000€ (4599€ per l’esattezza) con un montaggio di tutto rispetto, l’originalità del progetto e dei componenti Cannondale Si e la versatilità ne fanno un prodotto di grande interesse.
Nonostante questa versione di Scalpel sia in produzione da ormai 3 anni (un lasso di tempo che per l’industria della bici di oggi è ritenuto lungo) rimane un progetto attuale e ancora valido.
Per informazioni Cannondale.com
Condividi con
Tags
Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.