SEDONA - DeVinci ha costruito la sua reputazione con i telai in alluminio realizzati a mano nella sua factory canadese, ma di recente è riuscita a fare un cambio di passo davvero notevole ed entusiasmante.
La Dixon era interessante già in versione alluminio, ma a Sedona, in occasione del lancio delle novità del colosso Sram, abbiamo avuto modo di passare una giornata in sella con questa fantastica trail bike in versione Carbon.
145 mm di travel la identificano infatti come una bici pensata proprio per questi utilizzi. In pratica si abbina perfettamente ad una Pike, allo Sram XX1, al reggisella Reverb, alle gomme Hans Dampf e Nobby Nic, alle ruote Rail 50 e ad altri componenti di pregio.
Ma prima di tutto il telaio e la sospensione posteriore.
Carro con Split Pivot
DeVinci crede molto nel sistema Split Pivot disegnato da Dave Weagle (di concezione quasi identica all'Abp ideato da Jose Gonzalez e utilizzato da Trek) che consiste nel posizionare l'asse della ruota posteriore e il pivot posteriore in maniera concentrica. In sostanza l'asse del mozzo passa attraverso il pivot e il mozzo stesso.
I vantaggi di questo schema sono molteplici, ma fra tutti occorre citare l'assenza di inibizione della sospensione in presenza della forza frenante. Il risultato che ne consegue è un carro attaccato al terreno in discesa anche mentre si sta frenando.
La vocazione alle alte prestazioni in discesa, nonostante "solo" 145 mm, è davvero evidente, anche se un po' penalizzante in salita, ovvero quando occorre spingere sui pedali.
L'ammortizzatore Monarch Plus di nuova generazione fa quello che può e anche con il setup di maggiore freno in compressione, non si riesce ad eliminare quel fastidioso dondolamento.
Ad onor del vero a Sedona lo abbiamo notato volutamente, perché se si pedala offroad (come è capitato a noi per il 99,9% del tempo) non si ha modo di lamentarsene.
La sospensione Split Pivot, così l'ha chiamata DeVinci, quindi, ha un carattere piuttosto orientato al divertimento in discesa: quando c'è da andare forte, la Dixon Carbon c'è.
Di solidità e precisione ne ha da vendere, con un interasse non contenutissimo (115,1 cm) che però agevola molto la guida più aggressiva.
Angolo di sterzo da all mountain
67 gradi sono il valore che identifica oggi le bici all mountain più in voga. Se si scende sotto si entra nell'enduro, ma anche in questo caso esistono delle eccezioni. La Pike si presta perfettamente a questo tipo di geometrie e infatti abbiamo avuto modo di accorgercene praticamente subito, appena messe le ruote sul sentiero.
L'angolo del piantone è di 72,7 gradi e solo il tubo di sterzo non ci è sembrato dei più compatti in altezza: 14,5 cm per la taglia L. La sensazione di avere un manubrio troppo alto da terra l'abbiamo avuta.
L'altezza del movimento centrale è di 34,7 cm che si riducono ulteriormente quando il biker è in sella. Lo conferma il fatto che durante la giornata di riding è capitato più volte di toccare a terra con i pedali.
Nulla di insolito però sulle bici da all mountain di ultima generazione.
Una nota di merito va alla lunghezza del carro: 42,6 cm per una full suspension da 145 mm di travel sono un bel risultato. E' vero non potrà montare le ruote da 650B, ma questa bici nasce per essere una 26 pollici e restare tale.
Per quale utilizzo è pensata la Dixon Carbon
Chi ha manico si riesce ad esaltare su questa bici perché risponde nella maniera che ci si aspetta. Lo Split Pivot al posteriore è il fiore all'occhiello di una sospensione che sembra studiata per un uso molto funny della Mtb. Perdonatele qualche imperfezione nell'efficienza di pedalata in salita e scoprirete che in discesa quei 145 mm di travel fruttano molto di più.
L'abbinamento con un ammortizzatore Rock Shox Monarch Plus è perfetto, ci è piaciuto molto perché la risposta è sempre progressiva, mai brusca e incrementa il feeling con la sospensione.
Pesa qualche decina di grammi in più rispetto alla versione senza piggy back, ma questo ammortizzatore, quando si va forte, rappresenta il completamento ideale della Dixon Carbon.
Avendoci pedalato solo per un giorno non ci sentiamo di esprimere un giudizio e darle un voto, ma dalle nostre parole crediamo che traspaia il piacere di guida, quindi, se dovessimo azzardare una votazione potremmo dire che si colloca molto in alto, ma sotto al massimo dei voti per via del comportamento in salita non proprio efficiente.
Ecco di seguito un video realizzato dalla DeVinci che "racconta" proprio questa bici:
Questa Pike è nata grande
Guardandola dalla posizione in sella, sembra una forcella più grande. Sembra una sospensione da freeride con gli steli da 35 mm, la stessa misura di quelli della Lyrik. Visivamente fa tanto e praticamente anche. Rock Shox ha deciso di adottare questa misura superando lo standard messo in campo da Fox e X-Fusion che, dalla loro, hanno il merito di aver pensato prima ad un diametro maggiore per gli steli sulle forcelle destinate alle bici da trail-all mountain.
Rock Shox ha fatto un bel lavoro, colmando un gap e portandosi in avanti.
Per informazioni DeVinci.com oppure 4guimp.it
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.