La Trek Top Fuel, anche solo a guardarla, dice questo: le Mtb full da cross country sono definitivamente cambiate.
Scordatevi geometrie con sterzo “in piedi”, sospensioni posteriori che flettono pur di risparmiare qualcosa sul peso e soprattutto benvenuto piacere di guida.
Insomma, tutto è cambiato e oggi guidare una bici come la Trek Top Fuel 9.8 è qualcosa che darebbe soddisfazione a qualunque biker.
Se hai la gamba per spingere forte con questa bici sullo sterrato voli e in discesa non hai più la sensazione di essere troppo in alto e quasi appeso sulla sella, ma sei dentro la bici, in totale controllo.
Lo sterzo da 70° è un bell’aiuto in questo, ma anche il tubo superiore che, in taglia 18,5”, misura 60,9 cm permette di assumere una posizione più centrale sulla bici, aspetto cruciale in discesa.
E poi c’è il carro che pur non essendo cortissimo (misura comunque 43,3 cm) è il principale responsabile di una dinamica di guida così entusiasmante.
Ma ve lo spiego più avanti.
Intanto cominciamo con la scheda tecnica…
1 - GEOMETRIA
- Angolo di sterzo: Trek, grazie al Mino Link, permette di modificare il valore dell’angolo di sterzo (70 o 71 gradi) e, di conseguenza, anche l’altezza del movimento centrale. La prova è stata condotta utilizzando quasi sempre l’impostazione 70 gradi che si è rivelata ben bilanciata tanto per un uso Xc (e per uso Xc intendo pendenze accentuate tanto in discesa quanto in salita) che per un uso marathon.
- Angolo piantone: 74° e si sentono: la prima sensazione in sella alla Trek Top Fuel è quella di essere seduti con uno sbilanciamento in avanti. La posizione in sella che ne consegue è decisamente di attacco e di spinta sui pedali.
- Lunghezza tubo superiore: siamo nei limiti di una moderna bici da Xc. 60,9 cm nella taglia 18,5” mi hanno permesso di avere una posizione ben bilanciata fra le due ruote.
- Altezza movimento centrale: 33,0 cm (a cui però va aggiunto il Sag), cioè circa 2 cm in più della Procaliber Sl, ovvero di una hardtail. Per essere una full da Xc è un valore nella norma.
- Altezza manubrio da terra: nel caso della bici in test è di 101,5 cm con uno spessore da 10 mm sotto l’attacco manubrio. Va detto che il tubo di sterzo è davvero molto compatto: siamo a 90 mm nella taglia 18,5” e questo permette ampi margini di personalizzazione del dislivello sella-manubrio.
- Lunghezza carro: 43,3 cm, come detto, non sono un valore record ma di sicuro fra i più bassi. Sulla Specialized Epic sono 43,8 cm. Cioè che va segnalato del carro, semmai, sono l’estrema rigidità torsionale e la grande efficienza di pedalata.
I 43,3 cm di lunghezza dei foderi bassi, tuttavia, sono stati possibili grazie alla battuta posteriore 148x12 che impone l’utilizzo di una corona con offset ridotto.
- Interasse: 112,7 cm quindi un valore anche compatto per una 29er da Xc. L’agilità della bici ne risente in modo molto positivo.
- Assetto in sella: sono alto 180 cm e la mia altezza di sella è di 74 cm. L’assetto in sella è abbastanza neutrale, cioè non troppo proteso in avanti al punto da dare una buona confidenza anche in discesa.
- Altro e/o eventuali sensazioni: la Trek Top Fuel 9.8 è dotato anche di passaggio interno per il cavo di un eventuale reggisella telescopico. Non aggiungo altro… 😀
Voto finale (da 1 a 10): 8,8
2 - COMPORTAMENTO IN SALITA
- Tuning scelto per l’ammortizzatore: la sospensione posteriore è gestita da un RockShox Monarch XX con comando remoto idraulico Full Sprint che agisce simultaneamente anche sulla forcella, una RockShox Sid XX. La taratura dell’ammortizzatore è piuttosto progressiva e questo dà un buon sostegno alla pedalata in salita.
Questo ammortizzatore, pur non essendo di tipo DebonAir, è comunque sufficientemente sensibile.
- Efficienza sospensione posteriore nell’andatura regolare: in salita ad andatura regolare, se non ci sono asperità, è meglio bloccare le sospensioni e il comando Full Sprint arriva praticamente al lock-out (in modo più evidente sulla forcella sulla quale è comunque possibile la regolazione della fermezza del lock-out).
- Efficienza sospensione posteriore nell’andatura fuorisella: la sospensione Full Floater, quando ci si alza sui pedali con il comando Full Sprint aperto, mostra un comportamento poco composto, ma tipico delle biammortizzate. Si risolve premendo il pulsante del Full Sprint…
- Efficienza sospensione posteriore in salita offroad: l’efficienza è da riferimento, merito di diversi fattori: lo schema Full Floater della sospensione, la presenza dell’Abp (cioè il pivot posteriore è concentrico con l’asse del mozzo posteriore) e la taratura dell’ammortizzatore. La bici avanza nell’offroad con un grande grip. Guardate il video seguente per capire come funziona:
- Commenti sui componenti montati sulla bici: l’assemblaggio della bici è ben bilanciato in ottica gara e in ottica contenimento dei costi. In salita, rispetto alle hardtail di pari categoria, il peso però si fa sentire. Con questo allestimento e in taglia 18,5” senza pedali siamo a 11,47 Kg.
Voto finale (da 1 a 10): 9,1
3 - COMPORTAMENTO IN DISCESA
- Tuning scelto per l’ammortizzatore: la sospensione posteriore è molto sensibile sui piccoli impatti e allo stesso tempo riesce ad assorbire abbastanza bene anche quelli più intensi. Un esempio: in discesa capita di saltare qualche ostacolo e di non fare un atterraggio perfetto. Questo impone un lavoro extra alla sospensione posteriore. Ebbene, anche in questa circostanza il Full Floater impiega circa la metà della corsa disponibile (in base alla posizione del testimone), senza però dare una risposta brusca. Questo vuol dire che la Trek Top Fuel 9.8 può fare ancora di più, ma anche che la sospensione è particolarmente progressiva a cominciare da metà corsa, e anche un po’ prima.
- Curva di compressione della sospensione: discretamente lineare nei primi mm di corsa, diventa poi nettamente progressiva.
- Impatti di piccola entità: se il Sag è impostato bene, gli impatti di piccola entità non spaventano molto. Attenzione, in questo caso, alla pressione delle gomme che gioca un ruolo cruciale. Nel mio caso le gomme Bontrager Xr1 Team Issue erano tubeless.
- Impatti di grande entità: difficile sfruttare tutti i 100 mm di corsa della Trek Top Fuel 9.8. Discorso diverso sulla forcella.
- Rigidità torsionale del carro: grandiosa: la ruota posteriore esegue all’istante tutte le micro correzioni di traiettoria che si impostano con il bacino. Se si esagera si arriva in alcuni casi a far derapare la ruota posteriore in curva senza nemmeno frenare.
- Agilità della bici: con questa geometria non stupitevi della sua agilità nell’offroad.
- Efficienza sospensione posteriore in frenata: l’Abp ha una marcia in più e dà alla sospensione posteriore una fluidità di funzionamento sorprendente per una bici da Xc.
- Commenti sui componenti montati sulla bici: è la prima forcella da Xc con battuta da 110x15 che mi capita di provare per bene. La precisione è migliore e nel complesso la facilità di guida ne guadagna in tutti i frangenti. Grazie anche al mozzo da 148x12 dietro, la Trek Top Fuel 9.8 si guida con più facilità e mette sin da subito a proprio agio. E’ una bici da Xc, ma si guida facilmente come una trail bike.
Mi è piaciuto l’abbinamento di freni Shimano Deore Xt (con dischi da 160-160 mm) a una trasmissione Sram X01-X1 a 11 velocità. Il pacco pignoni, però, è quello dello Sram X1, meno pregiato.
Voto finale (da 1 a 10): 9,0
4 - COMPORTAMENTO SUL PEDALATO
- Tuning scelto per l’ammortizzatore: la forcella e la sospensione posteriore hanno un tuning che asseconda le azioni di rilancio sui pedali. In fuorisella, in caso di necessità e se il terreno è scorrevole, c’è il comando di lock-out Full Sprint che migliora l’efficienza.
- Efficienza sospensione posteriore nei rilanci: la sospensione nel complesso ha un’efficienza di alto livello e, ovviamente, predilige i terreni sconnessi. Tuttavia, quando si accelera e si rimane seduti la Trek Top Fuel 9.8 si dimostra molto reattiva. Di rado ho avuto la necessità di bloccare le sospensioni sullo sterrato.
- Agilità della bici: è una delle caratteristiche di spicco ed è una conseguenza tanto della geometria della bici e della qualità costruttiva del telaio, quanto delle battute maggiorate dei mozzi, soprattutto sull’anteriore.
- Commenti sui componenti montati sulla bici: le gomme Bontrager Xr1 Team Issue da 2,2” sono perfette per i terreni veloci. Se serve più grip, però, potrebbero andare in crisi e in tal caso solo riducendo la pressione si riesce a migliorare la situazione.
Molto valide le ruote Dt Swiss X1700 Spline2 con predisposizione Boost.
Voto finale (da 1 a 10): 9,6
5 - DETTAGLI TECNICI TELAIO
- Regolazioni consentite sulla geometria: il Mino Link permette di modificare l’angolo di sterzo (da 70 a 71 gradi e viceversa) e di variare l’altezza del movimento centrale. Con l’angolo di sterzo impostato a 70 gradi, l’altezza del movimento centrale è di 33 cm (senza Sag).
Anche se non è di fatto una regolazione, va segnalato il fatto che a seconda della statura del ciclista, il diametro delle ruote può cambiare: infatti, per la taglia 15,5” le ruote sono da 27,5” invece che 29”. In questo modo geometrie e funzionamento della sospensione non vengono alterate.
- Spazio fra gomma posteriore e carro (in caso di fango): anche con la gomma da 2,2” lo spazio a disposizione è più che sufficiente.
- Cura del passaggio cavi: vicino alla perfezione: Trek ha creato un sistema nuovo (il Control Freak) per il passaggio interno dei cavi (con fori di ingresso e di uscita più ampi) ma non ha dimenticato le necessità di chi, pochi minuti prima del via, si dovesse trovare a sostituire un un cavo e/o una guaina tramite i passaguaina MicroTruss realizzati sul tubo superiore e sul tubo obliquo.
- Attacco portaborraccia: c’è ed è facile da usare, a patto però che abbia l’inserimento laterale della borraccia.
- Attacco guidacatena: non è previsto e non è del tutto necessario su questo tipo di bici.
- Compatibilità deragliatore: è prevista, tramite un adattatore specifico.
- Protezioni sul telaio e sul carro: fra pellicole protettive trasparenti e inserti in polimero (in particolare il Carbon Armor sul tubo obliquo) il livello di protezione del telaio è molto buono.
- Posizionamento dell’ammortizzatore: è posto in basso in una posizione che non sarebbe facile da raggiungere stando in sella. Di fatto sulla Top Fuel 9.8 non è necessario perché, a parte il rebound, la compressione si gestisce dal manubrio.
- Peso telaio e bici: la bici, per essere da Xc, non ha un peso proprio trascurabile, perché siamo a 11,47 Kg nella taglia 18,5” e senza pedali. Ci sono diversi componenti (come il reggisella, il pacco pignoni, le pedivelle e le ruote) che sono stati scelti per contenere il prezzo finale della bici, senza farle perdere però affidabilità e qualità. Diciamo che, volendo, ci sono margini di miglioramento, ma occorre rimettere mano al portafoglio.
- Prezzo telaio e/o bici: il prezzo al pubblico è di 5149€, cioè un costo non proprio alla portata di tutti, ma è livellato a quello delle sue concorrenti dirette, parlando di marchi premium.
Va considerata anche la garanzia a vita sul triangolo anteriore che scende a 5 anni sul carro.
Esiste anche l’opzione solo telaio, disponibile con ammortizzatore Fox Factory Float Evol con comando remoto e con carro interamente in carbonio nella colorazione che vedete in alto a 3299€.
Voto finale (da 1 a 10): 8,9
VOTO COMPLESSIVO (da 1 a 10): 9,0
In conclusione…
I 100 mm di travel della Trek Top Fuel 9.8 hanno un carattere molto Xc o da lunghe distanze, cioè sono difficili da sfruttare fino in fondo vista la grande progressività dell’ammortizzatore che, però, aiuta molto nella pedalata.
Tuttavia, sapere che si può montare un reggisella telescopico (magari con corsa ridotta) amplia il range di utilizzo di questa bici.
Nasce per le gare, è vero, ma è anche un mezzo per le escursioni, diciamo, più pedalate che guidate e in discesa non vi mette in crisi, grazie a geometria e componenti ben fatti.
Insomma, il prezzo da pagare non è basso e magari ci si poteva aspettare anche qualche componente più raffinato, ma la Trek Top Fuel 9.8 è davvero una bici di alto livello.
Per informazioni TrekBikes.com mentre qui potete trovare la lista dei rivenditori Trek nelle vostre vicinanze.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.