Se volessi semplificare la cosa, potrei dire che la sella è uno dei punti di contatto fra ciclista e bici.
Potrei aggiungere che è il punto di contatto sul quale poggia la maggior parte del peso del ciclista (quando sta seduto) e concludere dicendo che la ricerca di quella giusta fa impazzire molti ciclisti ma anche riuscire a posizionarla in modo corretto a volte è un’impresa.
Insomma, una rottura di scatole.
Ma la verità è che le selle non sono tutte uguali, o meglio, a parità di marchio e modello lo sono quando escono dalla fabbrica, salvo che poi diventano “la sella di Simone”, “la sella di Antonio”, “la sella di Luigi” e via dicendo.
Cioè la sella diventa un oggetto personale, che si plasma in base a come il ciclista la schiaccia, la inclina, la usa e la sfrega.
La sella, toccando quelle parti lì, tanto delicate e almeno altrettanto erogene, rappresenta, secondo me, il luogo dove si concretizza il rapporto fra il ciclista e la sua bici.
E’ come il volante di un auto sportiva.
E se devo essere sincero fino in fondo, non ha senso parlare di test per una sella.
Non ha senso darle un voto perché “è comoda”, perché “dà il giusto supporto sulla punta” oppure “sulla parte posteriore”.
Proprio perché ogni sella è diversa in base a chi vi poggia le natiche sopra.
Per me può essere comoda oppure scomoda, ma è un discorso soggettivo.
Posso invece dire che è leggera, che è costruita con un telaio in carbonio, ha un rivestimento fatto con questo materiale e non di più.
Quindi, per questi motivi, non vedrete più voti nei test che riguardano le selle, ma leggerete solo dati numerici e le sensazioni di chi ha usato quella sella.
Questa premessa, in realtà, serve anche a spiegare meglio una sella come la Brooks Cambium C13.
Lusso sportivo
La Cambium C13 è la prima sella in fibra di carbonio della casa inglese.
MtbCult ha avuto il privilegio di essere uno dei primi magazine ad averne ricevuto un campione per un test in anteprima e, una volta afferrata la sella, ho avuto la sensazione di avere a che fare con un componente di lusso.
Per la precisione con uno dei tanti pregevoli prodotti dell’industria automobilistica britannica (Jaguar, Aston Martin, Maclaren, fate voi).
Classica e storica (perché è pur sempre una Brooks), ma allo stesso tempo moderna, funzionale e leggera (perché deve fare i conti con l’evoluzione della bici).
Già, una Brooks leggera, cosa mai vista prima, e anche tanto più leggera di una Cambium C17 con telaio in acciaio (qui il test).
La bilancia dice 260 gr e questo un po’ stempera l’emozione della leggerezza, ma è una Brooks e ha lo scafo in gomma naturale vulcanizzata, cioè più pesante di una qualunque soluzione full carbon.
Proprio sotto lo scavo leggo “made in Italy”: questo accende un sorriso di orgoglio patriottico però poi mi chiedo:
“Ma Brooks non è inglese?”
Forse gli italiani le fanno meglio?
No, la verità è che Brooks appartiene al gruppo Selle Royal, che è italiano, e sempre di produttori di alto livello si parla.
Il rivestimento è lo stesso delle altre Cambium, cioè un cotone trattato che resiste all’usura e all’acqua.
A me ricorda un tessuto jeans, soprattutto dopo averla usata per decine e decine di ore, e questo ai miei occhi ne accresce l’appeal.
Poi ci sono i rivetti metallici, in alluminio (per contenere il peso) di colore nero e l’effetto visivo è molto “cattivo” e crea un piacevole contrasto.
Il tessuto, infatti, è ospitale e confortevole, mentre i quattro rivetti sono freddi, solidi e quasi bellici.
La monto sulla bici e la bici all’improvviso mi sembra diversa.
Non so dove sia il pulsante d’accensione, ma mi sembra di sentire il motore.
Comoda per chi pedala
Ecco un punto importante.
Se avete scoperto il piacere di pedalare con una Brooks Cambium C15 o C17 allora la nuova C13 la troverete innegabilmente più dura.
La gomma naturale usata per lo scafo si deforma di meno per via anche della larghezza inferiore della sella (132 mm) rispetto alle altre Cambium, ma non è priva di comfort.
E’ un comfort da assetto sportivo o da pedalatore con un minimo di tono muscolare (o di callo) laddove sapete.
Starci sopra per 4-5 ore di seguito non è un problema (attenzione: sensazione personale), perché la gomma fa il suo lavoro, cioè assorbe vibrazioni di varia intensità, dalle più marcate a quelle più deboli.
Non è un ammortizzatore, ma un sistema che mette in comunicazione in modo efficace (e non innaturale) il ciclista con la strada.
Perché si sa, per guidare bene bisogna sentirla la strada.
Se lo chiedeste a David Millar, secondo me, sarebbe d’accordo.
Dura e pura, insomma, ma non da masochisti.
Brooks l’ha costruita pensando a chi pedala molto, cerca la prestazione, ma non rinuncia allo stile e al comfort.
Una Gran Turismo vera e propria (scusate, ma i parallelismi con il mondo dell’auto in questo caso mi vengono facili…).
Resistete alla tentazione di toccarla, perché…
…se lo farete, finirete per comprarla.
Non vi importerà più del prezzo o se non avete una bici da strada, gravel, ciclocross, cross country o marathon sulla quale montarla.
A quel punto vi auguro che i 200€ del prezzo d’acquisto passino in secondo piano.
Poi, la montate sulla vostra bici e da quel momento cambia non solo il look, ma anche il modo di sentire la bici.
Ho reso l’idea?
Per informazioni Brooksengland.com oppure A4 Selection
Ps: questo video prodotto da Brooks vi spiega come la posizione del ciclista sulla bici influisce sul tipo di sella da scegliere. Un'informazione in più da considerare...
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.