La Yeti 160E è l’ultima arrivata fra le e-Mtb, ma appena dici Yeti capisci subito che non è l’ultima arrivata.
La attendavamo tutti da anni (e ne avevamo parlato qui) e quasi qualcuno si era convinto che, no, Yeti le elettriche non le farà mai!
E invece il ritardo con cui vi mostriamo finalmente queste immagini ha delle ragioni ben precise.
Che Yeti stessa ci ha spiegato e che vi sveleremo fra poco.
Intanto, mettetevi comodi.
Questa non è una Mtb alla quale hanno aggiunto un motore e una batteria per farne una e-Mtb.
Questo è un concetto di e-Mtb che è destinato a lasciare una traccia.
Siete pronti?
Guardate il video e poi continuate a leggere l'articolo:
Sospensione Sixfinity da 160 mm
La Yeti 160E ha richiesto del tempo e il motivo per cui Yeti ha impiegato tutto questo tempo per tirare fuori una e-Mtb è perché ha preferito non inseguire le richieste del mercato, ma di badare a ben altre regole: quelle della fisica.
Creare una sospensione per una e-Mtb non è immediato come Yeti pensava e questo ha richiesto di sviluppare una sospensione ad hoc per la 160E, chiamata Sixfinity.
Completamente diversa rispetto a quello ciò che si è visto sulla SB66, sulla SB6 e sulla SB150.
Ma questo ritardo che sembra tempo perso, in realtà, dice Yeti, è tempo guadagnato, perché la sospensione è concepita e tarata per funzionare con un motore elettrico.
Uno sviluppo iniziato nel 2016
Lo schema Sixfinity, brevettato da Yeti, è un 6-bar linkage il cui leveraggio inferiore, chiamato Switch Link, ha un comportamento simile a quello dello Switch Infinity.
A questo schema Yeti ha iniziato a pensare dal 2016.
Sixfinity però può essere regolato per avere un comportamento adeguato al peso e alla velocità di una e-Mtb.
Quindi, ha una rigidità strutturale adeguata alla massa di una e-Mtb.
Man mano che la sospensione Sixfinity si comprime, lo Switch Link inizia a ruotare verso l’alto fino al punto di inversione, in cui, appunto, inverte la rotazione e ruota verso il basso.
Ma cosa significa questo?
Significa che la sospensione nella zona di Sag, cioè in pedalata, rimane molto neutrale grazie a un livello di anti-squat molto elevato e costante, fra il 100% e il 109% (vedi grafico in basso).
Ovvero la pedalata non interferisce con la sospensione posteriore fintanto che lo Switch Link continua a ruotare verso l’alto.
Al punto di inversione, cioè a circa 80-90 mm di escursione, ovvero quando non si sta più pedalando, il comportamento della sospensione inizia a essere progressivo e a comportarsi come una classica sospensione Yeti.
La Yeti 160E, quindi, è stata pensata per garantire la massima trazione e stabilità mentre è attiva l’assistenza del motore, cioè mentre si pedala.
Il comportamento in frenata
E in discesa in frenata come si comporta?
Come sappiamo l’azione del freno posteriore può inibire il funzionamento della sospensione e questo in discesa può compromettere l’aderenza della ruota posteriore.
Per ovviare a ciò Yeti sulla sospensione Sixfinity ha adottato un livello di anti-rise del 65% a circa 50-60 mm di travel, cioè in zona Sag, cioè una percentuale più bassa rispetto alle Mtb Yeti.
Questo per garantire aderenza alla ruota posteriore e non scombussolare la geometria della bici nella guida in discesa mentre si frena.
Tre sospensioni in una
Ma non basta.
E’ possibile anche variare il rapporto di leveraggio della sospensione.
Ma cosa significa?
Il rapporto di leveraggio dice di quanti mm si comprime l’ammortizzatore al comprimersi della sospensione.
E per complicare un po’ le cose, questo rapporto varia durante il funzionamento della sospensione.
Roba da smanettoni, ragazzi.
E’ un fatto di fulcri e di leve e quindi puramente di fisica, ma che ha un effetto enorme sul comportamento di qualunque sospensione.
La Yeti 160E permette di variare questo rapporto in misura ridotta su tre posizioni per avere una sospensione più sensibile oppure più supportata ed efficiente.
Concetti, questi, che se siete un minimo del mestiere avrete già capito…
Basta cambiare la posizione inferiore di fissaggio dell’ammortizzatore.
Il motore Shimano EP8
E veniamo ai dati della sospensione Sixfinity e al motore.
Innanzitutto, quanto travel abbiamo?
Facile, lo dice il nome stesso: 160 mm
E ruote da 29 pollici.
Anche mullet, cioè 29 davanti e 27,5 pollici dietro? No.
Le ruote da 29” sono più veloci in gara e il carro è comunque abbastanza corto.
Grazie a questo nuovo schema sospensivo che crea uno spazio per alloggiare il motore Shimano EP8 e non tenere troppo lontana la ruota posteriore.
Il carro infatti misura 44,6 cm che, con una ruota da 29”, è un ottimo risultato per una e-Mtb con travel di 160 mm.
Batteria non integrata, ma…
E veniamo alle specifiche della batteria.
Non è esterna come ipotizzato in un primo momento, ma nemmeno integrata, bensì semi-integrata.
Capacità di 630 Wh e prodotta da Shimano.
Infatti la batteria è agganciata al tubo obliquo e protetta da una cover: questa soluzione facilita la carica qualora la si dovesse effettuare lontano dalla bici.
Forcella da 170 mm e sterzo da 64,5°
Per quanto riguarda la geometria: quattro taglie, da S a XL, angolo di sterzo da 64,5° con la forcella da 170 mm e offset di 44 mm, tubo piantone da 78° effettivi, reach di 460 mm in taglia M, carro di 446 mm, altezza stimata del movimento centrale di 350 mm su tutte le taglie.
Per quanto riguarda il telaio ci sono, ovviamente, altri particolari degni di attenzione per tutti gli “Yeti lover” che stanno leggendo questo articolo.
All’interno del tubo obliquo passano anche i cavi ai quali è stata riservata una cura particolare, a detta di Yeti, per garantire la massima silenziosità di funzionamento e facilità di intervento.
Guardate i passacavi, compreso quello per il sensore di velocità, nell’immagine in basso per capire il livello di cura del dettaglio…
E, volendo, se avete un trasmissione wireless, è possibile configurare i passacavi in maniera opportuna.
Inoltre, sui telai con taglia dalla M alla XL è possibile montare un portaborraccia proprio dove lo si monta di solito: sul tubo obliquo.
Per quanto riguarda il telaio vale anche la pena segnalare che è rispondente alle specifiche DH secondo Yeti.
Quindi solidità in abbondanza.
Allestimenti e prezzi
Passiamo agli allestimenti e poi anche ai prezzi.
Ci saranno due allestimenti, entrambi della serie Turq, denominati T1, con trasmissione Shimano Deore XT, sospensioni Fox 38 e Float X2 e freni Sram Code RSC, e C1, con trasmissione SLX, sospensioni Fox 38 e Float X e freni Sram Code R, al prezzo di 12999€ e 10399€.
Prezzi da Yeti, ma vi aspettavate qualcosa di diverso?
Su tutte manubrio firmato Yeti da 800 mm di larghezza in materiale termoplastico, come anticipato in questo video.
Disponibilità: altra nota dolente.
Se volete acquistarne una, correte dal rivenditore di zona, prenotatela e armatevi di pazienza.
Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Due le colorazioni previste, Turquoise e Rhino, almeno per quest’anno, mentre Jared Graves e Jubal Davis gareggiano con la livrea del team che vedete in queste immagini (non disponibile per la vendita).
Speriamo di provarla a breve e di aggiornarvi quanto prima.
Nel frattempo date uno sguardo all'archivio dei nostri contenuti sul mondo e-Mtb e sui test e gli approfondimenti su Yeti, in particolare l'intervista al CEO di Yeti:
Per domande o commenti vi invitiamo su questo post nella nostra pagina Facebook.
Per informazioni YetiCycles.com oppure DSB-bonandrini.com
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.