Le Mtb di oggi sono più veloci e più facili da guidare?
A qualcuno la risposta potrebbe sembrare scontata, ma in realtà il discorso è sempre molto interessante e controverso.
Ovviamente, l'evoluzione ha cambiato il modo di guidare la Mtb, le velocità e la sicurezza, aumentando le potenzialità dei mezzi stessi e rendendo la Mtb più accessibile a tutti.
Ma...
Ma siamo sicuri che una Mtb del 2006 sia davvero più lenta di quelle attuali?
Cosa cambia nella guida?
Che effetto fa tornare in sella ad un mezzo ormai datato, per geometrie, materiali e componenti?
Per dare (e darsi) una risposta, Steve Peat è salito di nuovo (dopo 15 anni) sulla Santa Cruz V10 che nel 2006 lo accompagnò alla vittoria della Coppa del Mondo Downhill.
Nello stesso giorno ha girato anche con una V10 del 2021 (di serie): stessa discesa, cronometro alla mano e...
Guardatevi questo video:
Torniamo alla domanda iniziale: le Mtb di oggi sono più veloci e più facili da guidare?
Guardando il video di Steve Peat possiamo fare diverse considerazioni...
L'EVOLUZIONE CORRE VELOCE...
Quindici (15) anni.
Sembrerebbero pochi, o meglio non troppi per fare una differenza abissale.
E invece, la Santa Cruz V10 del 2006 sembra una bici d'epoca, a guardarla oggi.
Va detto anche che, quella bici di Peat, fu personalizzata con tuning alle sospensioni e componenti BlackBox by Sram (prototipi). Questo per dire che non era una bici da Dh "normale", ma una signora bici.
Nonostante ciò, se comparata alla V10 2021 di serie risulta comunque antiquata, sproporzionata, quasi "ridicola" sotto il sedere di un rider alto come Steve Peat.
Ruote da 26 pollici vs 29 pollici.
Cerchi in alluminio vs cerchi in carbonio.
Dischi da 185 mm vs dischi da 200-230 mm.
Camere d'aria vs tubeless con inserto.
Manubrio stretto vs manubrio largo.
Schemi sospensivi diversi, comfort diversi, scorrevolezza diversa...
Insomma, il nome del modello (V10) è lo stesso ma parliamo di due bici lontane anni luce.
SI SPERIMENTAVA (E SI RISCHIAVA) DI PIU'
Nel 2006 (ma già da prima) c'era molta voglia di fare esperimenti, di trovare quella soluzione artigianale che facesse la differenza e, anche nella Dh, c'era molta più attenzione al peso.
Perché, in effetti, i materiali erano quello che erano e la bici leggera non era per tutti...
Lo dimostra il fatto che Steve Peat correva con sole 3 viti dei dischi: da pazzi!
Non osiamo immaginare lo stress a cui erano sottoposte quelle viti 🤣
Per non parlare delle camere d'aria che, sebbene fossero molto più pratiche da sostituire, esponevano a più rischi durante le uscite o le run e limitavano di molto il divertimento: bucare o pizzicare era molto facile, soprattutto nel Gravity.
E allora via a soluzioni artigianali come i flap antiforatura, liquidi da inserire nelle camere, copertoni ultra rinforzati e chi più ne ha, più ne metta...
Cerchi in alluminio?
Piegarli era un attimo, ma un bravo meccanico con qualche martellata e un po' di mestiere lo faceva tornare (quasi) nuovo.
Cosa impensabile al giorno d'oggi: il carbonio non si piega, si rompe molto meno e dona un altro feeling durante la guida.
IL RIDER FA SEMPRE LA DIFFERENZA
«Se sai guidare bene la bici, non è fondamentale che tu abbia l'ultimo modello o gli ultimi accessori sul mercato».
Steve Peat conclude il video confronto tra vecchia e nuova bici da Dh con questa frase, che fondamentalmente riassume tutti i concetti fondamentali.
Dal suo test ha capito che:
- La vecchia V10 è molto più stancante ed esigente: nella prima run ha girato lentissimo, ci ha messo un po' per capire le linee e... Ha forato subito. Nelle discese successive ha staccato dei tempi molto più veloci, vicini a quelli fatti con la nuova V10.
- Nella Dh, la 26" ha ancora il suo perché: Peat è rimasto stupito dalla velocità di inserimento in curva e di percorrenza della curva stessa. Le 29" si guidano in modo diverso e, in curva, sono molto più fisiche. Per contro, sullo scassato mangiano tutto... Insomma, i due mezzi in qualche modo si compensano.
- Sette secondi non cambiano il divertimento: ebbene sì, tra le run migliori svolte con le due bici, il divario cronometrico è di "soli" 7 secondi. Che in una gara di Dh sarebbero un'eternità, ovviamente, ma parlando di divertimento non cambiano la vita. Anzi, Steve Peat ha spiegato che tornare a guidare una bici del 2006 gli ha trasmesso delle belle emozioni e gli ha fatto capire molte cose.
La prima è questa: manico ed esperienza contano più di tutto il resto.
E noi siamo d'accordo!
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.