La storia delle Mtb Pinarello inizia diversi anni fa, quando lo stipendio si riceveva in lire (a proposito: in fondo all'articolo trovate i prezzi in lire di queste bici) e le mountain bike erano un oggetto che destava curiosità e stupore in chiunque.
Siamo alla fine degli Anni Ottanta del secolo scorso e questa strana bici con le ruote grasse che viene dagli States inizia a spopolare.
La vendono i negozi di bici, ma la trovi anche in ferramenta e nei supermercati.
Tutti la guardano, tutti la vogliono.
La storia della Pinarello Dogma XC che ha vinto due ori olimpici a Parigi 2024 inizia proprio da qui, in maniera sgangherata, ma non troppo, perché questo marchio qui le bici le sa fare.
Certo, sa fare bici da corsa e di altissimo livello, mentre le bici per andare giù da una montagna sono una cosa diversa.
Ma l'approccio è quello giusto.
Scanzonato e serio quanto basta.
Prendi qualcosa dal ciclocross, qualcosa dalla strada, dal Bmx, qualcosa dalle bici saltafossi e aggiungi un po' di estro.
E' così che nasce, ad esempio, la Pinarello Maxim.
Storia delle Mtb Pinarello: l'acciaio
Nel 1989 Pinarello propone la Maxim (foto in basso).
E' fatta in acciaio Columbus Max OR, saldature al Tig (quando gli altri usavano le più pesanti congiunzioni) e monta il gruppo Campagnolo Euclid o lo Shimano Deore XT.
Le ruote sono da 26 pollici e i freni sono gli U-brake: richiedono un attacco ad hoc su telaio e forcella, ma sono più potenti dei classici cantilever, sebben riducano molto il passaggio ruota, specie in condizioni di fango.
La bici è elegante, 4 taglie (47, 49, 51 e 53 cm) e sembra quasi lontanissima dallo stile clamoroso e fluorescente delle Mtb a stelle e strisce.
In ogni caso il telaio è in acciaio e questo materiale per lungo tempo rimane il materiale d'elezione per le Mtb, non solo Pinarello.
Sempre dal catalogo 1989 troviamo la Pinarello Antelao, sempre in acciaio, ma con le meno pregiate tubazioni Columbus Cromor e con le congiunzioni anziché il Tig.
Sei taglie (dalla 50 alla 58), il prezzo scende e troviamo anche uno Shimano Deore DX, che si collocava subito sotto al top Shimano Deore XT (l'XTR sarebbe arrivato alla fine del 1991), con 7x3 velocità, un lusso per l'epoca.
Anche qui i cerchi sono dell'italiana Nisi con una larghezza interna che, se la memoria del sottoscritto non è troppo fallace, era superiore ai 30 mm.
Sia la Maxim che la Antelao fanno ricorso a geometrie che non si discostano troppo da quelle delle bici da corsa dell'epoca.
Ci vorranno ancora un po' di anni per arrivare a dare alle Mtb geometrie da Mtb...
Storia delle Mtb Pinarello: l'alluminio
Saltiamo avanti di qualche anno e arriviamo al 1993, anno in cui moltissimi marchi hanno in catalogo modelli con telaio in lega leggera. E qui vediamo la Pinarello Rombo che fa sfoggio di un telaio con tubi Oria 7020 a doppio spessore e saldature al Tig, ma forcella in acciaio (il carbonio per come lo conosciamo oggi era ancora lontano a venire...).
Le dimensioni dei tubi sono cresciute e siamo in piena epoca "oversize" dalla quale, di fatto, non siamo mai più usciti.
Il gruppo è il nuovissimo Shimano XTR a 8 velocità (anzi, 24 velocità) e i cerchi Nisi diventano più stretti: in questo modo le gomme riescono ad assorbire meglio le asperità grazie all'effetto palloncino, proprio quello che in questi anni si vuole evitare.
Nel 1993, però, le gomme erano quello che erano e le sospensioni praticamente non esistevano...
Guardate le leve dei freni nella foto in basso: lo Shimano XTR introduce definitivamente il concetto di leve freno da azionare con due dita (chiamate appunto "2 finger"), per migliorare la presa delle mani sul manubrio.
Anche i freni, finalmente, sono più potenti: sono ancora i cantilever, ma di tipo a basso profilo e con pattini più lunghi, per aumentare la superficie frenante.
Nonostante tutto questo siamo ancora lontani dai V-brake.
Per non parlare dei freni a disco...
Abbiamo parlato di acciaio ed alluminio, ma nella gamma delle Mtb Pinarello era presente, sempre nel 1993, anche la Titan ATB con telaio in lega di titanio (foto in basso).
Questo a conferma che nella casa veneta la sperimentazione dei nuovi materiali non è un tema recente, ma esiste da sempre.
Il titanio era, all'epoca, il materiale più esotico e raffinato con il quale realizzare un telaio per bici.
Esistevano già anche la fibra di carbonio e il kevlar, ma non avevano ancora l'appeal che da lì a qualche anno avrebbero acquisito definitivamente.
Storia delle Mtb Pinarello: il primo stop
Fino al 1996 la storia delle Mtb Pinarello procede regolare, con migliorie di anno in anno.
Ma nel 1997 succede qualcosa: Fausto Pinarello, a capo dell'azienda, decide che, bella la Mtb, ma Pinarello è prima di tutto bici da corsa.
E' qui che il marchio veneto riesce a fare la differenza e decidono di fermare la produzione di bici da montagna.
Quella che vedete in basso è la Pinarello Rush XT ed è l'ultima delle Mtb Pinarello della prima stagione.
Se la guardate bene inizia ad avere un livello di complessità tecnica più evidente rispetto alle precedenti mountain bike della casa (complice soprattutto la forcella ammortizzata Pace, la prima ad archetto rovesciato), ma il telaio torna ad essere in acciaio con saldature al Tig.
Le bici con telaio in fibra di carbonio sono, in quegli anni, qualcosa da considerare con molta attenzione e Pinarello decide di concentrarsi, fra le altre cose, anche sull'implementazione delle conoscenze sulla fibra.
Le Mtb Pinarello, quindi, dal 1997 non vengono più prodotte e tornano sul mercato solo 10 anni dopo, grazie al supporto di un sopraffino designer e tecnico delle bici...
Storia delle Mtb Pinarello: arriva Scapin
E' Stefano Scapin che, su mandato di Fausto Pinarello, si prende l'onere di far rinascere le Mtb Pinarello.
Il mondo della bici è cambiato radicalmente e in Pinarello, per richiamare il mondo delle competizioni ed evocare un loro modello road di grande appeal, scelgono un nome strategico: Dogma XC.
Viene proposta in due versioni, prima la hardtail (Dogma XC) e poi la full suspension (Dogma XM).
Le immagini che vedete si riferiscono alla Pinarello Dogma XC del 2013 e spiccano, infatti, già molte soluzioni ancora in voga oggi.
Il carro, denominato Onda XC (foto in basso), ha un disegno originale e funzionale: ha lo scopo di flettere, ma senza appesantire, ripartendo su una superficie maggiore le sollecitazioni che arrivano sul nodo sella.
Sulla zona di sterzo, nella parte inferiore del tubo obliquo, compare un finecorsa per proteggere il tubo obliquo stesso da eventuali impatti con la forcella in caso di caduta.
Questa soluzione permette al telaio di essere particolare compatto nelle dimensioni del tubo di sterzo ed evita impatti pericolosi fra forcella e telaio (foto in basso).
I freni sono a disco, perché nel 2010 (anno del debutto della Dogma XC) sono già da tempo uno standard, e Scapin sceglie lo standard Postmount (foto in basso) sulla versione 2013, più solido ed efficace nel centrare correttamente la pinza sul disco, ma non ancora così popolare in quegli anni per i freno posteriore.
Nella foto in basso le specifiche tecniche e la geometria della Pinarello Dogma XC del 2013.
Quante cose sono cambiate rispetto alla Dogma XC di ultima generazione?
Davvero tante...
La Pinarello Dogma XM è un altro capitolo ancora (qui i dettagli).
E' un oggetto raffinato, curato nei dettagli sempre da Stefano Scapin (nella foto in basso con la Dogma XM), e che debutta ad Eurobike del 2013.
Guardate bene lo schema sospensivo nella foto in basso: seppure non fosse una novità in assoluto, il sistema semi-pivotless è qualcosa che diventerà popolare e quasi irrinunciabile solo diversi anni dopo.
Anche qui la visione avanguardista di Scapin e il desiderio di stupire di Pinarello creano un oggetto di grande appeal.
La Pinarello Dogma XC di oggi
E siamo ai giorni nostri.
Nel maggio del 2023 Pinarello stupisce tutti di nuovo, rilanciando ancora una volta la sua visione della Mtb, sia hardtail che a doppia sospensione.
L'11 maggio 2023 vengono presentate al pubblico due Mtb che diventano subito due icone grazie alle vittorie di due fenomeni assoluti come Tom Pidcock e Pauline Ferrand-Prevot.
Il loro supporto e la loro esperienza hanno reso più facile lo sviluppo e la creazione di due Mtb che potessero fregiarsi degnamente del nome Pinarello.
Facile sentirsi dei fenomeni in sella a queste bici ed è proprio questo uno degli aspetti di maggiore attrazione: la Pinarello Dogma XC ci ha dato proprio queste sensazioni nel nostro test.
Poca escursione, ma tanto feeling...
Ma quanto costavano le Mtb Pinarello nel 1991?
Per rispondere alla domanda sono andato a cercare i prezzi sulle riviste dell'epoca.
Bici da Montagna, edita da La Cuba, era una delle riviste di riferimento per gli appassionati ed ecco cosa riporta sul numero di febbraio-marzo 1991:
Parliamo di un paio di milioni delle vecchie lire per i modelli più raffinati, specialmente quelli con i gruppi Campagnolo, ma parliamo anche del 1991, cioè di oltre 30 anni fa.
Sì, il mondo è cambiato davvero tanto, ma la storia delle Mtb Pinarello ci dice che il marchio è ancora lì, al vertice, e seppure in ambito Mtb abbia una gamma volutamente concentrata, dal 2023 ad oggi, in un attimo, ha già guadagnato un enorme visibilità e notorietà grazie al mondo delle gare.
Al quale è da sempre fortemente e visceralmente legato.
Qui tutti i nostri articoli, video e approfondimenti sulle Mtb Pinarello
Per informazioni Pinarello.com
Qui invece tutti gli articoli e i test delle bici da strada Pinarello:
Condividi con
Tags
Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.