RIVA DEL GARDA - Tante nuove sigle, tanti nuovi numeri e tanti nuovi standard da assimilare.
Il 2016 è già iniziato e, anzi, parlare di novità 2016 ormai ha sempre meno significato.
Quando c’è una novità, arriva subito il lancio, senza aspettare la fine della stagione.
La frenesia e il desiderio dei vari marchi di essere avanti è la principale ragione di un simile susseguirsi di novità.
La cosa che rimane difficile da comprendere è quanta importanza dare alle novità che stiamo vedendo.
Da un parte il continuo avvicendarsi di standard porta al risultato di frastornare il pubblico e i rivenditori; ma dall’altro rappresenta l’evoluzione della Mtb, che, per inciso, procede anche grazie a piccole migliorie.
L’aspetto che più incuriosisce è capire quali di queste piccole migliorie avranno un giorno un peso rilevante, a prescindere dal blasone del marchio che le ha proposte.
La Mtb evolve grazie al contributo di tutti i marchi, grandi o piccoli che siano, e dei consumatori stessi che con i loro feedback e le loro scelte (acquistare o non acquistare un prodotto) decidono la direzione da prendere.
A Riva del Garda abbiamo assistito a un corso tenuto dai tecnici Sram riservato ai media di tutto il mondo.
Non era una vera e propria presentazione, perché di novità a Riva del Garda non ne hanno lanciate.
Ciò che è accaduto lì, in un locale adiacente all'area espositiva del Bike Festival, è stata piuttosto una conversazione, un dibattito sul perché, ad esempio, è nato lo standard Boost o sul perché il nuovo Sram Gx è anche in versione 2x11.
Insomma, una discussione fra addetti ai lavori tenuta da Sebastien Donzè (product manager ruote Sram), Chris Hilton (product manager trasmissioni Sram) e Simon Cittati (brand communication manager per Rock Shox e freni Sram).
Le tematiche sono molto interessanti.
Boost 148: è stata Trek a chiederci di svilupparlo
«A loro serviva una soluzione combinata fra trasmissione e mozzo per accorciare il carro e migliorare il rendimento della ruota posteriore - spiega Chris Hilton - Trek venne da noi parlandoci di un valore di offset di 3 mm. Avevano le idee chiare e ci spiegarono i benefici che questa modifica avrebbe comportato sulla loro Remedy 29.
Un carro più corto e soprattutto una campanatura simmetrica per la ruota posteriore.
I vantaggi erano notevoli e soprattutto necessari con una ruota di diametro maggiorato.
Trek non ne chiese l’esclusiva e chiamò lo standard Boost 148.
“Un altro standard sul mercato?” molti reagirono così, ma a noi il Boost è piaciuto molto.
Quando abbiamo iniziato a lavorarci su lo standard 650b Plus non esisteva ancora e lo scopo del Boost era di apportare benefici alle ruote di diametro maggiore.
In sostanza permette di arrivare a obiettivi importanti: rigidità e leggerezza a costi più contenuti.
Con le ruote da 29 pollici oggi come oggi se vuoi ottenere rigidità e leggerezza devi spendere tanto.
Con il Boost noti dei benefici anche con i cerchi in alluminio (vedi le nuove Rail 40, ad esempio).
Spostare la catena verso l’esterno di soli 3 mm porta a tantissimi benefici (qui i dettagli tecnici dello Sram Boost, ndr)
Non pensate solo al carro e alla campanatura simmetrica.
Pensate anche alla larghezza extra che un tubo piantone può avere e di conseguenza a quanta rigidità torsionale in più si ottiene sui telai a doppia sospensione.
Un pivot più largo anche di soli 3 mm è un vantaggio.
La possibilità di non dover collocare un deragliatore nella posizione canonica permette a chi deve disegnare la sospensione posteriore una libertà mai vista prima.
L’1x11 abbinato al Boost 148 sarà qualcosa che vedremo sempre più spesso in futuro».
E il 2x11? Come lo inquadra Sram che da anni procede nella direzione dell’1x11?
«Lo Sram XX1 è stata una novità enorme e l’industria lo ha accolto con estremo interesse. Ha aperto le porte a nuove idee anche sulla progettazione dei telai e moltissimi biker si sono convinti della sua utilità.
L’XX1 è rivolto a utenti di alto livello, ma poi ci è stato chiesto di ampliare l’offerta 1x11 verso il basso e così sono nati l’X01 e l’X1.
Ma non ci siamo fermati qui.
Non potevamo ignorare sia le richieste di un gruppo 1x11 di livello ancora più abbordabile, sia la necessità di un nuovo gruppo 2x11 o 2x10.
Il monocorona piace e convince sempre più utenti, ma c’è ancora una frangia che non vuole rinunciare al deragliatore».
Sram Guide Ultimate: step millimetrici, differenze macroscopiche
Simon Cittati è italiano, ma vive a Colorado Spring e lavora in Rock Shox che da sempre ha sede in questa cittadina.
«Un giorno siamo usciti in bici su uno dei tanti sentieri intorno alla sede di Rock Shox. L’obiettivo era mettere alla prova i vari prototipi e dopo averli provati sulla mia bici ho espresso i miei pareri.
La cosa che mi ha stupito è stato verificare sul campo quanto differenze dell’ordine del millimetro potevano influire sulla frenata.
Quando abbiamo lanciato i freni Sram Guide lo scorso anno abbiamo portato più in alto le prestazioni dei freni.
Per portarle ancora più in alto (con la versione Guide Ultimate, ndr) abbiamo dovuto lavorare sui dettagli microscopici.
La nuova pinza S4 è stata pensata per migliorare la gestione del calore prodotto dall’attrito delle pasticche.
Le pasticche dei freni si riscaldano e il calore inevitabilmente si trasferisce al sistema frenante.
Se il calore raggiunge in maniera significativa l’olio, ne risente tutta la frenata, le prestazioni del freno e il feeling con la leva.
L’Heat Shield è uno schermo talmente efficace che, insieme ai nuovi pistoncini, permette di utilizzare un disco anteriore da 180 mm al posto di uno da 200 senza perdere in efficienza.
Nuove grafiche per i modelli Rock Shox 2016. Qui i dettagli.
C’è poi il discorso della manutenzione: abbiamo pensato non solo ai dealer, ma anche all’utente finale e a chi deve assemblare le bici.
Questo sistema permette di accelerare i tempi, ridurre gli sprechi di olio e rendere l’operazione alla portata di tutti.
E’ uno standard nostro, ma gli utenti non avranno disagi perché i freni Guide Ultimate saranno venduti con il bleeding kit apposito».
E proprio di recente Sram ha pubblicato questo video tutorial che illustra le fasi di spurgo del nuovo Guide Ultimate.
Sram Rail 40: la qualità scende sui modelli entry level
Se vogliamo è una delle conseguenze positive dell’evoluzione che sta interessando le ruote. Il cerchio diventa più largo, la struttura della ruota più solida e il peso rimane su livelli contenuti (in relazione al prezzo).
Ma Sram sta portando avanti anche un concetto di integrazione molto interessante fra ruote e forcelle, ovvero qualcosa che in passato aveva provato a fare anche Specialized quanto produceva anche le forcelle.
Sebastien Donzé, francese e rider di talento, sta cercando di massimizzare la rigidità torsionale sulla ruota anteriore.
«Se si aumenta la superficie di contatto fra mozzo anteriore e forcella si ottiene un incremento della precisione di guida.
Per questo abbiamo pensato al Torque Cup introdotto sulle forcelle Sid, Reba, Revelation, Pike e Bluto della gamma 2016.
La Rs-1, in pratica, ne è già dotata e visti i risultati ottenuti con questo modello abbiamo pensato di estendere il concetto anche alle altre forcelle, senza per forza obbligare l’utente Rock Shox ad acquistare le ruote Sram.
Per quanto riguarda il sistema Boost 148 credo che sia un’innovazione importante.
Si procede a piccoli passi verso prodotti sempre migliori e questo potrebbe essere un passo rilevante.
L’innovazione è una parte importante di questo settore e non dobbiamo avere paura di abbracciarla».
Utilizzando un approccio filosofico si potrebbe dire che “quello che saremo dipende da ciò che siamo” e quindi i presupposti per avere delle Mtb sempre migliori ci sono tutti.
E’ da capire che cosa si intende per Mtb migliori.
Più divertenti?
Più facili da guidare?
Più sicure?
O tutte e tre le cose insieme?
La sfida è grande e marchi come Sram non hanno paura di alimentarla.
I nuovi standard non sono necessariamente solo delle trovate di marketing.
Il marketing ha lo scopo di proporli al pubblico nel modo più accattivante.
L’innovazione va avanti anche con il marketing, certo, ma deve avere delle fondamenta solide, che sappiano convincere il pubblico e l’industria stessa.
La scelta finale, però, è sempre nelle mani degli appassionati.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.