VIDEO - Specialized Epic World Cup: dettagli, prezzi e sensazioni

Daniele Concordia
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VIDEO - Specialized Epic World Cup: dettagli, prezzi e sensazioni

Daniele Concordia
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Nuova Specialized Epic World Cup: dopo tante voci e immagini pubblicate sui social, finalmente possiamo presentarvela e spiegarvi come funziona realmente.

Specialized Epic World Cup

Non solo, visto che abbiamo avuto modo di provarla sui sentieri di Banyoles (Spagna) per un paio di giorni, vi diciamo anche quali sono state le prime impressioni in sella.

Iniziamo subito con un video, poi entriamo meglio nei dettagli:



TELAIO

La Specialized Epic World Cup è una “ibrida”, una via di mezzo tra front e full che è molto simile, come design, ad alcune bici della concorrenza: in fase di presentazione, i tecnici Specialized non hanno nascosto questo dettaglio, spiegando però di aver messo del proprio sui materiali e sul funzionamento dell'ammortizzatore, che è tutto diverso (lo vedremo dopo).

Specialized Epic World Cup
La Specialized Epic World Cup in versione S-Works

Il telaio della Specialized Epic World Cup è in carbonio Fact 11m, ma la tecnologia costruttiva è stata ripresa dal progetto Aethos, ossia la bici da strada più leggera del catalogo Specialized.
La progettazione del telaio passa per il più grande processo di simulazione realizzato da Specialized: il team ha creato oltre 100.000 telai virtuali, vagliando ogni possibile soluzione in termini di design. Su questo banco di prova virtuale ha testato la rigidità del telaio, dell’avantreno e la rigidità complessiva; tre misure chiave che permettono di prevederne la maneggevolezza.

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I dati ricavati da questi test sono stati così massicci da richiedere la capacità di elaborazione dei supercomputer che eseguono analisi FEA (Finite Element Analysis) avanzate.
Questi studi, ma anche i test dei primi prototipi sul campo, hanno permesso di ottenere un telaio di 1765 grammi in taglia M (con ammortizzatore e bulloneria), con ottime doti di rigidezza torsionale e solidità.

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Tra i dettagli più importanti troviamo anche il passaggio interno dei cavi, che entrano nella zona della serie sterzo e quindi non obbligano ad utilizzare un attacco o una piega specifici, ma donano un look più moderno alla bici.

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Il tubo è stato ribassato e sagomato per ospitare il tappo della serie sterzo, ottimizzando gli spazi ed offrendo un assetto racing sull'anteriore, anche senza l'utilizzo di stem super negativi.

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La scatola del movimento centrale non è più press fit, ma bensì torna ad essere filettata, per la gioia dei meccanici e anche degli utilizzatori.

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Super curati anche gli altri particolari, come il guidacatena integrato (leggero e removibile) e la protezione ondulata in gomma dura sulla zona del batticatena.
Tutte le taglie (anche la XS, disponibile solo come kit telaio) consentono l'utilizzo di due portaborraccia.

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AMMORTIZZATORE

Il cuore della Specialized Epic World Cup è senz'altro il nuovo ammortizzatore SID WCID (World Cup Integrated Design) che offre un travel sulla ruota di 75 mm, realizzato in collaborazione con RockShox.

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Si tratta di un ammortizzatore unico, che Specialized definisce come una evoluzione del Brain, ma che in realtà si basa sul principio della “doppia camera indipendente” presente sulle forcelle da Mtb fino ai primi anni 2000. Ovviamente, qui parliamo di un prodotto tutto nuovo, che utilizza quel principio in modo diverso, per ottenere una sospensione automatica e ampiamente personalizzabile.

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L'ammortizzatore è inglobato nel top tube, ma smontarlo è molto facile e richiede pochi minuti

Ma come funziona l'ammortizzatore SID WCID?
Le due camere d'aria (positiva e negativa) lavorano e si regolano in modo indipendente.
Un ruolo fondamentale è rivestito dal volume della camera negativa, sulla quale si basa il sistema di regolazione di questo ammortizzatore.

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In pratica, una camera negativa ridotta offre più sostegno nei primi millimetri di corsa, mentre una camera negativa più ampia dona più sensibilità a inizio corsa.
La regolazione indipendente delle due camere permette di personalizzare il lavoro della sospensione (aggiungendo o togliendo aria) per avere un ammortizzatore più o meno fermo in pedalata e in assenza di sollecitazioni provenienti dal terreno.

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Nella camera positiva si agisce con la classica pompa per sospensioni, aggiungendo o togliendo aria

Se sottoposto a urti, in ogni caso l'ammortizzatore si apre e funziona normalmente: la natura “digressiva” della molla pneumatica, insieme al Jounce Bumper (tampone di fine corsa) personalizzato promettono di sfruttare tutta la corsa senza bruschi impatti nel finale.

In sostanza, il funzionamento dinamico è molto simile a quello che si aveva sul Brain, ma il sistema è molto più semplice, anche se richiede una regolazione molto attenta.

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La "bleed valve" dell'ammortizzatore serve a svuotare la camera d'aria negativa. Agendo su questa valvola in modo diverso si possono impostare le tre modalità di regolazione "base". Poi si procede con la regolazione della positiva.
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Uno spaccato che mostra il funzionamento della bleed valve

Nello specifico, la regolazione dell'ammortizzatore SID WCID si basa su tre setup di base: FIRM, MEDIUM e ACTIVE.

- FIRM (o No Gulp): zero Sag, il setup ideale per i percorsi scorrevoli o che richiedono tanta reattività in pedalata.
Massima richiesta di forza iniziale per avviare la corsa, a causa dell'assenza di molla negativa.
La curva relativamente “piatta” della grande camera d'aria positiva gestisce la maggior parte delle forze d'urto. Offre la sensazione di una bici da 100 mm, nonostante i “soli” 75 mm di escursione, grazie all'assenza di Sag.

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Un segno bianco sullo stelo dell'ammortizzatore (circa a metà corsa) facilita la regolazione della modalità intermedia

- MEDIUM (o Half Gulp): Sag del 5%, ossia di 2,5 mm. Un setup bilanciato, ideale per terreni mediamente accidentati. È necessaria una forza moderata per avviare la corsa a causa dell'aumento del maggior volume d'aria nella camera negativa, che aumenta la sensibilità ai piccoli urti.
La curva di compressione sale in modo più dolce all'inizio, ma è piatta a metà corsa e progressiva nel finale.

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Sag del 4% in modalità Active

- ACTIVE (o Full Gulp): Sag del 10%, ossia di 4 mm. L'impostazione più discesistica, ottimale per i corsi più difficili. Minima forza richiesta per iniziare la corsa, grazie alla massima pressione negativa della molla pneumatica, per un maggior comfort e un lavoro uniforme della sospensione su piccoli dossi.
La curva di compressione è più lineare all'inizio, mentre nel finale diventa più progressiva.

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La curva di compressione delle tre modalità
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Qui uno schema disegnato al volo dagli ingegneri di Specialized, che spiega ancora meglio come varia la curva di compressione in base al setup scelto.

Per impostare le tre modalità c'è un procedimento specifico (ma molto semplice): basta una pompa per sospensioni ed una brugola da 4 mm.
Ve lo mostriamo in questo video:

Qui sotto la tabella delle pressioni in base al peso e la modalità scelta:

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Il sistema, ovviamente, permette di regolare anche il rebound. Queste pressioni sono da immaginare come una "base", ma è sempre possibile lavorare con dei valori leggermente diversi. L'importante è provare e capire quale setup fa al caso vostro.

Chi volesse personalizzare ulteriormente il lavoro della sospensione può sfruttare anche la possibilità di regolazione offerte dai registri di compressione e rebound inserire degli spacers appositi nella camera positiva, per ottenere una maggiore progressività nel fine corsa.

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Per regolare compressione e rebound basta una brugola da 4 mm. La stessa che serve per lavorare sulla valvola di sfiato della camera negativa.
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Gli spacers interni si possono aggiungere o togliere per aumentare o diminuire la progessività

Come struttura, l'ammortizzatore SID WCID è piuttosto massiccio e più lungo degli ammortizzatori tradizionali, con delle boccole molto distanti tra loro.

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Il suo disegno è pensato per la massima rigidezza e precisione, così come l'ancoraggio sul telaio tramite un link piccolissimo in alluminio, posizionato dietro di esso, che non lascia spazio a torsioni.

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Il link, nascosto tra telaio e ammortizzatore, è piccolissimo e rigidissimo

I travasi e tutti i sistemi del circuito idraulico interno puntano ad eliminare le turbolenze dell'olio, per ridurre surriscaldamenti ed allungare la vita dell'ammortizzatore riducendo le operazioni di manutenzione.

Specialized Epic World Cup
I travasi dell'olio

Insomma, parliamo di un sistema ammortizzatore/telaio per niente banale, dietro al quale c'è stato un lungo lavoro di progettazione e test, sia in laboratorio che con gli atleti ufficiali.

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FORCELLA

Se al posteriore troviamo una sospensione innovativa, all'anteriore troviamo una forcella che sfrutta le potenzialità dell'ormai storico sistema Brain, ma con diverse novità.

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La RockShox SID SL Ultimate Brain della Specialized Epic World Cup ha una cartuccia rivista, che promette più sensibilità iniziale e più affidabilità nel lungo periodo.

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La forcella in questione è specifica per la nuova Specialized, infatti ha degli steli da 32 mm abbinati ad un travel di 110 mm.
Anche la testa è stata ridisegnata ed è scavata esternamente per ridurre il peso.

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Ma la domanda sorge spontanea: perché non realizzare un sistema simile a quello dell'ammortizzatore, anche sulla forcella?
Beh, i tecnici di Specialized hanno già fatto qualche prova, ma la progettazione è molto più difficile e richiede del tempo. Per adesso si sfrutta un Brain più evoluto, in futuro chissà...

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GEOMETRIE

La Specialized Epic World Cup ha delle geometrie moderne, ma non troppo esasperate.
Lo sterzo è piuttosto aperto (66,5 gradi) e si abbina alla perfezione alla forcella con travel di 110 mm.

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L'angolo sella di 74,5 gradi: ci saremmo aspettati un piantone più verticale, ma probabilmente il sistema ammortizzante così particolare ha posto dei limiti da questo punto di vista.

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Il reach in taglia M è di 440 mm, un valore bilanciato che di solito mette a proprio agio un po' tutti, mentre il carro misura 430 mm in tutte le taglie.

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Qui sotto le geometrie complete:

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La taglia XS è disponibile solo come kit telaio

MODELLI, PREZZI E ALLESTIMENTI

La Specialized Epic World Cup sarà disponibile soltanto in due modelli: S-Works (due colorazioni) e Pro (una colorazione), montati con gruppi Sram Eagle Transmission XX e X0.
C'è anche l'opzione kit telaio, ma solo in versione S-Works (tre colorazioni).
Qui sotto le immagini e i prezzi di listino:

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S-Works Epic World Cup: 12500€
Specialized Epic World Cup
S-Works Epic World Cup: 12500€
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Epic World Cup Pro: 9000€

La disponibilità è immediata per le bici complete, mentre i kit telaio arriveranno più avanti.
Da ora in poi, quindi, le full da Xc della casa californiana saranno tre: Epic, Epic World Cup e Epic Evo.

Qui tutti i dettagli sulla gamma Specialized Xc.

PRIME SENSAZIONI

Abbiamo avuto modo di provare la Specialized S-Works Epic World Cup per tre giorni, su diversi tipi di sentieri.

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La bici testata da noi: dal secondo giorno abbiamo montato il reggisella telescopico (non fornito di serie).

Il primo giorno abbiamo girato su un circuito Xc molto nervoso, sul quale abbiamo potuto testare anche le tre modalità di setup dell'ammortizzatore, mentre il secondo e il terzo giorno abbiamo pedalato su percorsi in linea più simili a quelli che si trovano nelle granfondo, con tratti anche piuttosto selettivi, sia in salita che in discesa.

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Ci siamo confrontati anche con Peter Denk, colui che ha progettato (insieme al suo staff, ovviamente) la nuova Specialized Epic World Cup. Foto di Etienne Schoeman

La prima sensazione sulla Specialized Epic World Cup è stata del tutto positiva per quanto riguarda l'assetto e la maneggevolezza: se siete abituati ai piantoni moderni molto verticali, forse dovrete avanzare un po' la sella, ma con un angolo da 74,5 gradi è una sensazione normale.

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L'assetto è racing, ma anche ma bilanciato. In questo caso ho utilizzato una taglia M (sono alto 172 cm e pedalo a 72,5 cm di altezza sella). Foto di Etienne Schoeman

Ottima, invece, la posizione della zona anteriore: il tubo di sterzo è molto compatto e non obbliga ad utilizzare uno stem molto negativo.
Sulle bici test c'era il nuovo cockpit integrato Roval con attacco da -12 gradi (70 mm) e due spessori sotto di esso. Utilizzando inizialmente un reggisella classico abbiamo preferito lasciarli, ma volendo avrei potuto ottenere un assetto ancora più basso.

Specialized Epic World Cup
Foto di Etienne Schoeman

Tra le tre modalità abbiamo preferito la FIRM, ossia quella più rigida, che offre una piattaforma stabile in pedalata, ma anche un buon feeling in discesa. In ottica racing, è sicuramente quella che consigliamo, anche se dipende dai percorsi e dal tipo di fondo: su un Xc molto nervoso e tecnico, la MEDIUM potrebbe essere un buon compromesso.

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A prima vista, il nuovo sistema ammortizzante desta tanta curiosità... Foto di Etienne Schoeman

Nonostante si tratti di una sospensione automatica, scordatevi il feeling “a scatti” del sistema Brain: quando riceve sollecitazioni dal terreno, l'ammortizzatore SID WCID è molto fluido e reattivo.
La bici è pronta all'uscita di curva e nel finale di corsa non va mai a pacco. O meglio, ho raggiunto più volte il fine corsa, ma non l'ho mai avvertito: questo accade perché il sistema è studiato per sfruttare tutta l'escursione, ma in modo progressivo.
Inoltre, il tampone di fine corsa fa egregiamente il suo lavoro ed evita impatti bruschi.

Specialized Epic World Cup
Foto di Etienne Schoeman

La leggerezza della Specialized Epic World Cup (circa 9,5 kg per la versione S-Works senza pedali) si sente subito e a primo impatto sembra avere a che fare con una hardtail.
Su asfalto e sugli sterrati battuti, l'ammortizzatore rimane quasi bloccato: un minimo di affondamento c'è, sia chiaro, ma è impercettibile mentre si pedala. A patto di indovinare la pressione dell'aria in base al peso e allo stile di pedalata...

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Foto di Etienne Schoeman

In discesa si può beneficiare anche dello sterzo molto “slack” e della forcella da 110 mm, ma a nostro avviso questa bici dà il meglio di sé con un reggisella telescopico: di serie non è montato, ma durante il lancio abbiamo avuto modo di provare la Epic WC in entrambe le configurazioni e... Non c'è paragone!

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Un immagine del primo giorno, con reggisella tradizionale. Foto di Etienne Schoeman

Nel complesso, le prime sensazioni sono state molto buone: ci vuole un po' a capire come funziona e come si regola l'ammortizzatore, ma quando si trova il giusto compromesso bisogna pensare solo a pedalare e a guidare.

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Foto di Etienne Schoeman

Dopo le prime uscite potremmo consigliare la Specialized Epic World Cup a chi è indeciso tra front e full, perché in un mezzo solo si sfruttano le potenzialità di entrambe le bici.
Ma vi daremo conferma (o smentita) quando avremo modo di provarla più a lungo e di fare altri test sulle sospensioni.

Per altre informazioni Specialized.com

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Sull'autore
Daniele Concordia

Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.

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