La Rocky Mountain Sherpa porta con sé un primato importante: è stata la prima bici con ruote 650b Plus.
Non sappiamo se questo standard diventerà un nuovo riferimento nel mondo delle ruote grasse, ma di sicuro al marchio canadese va dato atto di aver saputo fondere le qualità di ruote di grande diametro con gomme di sezione generosa.
Lo scorso anno alla Sea Otter Classic aveva fatto parlare molto di sé: ha incuriosito (soprattutto per la livrea Tibetan Snow Lion), ha fatto arrabbiare (l’ennesimo nuovo standard), ma di sicuro ha creato un nuovo filone.
Del 650b Plus abbiamo parlato in questo articolo e ora vi parliamo della prima bici che ufficialmente fa la sua comparsa sul mercato con questo standard di ruote.
Si chiama Rocky Mountain Sherpa e incarna un modo di intendere la Mtb che sfugge a tutte le convenzioni e a tutte le etichette.
Ben lontano dai sentieri battuti e dai segmenti di Strava.
Due ruote per l’avventura
Rocky Mountain è partita con il triangolo in carbonio della Element e ha aggiunto un carro più largo per garantire il corretto passaggio per la ruota.
La gomma Wtb (altro marchio ad aver subito creduto nel 650b Plus) è una Trailblazer da 2,8” di sezione con un volume d’aria che ricorda molto le gomme da fatbike.
Secondo Rocky Mountain, però, le dimensioni maggiorate delle gomme non alterano la loro scorrevolezza e ad avvalorare questa caratteristica c’è il battistrada con artigliatura a basso profilo e con una fila centrale continua di tasselli (foto in basso).
La Sherpa è una biammortizzata con 95 mm di travel al posteriore e 120 mm sulla forcella.
Che ha richiesto un tuning specifico per essere abbinata a ruote tanto voluminose e quindi capaci di assorbire gli impatti.
La forcella è una Manitou Magnum, specifica per ruote da 650b Plus, e l’ammortizzatore è un Manitou Mcleod, capace di lavorare a pressioni più basse.
Insomma, preparare la versione definitiva della Rocky Mountain Sherpa ha richiesto un impegno non proprio trascurabile.
Per chi è pensata la Sherpa?
E’ una bici da esplorazione e avventura, per andare lontano e anche per diversi giorni e non necessariamente a tutto gas.
Anzi: Rocky Mountain ha previsto un assetto in sella che aiuti il biker nelle lunghe percorrenze e perciò ha ridotto il dislivello sella-manubrio.
Le ruote 650b Plus sono più pesanti e lente di quelle di una 29er tradizionale sui terreni compatti, ma diventano inarrestabili su rocce e sentieri molto sconnessi.
Inoltre, dato che le gomme hanno dei fianchi più alti e sono molto voluminose, in curva la stabilità ne risente.
La Sherpa è pensata per andare lontano piuttosto che per andare forte.
La geometria in dettaglio
Le quote geometriche della Rocky Mountain Sherpa (in basso lo schema, cliccate per ingrandire) parlano chiaro: la bici è pensata per essere quanto più agile possibile, ma senza la ricerca estrema della reattività.
Il carro da 44,5 cm e l’angolo di sterzo da 69° ne sono un esempio.
Il travel davanti è di 120 mm, cioè una misura ben bilanciata fra divertimento e versatilità, mentre dietro con 95 mm siamo sui valori di una full da Xc.
Ma in realtà siamo molto lontani per quanto riguarda agilità e leggerezza.
La Rocky Mountain Sherpa è prodotta in 4 taglie.
Fra le specifiche segnaliamo che il mozzo anteriore ha una battuta di 110 mm e un perno passante di 15 mm (cioè è compatibile con lo standard Boost di Sram), mentre il posteriore è un 142x12, cioè tradizionale.
I cerchi utilizzati sono i Wtb i45 27.5+, cioè con canale interno da 45 mm di larghezza.
Insomma, Rocky Mountain ha creato una nuova bici con uno standard di ruote senza differenziare troppo le specifiche del telaio da quello di uno standard.
E’ uno sforzo da apprezzare se si considera che a breve avremo molte altre bici 650b Plus ma con battute dei mozzi ad hoc.
Infine il prezzo
Rocky Mountain ha dichiarato un costo di 4499$ per la Sherpa che dovrebbe arrivare nei negozi statunitensi a partire dalla metà di maggio prossimo.
La Sherpa è stata la prima full “semi-fat”, ha fatto colpo e a breve vedrete i suoi proseliti da altri marchi di Mtb.
Per informazioni Bikes.com oppure Dsb-Bonandrini.com
Condividi con
Tags
Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.