Già, perché la catena è ancora lì?
Perché, nonostante tutte le ultime novità in campo trasmissione, è ancora l’indiscussa protagonista?
Possibile che sistemi alternativi a cinghia, a cardano o a ingranaggi non riescano a soppiantare la cara vecchia catena?
Ne abbiamo parlato più volte su MtbCult e in parte le problematiche di avere un sistema di trasmissione con cambio e catena sono state risolte.
Ma in parte.
Scopriamo perché e come.
Ecco perché la catena è ancora lì
Analizziamo i fatti: la catena è il dispositivo meccanico che permette un equilibrio ottimale fra fattori quali leggerezza, affidabilità, facilità di manutenzione, dispersione di potenza, resistenza all’usura e costo.
Inoltre, la catena oltre a trasmettere la forza del ciclista alla ruota è chiamata in causa anche sul fronte demoltiplicazione della pedalata (cioè i rapporti).
Le altre soluzioni, cioè il cardano, la cinghia o gli ingranaggi eccellono magari per alcuni fattori, ma diventano problematiche per altri.
Il cardano, ad esempio, è silenzioso, richiede poca manutenzione, ma assorbe più energia, richiede ingranaggi o una soluzione alternativa (ma quale?) per la demoltiplicazione della pedalata e senza una lubrificazione in bagno d'olio ha un'usura maggiore.
Senza dimenticare che potrebbe essere più pesante di un sistema a catena.
Non a caso in campo bici lo si è visto solo, per ora, come esperimento.
La cinghia è ottima come dispositivo per trasmettere la forza, è leggera, silenziosa e non richiede manutenzione, ma richiede, al pari del cardano, ingranaggi o qualcosa di simile per variare la cadenza di pedalata.
A meno di non accontentarsi di un sistema single speed (come nella foto in basso).
Infine gli ingranaggi o gearbox, ovvero la soluzione ideata da Pinion e da Rohloff e in produzione da molti anni.
Ma perché non dilagano?
Per il peso, per l’attrito di trascinamento (cioè l'attrito fra ingranaggi in rotazione), per la difficoltà di utilizzo in ambito performance (occorre smettere di pedalare per un istante per cambiare rapporto) e per l’ingombro che richiedono al telaio in una zona nevralgica come il movimento centrale, tanto per l’efficienza di pedalata quanto per l’efficienza della sospensione posteriore.
Senza dimenticare le e-Mtb.
Di tutte quelle menzionate, però, solo il gearbox ha conosciuto una certa popolarità e lascia intravedere possibili implementazioni nel futuro.
Ma per ora restiamo con la catena che, alla luce di quanto scritto sopra, è un sistema ancora molto valido.
Guardate anche in ambito moto racing: la catena domina incontrastata.
Il punto cruciale non è tanto la catena…
…quanto la posizione del cambio.
Lì, in basso a destra, esposto al contatto ravvicinato con rocce e quant'altro in natura si trova.
Nel corso degli anni abbiamo imparato ad avere memoria di quell’ingombro lì e abbiamo adeguato il nostro stile di guida.
Chi più, chi meno, ma il cambio in quella posizione, se guardate bene, è ciò che resta della parentela con la bici da strada.
La Mtb al suo esordio mutuava molte più cose alle road bike di quanto non faccia oggi.
La tripla corona, poi doppia corona, l’attacco manubrio lungo, il manubrio strettino, il tubo piantone molto inclinato… tutti dettagli che ormai appartengono al passato, perché la Mtb oggi è completamente diversa.
Tranne il cambio.
Lui è ancora lì.
Però…
La metamorfosi del cambio
Appurato il fatto che catena, corona e pignoni sono ancora la soluzione migliore per la trasmissione di una Mtb, il punto cruciale sul quale Sram, forse anche Shimano e altri piccoli inventori stanno lavorando sodo è la posizione del cambio.
Lì, in basso a destra, attaccato al forcellino o integrato nel forcellino, il cambio sta subendo una vera e propria metamorfosi.
L’obiettivo è renderlo più solido e robusto (Sram Eagle Transmission) oppure più protetto e nascosto in caso di impatto (prototipo Shimano a 3 pulegge e Supre Drive, video in basso).
Quindi, la trasmissione a catena, a quanto pare, è destinata a rimanere, ma se non altro contando su un cambio che nei prossimi anni diventerà più robusto e solido e/o più nascosto e protetto.
Dietro queste invenzioni non ci sono solo manovre, strategie e complotti di marketing.
Oppure no?
Qui tutti i nostri articoli sui prototipi in campo Mtb e qui quelli sulla trasmissione
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.