La domanda se la sono posta in tanti: come se la caverebbe un top rider Xc in una gara di Enduro? E il contrario? Dando per scontato che il manico non manca a nessuna delle due tipologie di rider, abbiamo fatto fare a Saverio Ottolini, il nostro esperto della "macchina uomo" e di preparazione, un confronto analitico delle prestazioni. Ecco la prima parte.
Tanto nel cross country quanto nell’enduro, per ottenere costanti miglioramenti è necessario affrontare una preparazione mirata.
In entrambe le discipline, grazie al costante incremento di partecipanti, il livello medio degli atleti è notevolmente cresciuto e, anche nelle categorie amatoriali, è indispensabile pianificare un corretto piano di allenamento. Ovviamente le basi della preparazione sono simili in quanto potrebbe sembrare che le variabili prestative richieste nelle due specialità siano analoghe. In entrambi i casi è necessario un completo sviluppo delle capacità aerobiche e massimo incremento di quelle anaerobiche (capacità lattacida e potenza).
Per osservare in modo più approfondito i requisiti e gli aspetti prestativi delle due tipologie atletiche, possiamo utilizzare un’analisi parallela. Partendo dalla valutazione della competizione e soprattutto studiando le fasi di maggiore impegno muscolare e fisiologico (tempistiche e intensità) otteniamo un preciso modello di performance, a cui possiamo affiancare un approfondito studio delle risposte che gli atleti hanno in allenamento.
Le modalità del test
Tutti i nostri biker svolgono test di valutazione funzionale sia per definire le corrette intensità e ritmi di allenamento, sia per determinare i valori prestativi massimali. Se durante i test vengono utilizzati wattaggi imposti ed incrementali al fine di portare l’atleta ad un graduale esaurimento monitorando la risposta cardiaca ed ottenendo dati precisi su tutti i parametri massimali, durante gli allenamenti viene normalmente utilizzata la frequenza cardiaca (fc) come riferimento e, attraverso ergometri professionali, è possibile monitorare i wattaggi raggiunti e mantenuti durante le varie fasi di training (si inverte quindi la variabile indipendente su cui è impostato il lavoro dell’atleta).
Lo strumento usato
E’ proprio dall’analisi dei wattaggi mantenuti durante gli allenamenti indoor (training svolti utilizzando ergometri professionali 300 PRO di Cycleops) che sono emerse importanti differenze e spunti per un attento esame e riflessione.
Nelle immagini successive abbiamo confrontato la risposta ad un lavoro progressivo a step di frequenza cardiaca di Davide Sottocornola (campione italiano Enduro) e di un biker Xc di alto livello (campione regionale Xc Piemonte 2012). Dopo una fase preliminare di riscaldamento gli atleti hanno effettuato un lavoro progressivo che portasse la loro frequenza cardiaca al valore di soglia anaerobica attraverso successivi step (agli atleti è stato chiesto di alternare fasi di lavoro “in sella” a fasi di lavoro “sui pedali” mantenendo sempre un cadenza di pedalata dalle 90 alle 105 rpm).
Le differenze evidenti
E’ immediato notare due fondamentali differenze:
1 - la prima riguarda il guadagno in termini di wattaggio molto più lineare per il biker Xc. E’ immediato verificare come l’incremento dei watt tra i ritmi di “lungo, medio veloce e soglia” sia uniforme, mentre il guadagno del biker enduro sia più limitato nei primi step di allenamento compiendo poi un grande balzo nella fase anaerobica in cui quest'ultimo raggiunge un picco molto elevato di potenza;
2 - la seconda riguarda la gestione della pedalata. Come potete notare entrambe le linee “verdi” riferite alla cadenza di pedalata si mantengano costanti, mentre la linea gialla del wattaggio è molto più regolare durante il training del biker Xc, mentre l'endurista evidenzia continui “sbalzi” di wattaggio dovuti ad adattamenti delle spinte in funzione del carico.
Prime valutazioni
Da questa prima semplice analisi otteniamo importanti indicazioni sulle differenti risposte dei due atleti. Possiamo affermare che il “biker Xc” possiede un motore più “graduale” e maggiore potenza anche ad intensità intermedie; partendo da una percentuale del 70% del proprio massimale l’atleta riesce a spingere potenze già discrete e mantiene poi costante il guadagno del wattaggio con l’aumentare del carico di lavoro interno (ovvero la frequenza cardiaca) ottenendo comunque un ottimo picco di potenza nel lavoro in soglia (teniamo a precisare che tra i due biker analizzati una differenza di peso di circa 10 chili; Sottocornola è molto più leggero quindi la lettura dei suoi wattaggi va ovviamente interpretata attraverso il rapporto peso/potenza, da cui a livello massimale emergono valori ottimi).
Il biker enduro eroga minori potenze a intensità medio basse di f.c. ma è in grado di ottenere picchi molto elevati durante la fase anaerobica massimale. C’è inoltre una differente gestione della pedalata dovuta ad un differente modo di allenarsi e di gareggiare. Nel cross country è necessario sviluppare una pedalata molto “rotonda ed efficiente” al fine di garantire costante trazione in tutte le condizioni di fondo e pendenza (vengono anche svolti numerosi allenamenti su strada a ritmi costanti e molte salite regolari). La stessa cosa va ovviamente ricercata nell’enduro dove però il peso della bicicletta, la risposta degli ammortizzatori e la tipologia di pedalata richiesta nei numerosi rilanci porta l’atleta a sviluppare una gesto meno regolare e più “irruento”.
Possiamo concludere questa prima analisi affermando che entrambe le tipologie di atleta dispongono di grande potenza massimale, ma di una differente espressione e gestione; nell’enduro ci avviciniamo ad una forma più “esplosiva” ed a picchi molto elevati rispetto all’ XC. Partendo da questi presupposti affronteremo nei giorni prossimi, in modo più approfondito, questa interessante indagine.
Saverio Ottolini
SportAttitude.it
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Redazione MtbCult
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