Lo stile americano nella Mtb è sempre stato un riferimento.
Sin dagli albori del nostro sport, che non a caso è nato proprio in California, americani e canadesi avevano una filosofia molto “fun” e poco “racing”.
Al contrario, in Europa (terra di grande tradizione ciclistica) ogni aspetto del setup, dei componenti, dell'abbigliamento e del modo di guidare, all'inizio è stato ripreso dalle gare su strada e poi portato sul sentiero.
Ma al mondo della Mtb serviva una svolta e ad un certo punto qualcosa è cambiato…
Il confine tra “vecchia” e “nuova” generazione
C'è stato un periodo (tra la fine degli anni '90 e i primi 2000), in cui iniziava ad essere evidente la differenza tra i bikers della “nuova” e della “vecchia” generazione.
Basta osservare le immagini delle gare dell'epoca (Coppa del Mondo e Mondiale) per capire di cosa stiamo parlando.
Da una parte c'erano gli europei, con fisico tirato all'osso, gomiti bassi, pedalata composta, guida pulita, manubri stretti, arretramento e dislivello sella-manubrio ai limiti dell'esagerazione.
Dall'altra c'erano gli americani e i canadesi: alti, muscolosi e con spalle larghe, gomiti aperti, guida aggressiva, sella avanzata, pieghe più larghe e stem capovolti per alzare l'anteriore.
Ovviamente c'erano delle eccezioni, ma la differenza nell'assetto e nel setup era evidente.
Ecco, quel periodo è fondamentale per la storia della Mtb, perché da allora in poi è cambiato il modo di vedere il nostro sport e la differenza di stile e assetto tra strada e fuoristrada è diventata sempre più marcata.
Quegli americani, infondo, erano i primi veri bikers, che con coraggio ed intuito hanno aiutato tutti noi a voltare pagina.
Lo stile americano e il piacere di guida
Perché, lo stile americano nella Mtb si è sempre contraddistinto?
Il tutto potrebbe essere racchiuso in una piccola frase: piacere di guida.
Già in quel periodo, negli USA avevano una mentalità più aperta, tanta curiosità e meno paura delle novità.
E soprattutto, non erano legati ad una tradizione ciclistica, quindi per loro la Mtb è stata (ed è ancora) sperimentazione, gioco, divertimento e piacere di guida.
Poi certo, anche prestazioni ed efficienza, ma la loro visione è sempre stata più globale.
Poco importava se i tecnici dell'epoca (la scienza della biomeccanica era proprio agli albori) invitavano a “copiare” la posizione della bici da strada, negli USA sperimentavano e avevano capito che per andare più forte e divertirsi di più in Mtb serviva un assetto specifico.
Avevano ragione!
Quattro esempi lampanti
Chi sono gli americani e i canadesi ai quali ci riferiamo?
Erano tanti, più o meno noti, ma tra i più famosi del periodo compreso tra il 2000 e il 2005 possiamo citare Roland Green (Canada), Travis Brown (USA) e Geoff Kabush (Canada).
Il primo ha vinto due mondiali Xc nel 2001 e 2002, poi è sparito dalla scena a causa di forte commozione cerebrale e la successiva positività ad un farmaco utilizzato a scopo terapeutico, ma non certificato.
Il secondo ha vinto meno a livello assoluto, ma è a tutti gli effetti uno degli americani più forti e conosciuti della storia della Mtb. Oggi è ancora un uomo Trek.
Kabush è il più giovane tra quelli menzionati, si è sempre contraddistinto per i suoi basettoni molto vistosi e, appunto, per l'assetto anticonformista (per l'epoca), con manubrio riser molto largo e guida spettacolare. Attualmente, il canadese ha smesso di correre seriamente ed è un uomo immagine di Yeti.
E come non citare Tinker Juarez?
Classe 1961, ha vissuto tutti i periodi storici della Mtb, adattandosi di conseguenza e mostrando sempre la sua classe infinita.
Juarez è un mito, di stile e tenacia.
Questi sono solo degli esempi, ma basta guardare le immagini dell'epoca di questi campioni e paragonarla a quelle dei loro rivali più "conservatori", per capire di cosa stiamo parlando.
I riders italiani e il cambiamento dei tracciati
Col passare degli anni, lo stile americano nella Mtb è diventato meno evidente, perché i riders europei hanno iniziato a prendere spunto, sia nell'assetto del mezzo, sia nei metodi di allenamento, donando un'immagine diversa della Mtb, che diventava sempre più “cool” e spettacolare.
Questa “influenza” americana è arrivata anche in Italia e molti, in quel periodo, hanno iniziato a sperimentare componenti e posizioni nuove.
Tra gli azzurri più noti che hanno vissuto bene quel periodo storico possiamo citare Marco Bui, Martino Fruet, Dario Acquaroli, Massimo Debertolis e Mirko Pirazzoli: questi, ad esempio, sono stati tra i primi ad utilizzare un manubrio riser un po' più largo, che sulla 26” dava veramente una marcia in più in discesa. Largo per modo di dire, perché dai 54-56 cm si passava ai 58-60 cm, ben 10 cm in meno rispetto a quelli attuali.
E pensare che per qualcuno erano esagerati… 😬
Nello stesso periodo, anche i tracciati iniziavano ad accorciarsi, diventando più tecnici, più veloci e con strappi brevi che richiedevano esplosività.
Questo cambiamento ha favorito gli atleti della nuova generazione e quelli che in qualche modo sono riusciti ad adattarsi, anche a costo di reinventarsi e rivedere le proprie convinzioni.
I mezzi e le aziende lungimiranti
Lo stile americano si è sempre visto anche sulle Mtb e alcune aziende, all'inizio degli anni 2000 hanno anticipato i tempi sul fronte delle geometrie.
L'esempio più lampante è Kona, che nel 2006 realizzò la Kula Supreme, una hardtail da Xc 26” con sterzo di circa 69 gradi e top tube più lungo del solito (57,4 cm in taglia M).
Questa bici era troppo avanti per l'epoca, infatti non venne capita e fu sottovalutata. Ma guardando come si sono evolute le Mtb da Xc, Kona aveva già capito in quale direzione muoversi...
Tra le aziende lungimiranti possiamo citare anche Niner, che sin dai primi 2000 provava a spingere le 29”, con scarsi risultati, poi sappiamo tutti com’è andata…
Ma anche Gary Fisher fece dei tentativi con le ruote grandi nei primi 2000 e anche in questo caso è servito del tempo per metabolizzare.
E Trek, che nel 2007 presentò la 69er, ossia una full con ruota anteriore da 29" e posteriore da 26": una delle prime "mullet" della storia.
Come vedete, però, siamo sempre in America.
Per concludere, se al giorno d'oggi il piacere di guida è così importante per i riders di tutto il mondo, gran parte del merito è di ha chi ha sempre osato e provando soluzioni nuove, senza preconcetti.
Lo stile americano nella Mtb deriva proprio da questo: prima il divertimento, poi le prestazioni e un'identità ben precisa che non va mai dimenticata.
Oggi i tempi sono cambiati, è vero, ma sono sempre loro a dettare le regole su tendenze, geometrie e escursioni delle sospensioni e tanto altro ancora…
Qui tutti gli articoli sul piacere di guida
Se volete saperne di più sulla storia della Mtb anni '90, guardatevi questo video:
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.