BARDOLINO - Alla Cannondale Scalpel, la primissima, quella che comparve fra il 2001 e il 2002 vanno riconosciuti almeno due meriti: l’essere stata fra le prime full utilizzabili in gara (per la sua leggerezza) e l’aver introdotto un tale numero di novità che a prima vista lasciavano sconcertati.
Della serie, troppe cose tutte in una volta.
A Bardolino, in occasione della presentazione ai media della nuova Scalpel, erano esposte tutte le versioni e proprio grazie a ciò è venuto facile proporvi una breve storia della Cannondale Scalpel.
E’ stato proprio vederle tutte insieme che ha reso più evidente quanto questa bici sia cambiata nel corso degli anni e quanto in generale la Mtb sia cambiata, sotto molteplici punti di vista.
La prima Scalpel
Si chiamava Scalpel Team Replica quella che usava, fra gli altri, Kashi Leuchs e portava al debutto i foderi bassi con disegno Epo (cioè il pivot principale era sostituito da foderi bassi in fibra di carbonio), costruzione del triangolo anteriore in stile Six 13 e sospensione posteriore da 63 mm di corsa (con rapporti di leveraggio di 2,5:1).
Il posizionamento dell’ammortizzatore dietro al nodo di sella riprendeva lo stile di un altro modello storico di casa Cannondale ovvero la Delta V2000, risalente ai primissimi anni Novanta.
La Cannondale Scalpel era disponibile in 4 taglie e portava in dotazione anche la prima forcella Lefty Carbon Elo, cioè con comando elettronico del lock-out.
Da notare come la primissima Scalpel avesse un triangolo anteriore con un tubo piantone estremamente lungo, proprio per le necessità della sospensione posteriore e permetteva anche il montaggio di un doppio portaborraccia.
Sin dall’inizio la Cannondale Scalpel è stata compatibile solo con freni a disco, un dettaglio non proprio trascurabile nel 2001 quando fu presentata al pubblico.
La sua virtù principale, all’epoca, era data dalla possibilità di trasformarsi in pochi secondi in una full, in una front o in una bici completamente rigida.
Guardate la guarnitura: è una delle prime Hollowgram Si addirittura a doppia corona 29-42.
Tutti questi dettagli possono sembrarvi ovvi, ma immaginate l’effetto che fecero nel 2001 quando questa bici fu presentata per la prima volta…
Dopo la prima Scalpel…
…in casa Cannondale iniziarono ad arrivare moltissime biammortizzate con uno schema di sospensione che è sempre stato molto semplice: monopivot.
La Jekyll, la prima Jekyll, c’era già e poi arrivano la Gemini, la Judge, la Prophet, la Rush, la Rise…
Rispetto al modello originario, la Scalpel fu rivista completamente una prima volta nel 2007.
In Cannondale decisero di abbandonare la costruzione carbonio-alluminio della prima serie e proposero una costruzione altrettanto particolare: il tubo piantone e la scatola del movimento centrale erano realizzati in lega leggera a partire da un unico pezzo.
Il tubo obliquo, il tubo superiore e il tubo di sterzo erano per la prima volta interamente in carbonio e innestati al tubo piantone tramite dei raccordi saldati.
I due materiali erano poi incollati, proprio come avveniva nella prima serie della Scalpel.
Anche la collocazione dell’ammortizzatore cambiò e passò all’interno del triangolo anteriore e come conseguenza di ciò la sospensione posteriore cambiò in parte disegno e inaugurava il concetto di Zero Pivot Design.
Il travel passò da 63 a 100 mm e le prestazioni in termini di rigidità e di leggerezza migliorarono in modo netto.
La concorrenza, infatti, stava iniziando a utilizzare la fibra di carbonio in maniera sempre più decisa e le prestazioni delle rivali (che si chiamavano Epic, TopFuel, Anthem e via dicendo…) ne risentivano tantissimo.
Sul movimento centrale comparve lo standard BB30 che già da qualche stagione aveva fatto il suo debutto sulle hardtail della casa.
La penultima Scalpel
Con questa versione, presentata al pubblico nel 2011 ed entrata in commercio nel 2012, la Cannondale modificò in parte il Dna della bici, che passò da bici dedita completamente alle competizioni Xc e marathon a bici di maggiore polivalenza, anche se il carattere racing era comunque sempre prevalente.
Fecero il loro debutto il telaio interamente in fibra di carbonio BallisTec e le ruote da 29 pollici che sulle precedenti versioni erano sempre state da 26”.
Il travel rimase sempre di 100 mm e il concetto Zero Pivot fu applicato solo ai foderi alti del carro (realizzati sia in carbonio che in lega), demandati a flettere per consentire alla sospensione posteriore di funzionare.
Nei pressi del movimento centrale, infatti, comparve un pivot con cuscinetti con costruzione Ecs-Tc, ossia un perno passante con cuscinetti alle estremità.
Questa particolarità era stata ripresa dalla Jekyll e introduceva il concetto di rigidità laterale.
L’estetica della bici era molto diversa ma la posizione dell’ammortizzatore rimase identica.
Qui il test della versione 2015.
L’ultima Scalpel
Sulla versione che vi abbiamo presentato la settimana scorsa, Cannondale è tornata in parte sui suoi passi, dando a questa bici il Dna di una bici da gara, votata alle competizioni e alla massima performance ma con un’inaspettata e piacevole posizione di guida quasi da trail bike.
Insomma, la nuova Cannondale Scalpel, pur con il suo telaio in fibra di carbonio BallisTec e i 100 mm di corsa al posteriore, è una bici che nasce per correre, ma strizza l’occhio a una guida più disinvolta.
Il mondo del cross country è cambiato tantissimo rispetto al 2001 e la nuova Scalpel non si fa trovare impreparata.
Eccola in azione con Marco Aurelio Fontana e Manuel Fumic:
Qui il test in anteprima della nuova versione e qui tutti i nostri articoli sulle Mtb Cannondale
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.