Qual è il più grande merito delle ruote da 29 pollici?
Beh… capacità di superamento degli ostacoli, comfort e trazione per dire quelli più noti.
Poi ne derivano confidenza di guida, stabilità e anche maggiore propensione alla velocità.
Insomma, un bel po’ di meriti che da tempo ognuno di noi avrà avuto modo di apprezzare.
Se torniamo a 12-14 anni fa, però, le cose non stavano ancora così.
Le ruote da 29 pollici erano viste soprattutto come fumo negli occhi.
Eppure proprio in quegli anni stava accadendo qualcosa che avrebbe lasciato un segno nel modo di concepire i telai full da Mtb.
Nel 2008-2010 esistevano già le 29 pollici, certo, ma praticamente le Mtb avevano ruote da 26 pollici di diametro.
E tutto filava alla grande, al punto che si è faticato non poco anche solo a pensare di cambiare diametro.
“Ma perché dovrei montare ‘sti ruotoni quando mi trovo alla grande con la mia bici da 26?”
Nessuno di noi immaginava che il 29” sarebbe diventato il nuovo standard e nessuno di noi, soprattutto, si sognava di fare quello che oggi si fa con una Mtb 29”…
Arriva il BB drop
Ebbene, ma cosa è cambiato in modo così significativo in questi anni?
Senza dilungarci nell’elenco delle numerose migliorie tecnico-costruttive, una delle prime modifiche che ha permesso alle full 29” di funzionare come si deve è stato l’incremento del BB drop.
Prima di tutto, cos’è ‘sto BB drop?
Si misura l’altezza da terra del mozzo (anteriore o posteriore, è indifferente) e gli si sottrae l’altezza da terra del movimento centrale.
Quello che si ottiene, oggi, è un valore positivo (cioè maggiore di zero), mentre se lo avessimo misurato su una Mtb a doppia sospensione del 2008-2010 avremmo ottenuto un valore pari a zero se non addirittura negativo.
Cioè, il movimento centrale stava più in alto dei mozzi, cosa che su una Mtb con “ruotine” (cioè, affettuosamente, le 26 pollici) era abbastanza facile.
Guardate la Yeti in basso...
BB drop positivo: a cosa serve?
L’errore o l’ingenuità che si commise all’inizio fu proprio quella di montare delle ruote da 29 pollici su un telaio che era nato (almeno concettualmente) per le 26 pollici.
Cambiando la forcella e poco più.
Il risultato era che il biker, una volta in sella, stava sopra le ruote, ovvero il baricentro ciclista-bici era piuttosto alto.
Se a ciò aggiungiamo che le ruote da 29” hanno un raggio maggiore, ecco che le prime Mtb full 29” avevano, sì, più trazione e capacità di rotolamento, ma erano più difficili da guidare e non riuscivano ancora a dare la confidenza che sulla carta avrebbero potuto dare.
Passano gli anni e, oltre a diminuire l’angolo di sterzo e ad aumentare il reach, cambia anche l’altezza da terra del movimento centrale, che diventa più vicino a terra e il baricentro si abbassa.
Iniziano a vedersi pedivelle da 170 mm (addirittura da 155-160 mm sulle e-Mtb full), perché tutto ciò rende possibile una grande virtù delle Mtb moderne: quel mix magico di stabilità e maneggevolezza.
Ma attenti all’ammortizzatore...
Saliti in sella, la prima sensazione che oggi tantissime Mtb a doppia sospensione (e addirittura anche hardtail) danno è quella di sentirsi in mezzo alle due ruote.
A proprio agio.
Attenzione, però: il merito di questa sensazione prodigiosa non è solo del giusto valore di BB Drop, ma anche della sospensione posteriore.
Facciamo un altro passo indietro.
Le biammortizzate di 10-15 anni fa non godevano della considerazione e stima che hanno oggi.
All’epoca per avere una pedalata efficiente si agiva sull’idraulica in compressione dell’ammortizzatore e/o sul rapporto di leveraggio della sospensione.
Ma il risultato, per avere efficienza durante la pedalata, imponeva ammortizzatori piuttosto frenati in compressione (o frenabili tramite una levetta) e schemi sospensivi più o meno capaci di raggiungere il fondocorsa.
Cioè, una mezza ciofeca.
Torniamo ad oggi: l’ammortizzatore di una full da Xc è capace di un funzionamento che è anni luce migliore rispetto a quello di 10-15 anni fa.
Quindi, sì, il BB drop, ma anche il tuning dell’ammortizzatore e il comportamento dello schema sospensivo nei primi 20-50 mm di corsa (a seconda del tipo di bici), cioè in zona Sag e poco più.
Per concludere il quadro, aggiungete l’opportuna lunghezza del carro e un posizionamento del ciclista più centrale e più basso sulla Mtb.
A questo punto il discorso tocca un ambito molto delicato, ovvero la scelta della taglia del telaio che, con le geometrie moderne sempre più “lower, slacker and longer” (cioè “più basse, più aperte e più lunghe”), richiede più attenzione e nuove competenze.
Ne abbiamo parlato in questo articolo qui:
Il grande merito delle ruote da 29 pollici
In generale, quindi, quando la bike industry ha capito che i vantaggi dinamici di una ruota 29 pollici non potevano essere ignorati, ha iniziato un lungo processo di rivisitazione e rivoluzione delle geometrie della Mtb, delle sospensioni, del posizionamento del biker in sella e ha iniziato a prendere in seria considerazione il concetto di baricentro (e per questo un grazie va anche alle vituperate e-Mtb).
Tutto ciò per far sì che le ruote da 29 pollici fossero esclusivamente un grande vantaggio.
Come effettivamente è oggi.
Questa evoluzione, a mio avviso, ha avuto due passaggio cruciali:
- - realizzare telai a doppia sospensione che avessero un valore positivo di BB drop;
- - comportamento molto sensibile della sospensione posteriore in zona Sag.
Tutto questo per evitare che il ciclista, una volta in sella, si sentisse “appeso in alto”, come accadeva anni fa su pur pregevoli Mtb.
Come quelle ripescate dal nostro archivio…
Quindi, cari biker, andate in garage, guardate la vostra cara e amata full: non sembra anche a voi che, ora, ha acquisito tutt'altro valore?
Se volete condividere con noi e altri lettori le vostre idee e opinioni, commentate nello spazio in fondo all'articolo oppure inviateci un messaggio
Buone pedalate a tutti!
PS: se andando in garage anche a voi capita di rimanere imbambolati...
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.