Coppa del Mondo Xc 2021: spunti tecnici e riflessioni dopo la gara di Albstadt
Daniele Concordia
Coppa del Mondo Xc 2021: spunti tecnici e riflessioni dopo la gara di Albstadt
Daniele Concordia
Si è disputata ieri la prima prova di Coppa del Mondo Xc 2021, ovvero l'evento di inizio stagione più atteso dagli appassionati del cross country e dagli atleti stessi.
E' iniziata una stagione importantissima, che culminerà con le Olimpiadi di Tokyo e poi con i Mondiali in Val di Sole. Una stagione più “normale” rispetto a quella dello scorso anno, ma che potrebbe essere più incerta ed emozionante di sempre.
Dopo le gare di Albstadt ne siamo ancora più convinti...
In questo articolo vogliamo analizzare “a freddo” gli eventi e le scelte tecniche più rilevanti, ma anche le prestazioni dei riders più attesi.
Le hardtail non sono morte, ma...
Ma chi si stupisce ancora che ad Albstadt scelgano in molti la front, si vede che non ha mai seguito attentamente la Coppa del Mondo Xc.
Il tracciato tedesco sembra fatto apposta per il frontino: c'è tanta salita, ripida e battuta, con pochi tratti tecnici, che negli ultimi anni sono stati resi ancora più facili e veloci con l'utilizzo di passerelle in legno. Inoltre, se c'è fango (e alla vigilia c'era) si appiccica ovunque.
Per tutti questi motivi, da sempre gli atleti optano per la hardtail.
Chi non l'ha fatto ieri è solo per una questione di abitudine: usando sempre la full ci si abitua ad una determinata risposta della bici, sia in pedalata che in discesa, e cambiare prima di una gara così importante potrebbe essere controproducente.
Proprio per questo motivo, alcuni atleti (tipo Pidcock) nelle scorse settimane hanno rispolverato la front in vista di Albstadt, che di fatto è l'unica prova di Coppa in cui questo tipo di bici può portare dei vantaggi.
Scommettiamo che da Nove Mesto in poi, di frontini ne vedremo pochi?
Chiudiamo questo punto con un'altra considerazione: stiamo parlando di professionisti, fisicamente super allenati e molto abili tecnicamente, fare paragoni con il mondo amatoriale ha poco senso.
Se volete approfondire il discorso sulla scelta tra front e full in ambito amatoriale leggetevi questo articolo:
Front o Full: quale scegliere oggi? Ecco 10 aspetti da considerare
Il telescopico di Fluckiger
Se non avesse rotto il cavo del reggisella telescopico nel finale di gara, probabilmente Mathias Fluckiger avrebbe vinto.
Perché ha una gran condizione, perché quello è il suo percorso, ma anche perché ha fatto la scelta tecnica più sensata, ossia front con telescopico, un connubio tra leggerezza, reattività e possibilità di assumere una posizione più redditizia in discesa.
Ma quando ci si mette la sfortuna c'è poco da fare...
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Nonostante quel problema tecnico, Fluckiger è arrivato terzo, ma ieri sui social ne abbiamo lette di tutti i colori:
«Questi telescopici solo problemi»
«Vedrai che la prossima volta monterà il reggisella classico»
E altri commenti simili, fatti per screditare la scelta dello svizzero.
Delle critiche che a nostro avviso hanno poco senso: Fluckiger è stato solo sfortunato a rompere nel momento sbagliato, ma i guasti sono all'ordine del giorno nel nostro sport e gli atleti di alto livello non sono immuni da questo tipo di inconvenienti.
Ricordate l'arrivo senza sella di Fontana alle Olimpiadi di Londra? Eppure Marco non montava il telescopico...
La “debacle” di Van der Poel
La parola “debacle” è scritta volutamente tra virgolette, perché alla fine l'olandese ha chiuso al 7° posto, risultato di tutti rispetto in una prova di Coppa del mondo!
Tuttavia, dopo il dominio nello Short Track in molti si aspettavano un risultato diverso da Mathieu Van der Poel, che invece ad Albstadt si è dovuto difendere.
Ha “testato la gamba” nel primo giro, ma quando ha visto di non essere ancora al top ha amministrato le forze cercando di non crollare.
C'è da dire, inoltre, che il tracciato di Albstadt non si addice troppo alle sue caratteristiche: è da sempre una gara per scalatori, che premia gli atleti più esili e in cui le sparate ad oltre mille watt servono a poco, se non in volata.
E mettiamoci anche che VDP viene da mesi impegnativi, in cui ha corso e dominato sia nel ciclocross, sia su strada. Probabilmente avrà ancora le gambe un po' cariche o comunque potrebbe essere più stanco dei suoi diretti rivali.
Ha ammesso lui stesso sui social che "c'è ancora da lavorare":
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Insomma, a nostro modo di vedere, quella di Van der Poel ad Albstadt non è stata proprio una debacle, ma un'esperienza che gli servirà per capire cosa gli manca per stare al top della condizione.
Ma è anche una prova della sua “umanità”: le giornate NO capitano anche a lui...
Conoscendolo, questo 7° posto gli andrà stretto e farà di tutto per prendersi la rivincita prima possibile, forse già da Nove Mesto...
L'impresa di Pidcock
Avevamo previsto che Pidcock sarebbe andato forte... E così è stato!
L'inglese della Ineos partiva con il numero 100, quindi molto indietro e chi conosce il cross country sa già che la partenza è fondamentale, vale mezza gara.
Non per Tom Pidcock, però, che già dal 2° giro viaggiava nelle prime 30 posizioni, saltando gli altri atleti come birilli, al doppio della velocità.
Incredibile!
Alla fine ha chiuso al 5° posto, assicurandosi una partenza in prima fila nella prossima prova di Coppa.
L'impresa di Pidcock ha lasciato tutti a bocca aperta, non solo per il “motore” indiscusso del rider Ineos, ma anche perché superare su un percorso come quello di Albstadt non è facile, quindi oltre alla gamba servono intelligenza tattica, lucidità mentale e tecnica di guida.
Tom è un fuoriclasse, punto e basta, tutti gli altri commenti sarebbero superflui.
Al pari di Van der Poel, solo che Pidcock è ancora più giovane, con margini di crescita maggiori.
In Repubblica Ceca ne vedremo delle belle...
L'esperienza di Nino
Gli altri vanno e vengono, Nino Schurter è sempre lì, sul podio.
Di giovani rampanti ce ne sono diversi e ovviamente Nino (35 anni) deve difendersi.
Raramente lo vediamo prendere l'iniziativa come faceva anni fa, ma al momento è il più regolare e questo alla lunga premia.
Da Albstadt porta a casa il 3° posto dello Short Track e il 2° dell'Xc, su un percorso non proprio congeniale alle caratteristiche di un rider potente ed esplosivo come lui.
Però era lì, a dare filo da torcere al francese Victor Koretzky, che fino all'ultimo metro ha sentito il suo fiato sul collo.
Un po' come accadde nel 2016, quando a battagliare insieme a Nino c'era un altro francese, un certo Absalon...
In quel caso il risultato fu diverso, ma il fatto che dopo 5 anni Schurter sia ancora lì davanti la dice lunga sulla classe e l'esperienza dello svizzero.
Insomma, anche se la faccenda si fa sempre più difficile, Nino è sempre un cagnaccio e non ha intenzione di mollare la presa.
Che fine hanno fatto gli azzurri?
I migliori sono stati Gerhard Kerschbaumer (14° tra gli uomini) ed Eva Lechner (11ª tra le donne), non male, ma i due altoatesini possono fare ancora meglio e lo sanno bene entrambi.
Tutti gli altri hanno avuto delle giornate un po' complicate, per motivi diversi...
Giornata NO per Luca Braidot e Mirko Tabacchi, che chiudono rispettivamente 58° e 98° e gara di difesa per Nadir Colledani, che chiude 22°.
Qui i loro post Instagram:
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Gioele Bertolini non è andato piano, perché partendo con il numero 94 ha chiuso al 41° posto, scaldando molte posizioni in vista di Nove Mesto.
Grande rimonta anche per Chiara Teocchi, che partendo con il numero 73 è arrivata 23ª: in Repubblica Ceca avrà un'opportunità in più con lo Short Track.
Stesso discorso per Greta Seiwald, che partendo con il numero 82 è arrivata 28ª.
Quarantunesimo posto per Martina Berta (partita con il numero 53) e 63° per Giorgia Marchet (partita con il numero 84).
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Ci teniamo a spiegare queste dinamiche, perché chi non conosce bene il mondo dell'Xc, spesso guarda solo la classifica, senza sapere quali siano state realmente le prestazioni degli atleti.
Alcuni dei nostri azzurri non sono favoriti dagli ordini di partenza, per mancanza di punti UCI conquistati nella scorsa stagione e nelle prime gare del 2021, ma rimontare in quel modo non è facile ed ora avranno maggiori possibilità per far bene nelle prossime tappe.
A proposito di italiani, da menzionare le ottime prestazioni degli U23, che hanno corso il sabato.
I migliori risultati li portano a casa Simone Avondetto (3° tra gli uomini) e Giada Specia (5ª tra le donne), ma hanno ben figurato anche Andreas Vittone, Juri Zanotti, Filippo Fontana, Marika Tovo e Nicole Pesse.
Qui le classifiche U23 maschile e femminile:
Donne: cambio generazionale in atto?
E' in corso un rimescolamento delle carte, nel settore femminile.
Ce n'eravamo già accorti agli Internazionali d'Italia e nelle altre gare di inizio stagione, ma ad Albstadt c'è stata la conferma.
I nomi non sono sempre gli stessi, ma emergono le ragazze più giovani e si scoprono nuovi talenti.
In Germania ha vinto la francese Loana Lecomte (21 anni), che sembra imprendibile in questo inizio di stagione. Anche la campionessa del mondo, Pauline Ferrand-Prevot ha affermato: «L'ho potuta guardare in faccia solo sulla linea di partenza, poi ho visto solo le sue spalle».
Altro nome nuovo è quello di Haley Batten, che a 22 anni si è presa il lusso di arrivare terza, subito dietro alla Prevot e davanti a Kate Courtney.
Anche tra le donne, quindi, sembra finita l'egemonia delle solite note, ossia Neff, Courtney e Ferrand-Prevot, in favore di una lotta più aperta che rende il tutto più spettacolare ed emozionante.
A proposito della Neff, che cosa le è successo ieri ad Albstadt?
L'ha spiegato lei stessa in questo post:
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Da 0 ai 28° in 3 giorni: quanto ha influito il cambio di temperatura?
Quando gli atleti sono arrivati sul campo gara, tra mercoledì e giovedì, la temperatura di Albstadt era prossima allo zero ed ha anche nevicato.
Poi ha piovuto di brutto e venerdì è uscito il sole, ma erano 8°.
Tra sabato e domenica è scoppiata l'estate, con temperature massime di 28° e clima afoso.
Questo cambiamento climatico così repentino può aver condizionato le gare di alcuni atleti?
A nostro avviso sì, potrebbero aver accusato quelli meno abituati alle temperature calde, come chi vive al Nord Europa (vedi VDP), oppure chi soffre di asma (vedi Jolanda Neff).
Lo stesso Luca Braidot, dopo l'arrivo ha spiegato: «Giornata no, forse il caldo, forse il cambio repentino di temperatura da un giorno all'altro o forse semplicemente troppa tensione. Sto già resettando tutto per prepararmi mentalmente al prossimo week end».
Insomma, è vero che il professionista deve adattarsi a tutto e cercare di reagire a qualsiasi imprevisto, ma queste situazioni così particolari non aiutano a mantenere quell'equilibrio, fisico e mentale, che si dovrebbe avere nelle situazioni di gara.
Ormai è andata, ma speriamo che nella foresta di Nove Mesto il meteo sia clemente o perlomeno più costante...
Qui la cronaca e i risultati della gara di Albstadt:
NEWS - Coppa del mondo ad Albstadt: Victor Koretzky si impone su Nino Schurter
Per le informazioni sulla prossima prova di Coppa, cliccate QUI.
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.