Cadere in Mtb: quando sbagliare serve a migliorare

Silvia Marcozzi
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Cadere in Mtb: quando sbagliare serve a migliorare

Silvia Marcozzi
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Cadere in Mtb, scendere a patti con l'errore.
Un anno fa, passare dalla strada alla mountain bike mi ha costretto ad imparare daccapo ad andare in bici. 

Cadere in Mtb
Eccola Silvia, l'autrice di questo articolo.

Mai avrei pensato di tornare a cadere più di quanto facessi da bambina. Non sono una spericolata e neppure una grande sperimentatrice. Affetta da un eccesso di diligenza ho sempre imparato prudentemente a fare le cose riducendo al minimo la possibilità di sbagliare, per poi interrompere il processo di apprendimento nel momento in cui non commettevo più errori. 

Iniziando a pedalare sui sentieri ho capito che il meccanismo funziona anche al contrario: se imparando smetto di fare errori è anche vero che smettendo di fare errori smetto di imparare. 
Sbagliare è essenziale all’apprendimento, come ci insegnano i bambini che non smettono di fare qualcosa solo perché sbagliano nel farlo. Immaginate un bambino che rinunciasse ad imparare a camminare perché continua a cadere. Impensabile, giusto? Eppure è proprio quello che tendiamo a fare da adulti. Se nel tentativo di fare qualcosa commettiamo molti errori, spesso rinunciamo ad impararla. Sbagliare non è più la “norma” nel nostro orizzonte mentale.

Sbagliare per imparare

“Non sono capace”, quindi non è cosa per me. Dopo aver iniziato a frequentare bike park e sentieri con la mia mtb e avere visto gente di tutte le età cimentarsi con discese e tracciati che pensavo riservati solo a individui talentuosi e spericolati, non sono più sicura che sia così. Tutto si impara, purché affrontato con gradualità e con il giusto atteggiamento.
A volte siamo noi i peggiori nemici di noi stessi, quando decidiamo che sbagliamo “troppo”. Ma chi decide quanti errori sono troppi errori? Ancora una volta, nessuno si sognerebbe di dire al proprio figlio: “Sei caduto troppe volte, smetti di provare”.

Cadere in Mtb
Anche i più bravi, i più forti a volte sbagliano.

Un altro limite che ci poniamo a volte da soli è quello di evitare le condizioni in cui tendiamo a sbagliare di più: ognuno di noi ha dei punti deboli e se la cava meglio in certe condizioni piuttosto che in altre. C’è chi soffre la guida sul bagnato, chi nel secco, che non capisce lo “scassato” o sbaglia sui ripidoni, chi ha bisogno di conoscere i sentieri prima e chi gli errori li commette in salita.
Avere più paura di quello che ci riesce meno facile è normale, ma a volte si rinuncia a quei terreni che ci mettono più in difficoltà semplicemente perché gli errori sono scomodi da digerire, interrompono il divertimento, fanno perdere confidenza e magari ci fanno fare brutta figura con gli amici. Guardare all’errore come ad uno strumento diventa invece fondamentale per non fossilizzarsi e per ampliare le nostre possibilità. 

cadere in Mtb
Tratti rocciosi e viscidi, anche se non sempre facili da affrontare aiutano a migliorarsi.

Non tutti gli errori sono funzionali all’apprendimento

Il bambino che impara a camminare è proprio l’esempio perfetto a cui dovremmo ispirarci per migliorare sulla bici. Come nessuno chiederebbe ad un bambino che sta imparando a camminare di correre una maratona, dobbiamo sapere che la retorica dello sfidare i propri limiti ha, appunto, dei limiti. Cercare di spostarli poco alla volta è un conto, mentre scavalcarli brutalmente non può che avere esiti disastrosi. Per adulti e consapevoli che siamo, in ogni nuova attività in cui scegliamo di cimentarci dobbiamo pensarci esattamente come bambini. 

Sempre a loro dovremmo guardare per un altro aspetto fondamentale come l’aspettativa: i bambini tendono ad approcciare ogni cosa nuova senza aspettative sul risultato.
Emulare chi sa fare qualcosa meglio di noi è normale e utile, ma aspettarci di essere in grado di riprodurre cose che abbiamo visto  magari nei video di mtb che ci fanno sognare ha tanto  poco senso come partire dal presupposto di non saperle fare. In un caso o nell’altro il risultato rischia sempre di essere dannoso. E’ importante infatti capire che una cosa è l’errore commesso quando si cerca il limite della propria prestazione, un’altra cosa è l’errore funzionale all’apprendimento.

Cadere in Mtb
Giusto emulare i campioni, ma senza troppe aspettative e rispettando i giusti tempi di apprendimento.

Prima di iniziare a fare mtb, guardando da fuori non riuscivo a comprendere questa differenza, per cui lo spettacolare volo di Jesse Melamed alla prova di EWS a Crans-Montana 2022 mi sarebbe apparso come quello che dovevo aspettarmi se mi fossi cimentata nell’enduro. Ovviamente non è escluso che io riesca a schiantarmi in modo altrettanto spettacolare nei sentieri dietro casa, ma è importante rendersi conto di questa sottile distinzione.

Cadere in Mtb
Van Der Poel alle olimpiadi di Tokyo.

Fatti i dovuti distinguo, personalmente credo che le ruote tassellate siano molto più efficaci di qualunque libro di self help o speech motivazionale, oltre che molto più divertenti, nel ricordarci qualcosa che tendiamo a dimenticare facilmente nelle nostre vite a volte troppo organizzate: non solo sbagliare è umano, ma è l’unico strumento che abbiamo per imparare. Non preoccupatevi di cadere in Mtb, preoccupatevi quando non sbagliate nulla, perché probabilmente vuol dire che non state imparando nulla. 

Abbiamo trattato l'argomento "cadere in Mtb" insieme ad un campione come Martino Fruet, sentiamo il suo pensiero ⬇️

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Sull'autore
Silvia Marcozzi

Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.

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