La Black Snake 2023 e la nuova downhill. Sentite Barel

Simone Lanciotti
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La Black Snake 2023 e la nuova downhill. Sentite Barel

Simone Lanciotti
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DAOLASA - La Black Snake 2023 è ancora la temuta Black Snake di sempre?
Uno dei tracciati di Dh più iconici del circuito mondiale nel corso degli ultimi anni ha cambiato volto, più volte.
Destando critiche, apprezzamenti, scetticismo e, in generale, facendo parlare di sé.
Il tracciato è diventato più facile e più veloce, in stile bike park?
Oppure è più difficile che in passato?
E soprattutto le modifiche che gli sono state apportate lo rendono più simile agli altri tracciati da Dh di Coppa del mondo?

Di sicuro il lavoro svolto dagli organizzatori trentini di concerto con l’UCI è stato notevole e abbiamo chiesto un parere a un ex-discesista, pluri-campione del mondo e ancora molto attivo con la bici da enduro nonché mentore del team Canyon Cllctv, Fabien Barel.

black snake 2023

- La nuova Black Snake è un po’ più facile che in passato?
- In un certo senso sì, ma c’è anche molto meno grip che in passato, quindi, non è più facile.
Ogni anno il percorso viene manutenuto aggiungendo nuova terra per coprire i solchi generati dal continuo passaggio dei rider. Questa terra, però, non è stabile e quindi l’anno successivo il passaggio dei rider apre nuovi solchi.
In alcuni punti, poi, la traiettoria ideale è solo una e questo scava il tracciato, sollevando polvere e terra che finisce su rocce e radici, rendendo il percorso, in alcuni punti, molto scivoloso.
Quindi, hai un terreno la cui aderenza cambia di continuo ed è comunque sempre molto impegnativo da un punto di vista fisico. 
A mio avviso questo non cambia la reputazione della Black Snake.

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Foto Daniele Molineris - Val di Sole

- E in termini di sicurezza per i rider?
- Questo è un altro discorso.
Diciamo che le cattive previsioni meteo per qualifiche e gare cambieranno molto le carte in tavola.
In termini generali, l’impulso della nuova gestione della World Cup è molto positivo, ma occorre più esperienza nella gestione di alcune cose, da come posizionare i paletti e le protezioni, a quali tratti di tracciato debbano essere fettucciati sempre allo stesso modo ogni anno, per creare un’identità al tracciato.
Ma di questo ne sono consapevoli e stanno facendo un lavoro di miglioramento a stretto contatto con team e rider.

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Foto Val di Sole Bikeland

- E’ possibile che le modifiche viste sul tracciato Dh della Val di Sole siano una necessità televisiva? Più velocità uguale più spettacolarità?
- Non credo che abbiamo più velocità che in passato.
I rider e le bici sono diventate più veloci e il tracciato ora prevede spazi e visuali più aperte che migliorano il lavoro di media e cameraman. 
Nel complesso quindi la direzione intrapresa dagli organizzatori mi piace, perché si può discutere, ascoltare e trovare soluzioni alle nostre richieste.

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La caduta durante le qualifiche di Phoebe Gale - foto Giacomo Podetti - Val di Sole

- Hai detto che le bici sono più veloci: cosa è cambiato di più in termini di tecnica negli ultimi, diciamo, 8 anni?
- Prima di tutto è migliorata l’efficienza delle sospensioni e la stabilità del telaio.
E questo ha dato ai rider la possibilità di muoversi molto meno sulla bici, aumentando le loro potenzialità fisiche.
In modo netto.
Il che si traduce in più velocità.
Se la bici richiede meno impegno fisico per andare veloce, riesco ad essere lucido più a lungo.
E a spingermi oltre.
Il che è cruciale in uno sport come la downhill.
E questo si vede nelle nuove generazioni di rider rispetto alle “vecchie”.
E per “vecchie” intendo i rider di 30 o quasi 30 anni di età. I giovani volano e galleggiano di più sopra gli ostacoli, perché iniziano con una base tecnica diversa.

I giovani discesisti di oggi iniziano a girare quando hanno 5 anni, mentre 20 anni fa si iniziava a 15 anni.
Oggi hanno grandi capacità e meno paura e questo è un vantaggio enorme.

E, tornando al discorso della sicurezza, il nostro compito è anche quello di assicurarci che sicurezza e velocità dei rider crescano in modo omogeneo.

- E’ possibile, Fabien, che il nuovo step evolutivo della Dh sia nella direzione di ridurre il pedal kickback. Vedi ad esempio ciò che sta facendo Pivot...
- La questione del pedal kickback è una vecchia storia ed è sempre stata considerata nella Dh.
E’ qualcosa di cui in alcuni momenti hai bisogno, ma è anche qualcosa di cui, in altri momenti, non hai proprio bisogno.
Il pedal kickback è un aspetto tecnico, non l’unico, di cui si parla quando si vedono bici con sospensioni high pivot (cioè quelle con una puleggia su uno dei pivot della sospensione).
Ma è anche vero che non tutte le sospensioni high pivot sono esenti da pedal kickback…

Diciamo che questi schemi di sospensione hanno reso noto al pubblico questo aspetto tecnico, ma non è una novità assoluta.

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Lo schema della sospensione posteriore della Trek Session prevede una puleggia sul pivot principale. Qui altre info

Se ricordi, quando correvo con Kona, nel 2006, su alcuni tracciati, usai una bici con schema high pivot per annullare il pedal kickback.
Ma solo su alcuni tracciati.

Perché questo tipo di sospensioni, quando in uscita di curva schiacci i pedali per guadagnare velocità, rispondono affondando molto, facendoti perdere energie e velocità.

Oggi non tutte le sospensioni hanno bisogno di essere no-pedal kickback, anzi, posso dirti che oggi le bici da trail-enduro ne hanno bisogno in una certa quantità.
E in determinate posizioni del travel.
Le bici da Dh, invece, stanno andando nella direzione di minore pedal kickback, ma non di azzerarlo del tutto.

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Telemetria sulle Mtb da Dh: ma a cosa serve esattamente? Ne parleremo in uno dei prossimi articoli. Un marchio italiano, BYB Tech, è uno dei più utilizzati per i rilevamenti telemetrici in ambito Dh.

Quindi, se hai un team di sviluppo capace e, soprattutto, degli atleti-rider capaci, sia di darti i giusti feedback, sia di ascoltare gli input dei tecnici su ciò che accade sulla bici, allora si riesce ad evolvere.

Oggi è un processo impegnativo, ma molto più importante che in passato.
E il mio ruolo è anche quello di educare i rider ad ascoltare e leggere determinati input dalla bici.

Qui altri contenuti sulla Coppa del mondo in Val di Sole

Per informazioni Canyon.com

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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