Laurie Greenland ha affrontato il passaggio dalla categoria junior a quella“elite” quest'anno, con il suo solito stile calmo, rilassato e determinato. La sua tecnica è stata definita unica, diretta, agile, alle volte spericolata!
Mossi i primi passi nelle Dh all'età di sette anni, questo ragazzo proveniente dalle sponde britanniche è cresciuto in fretta. Ha saputo prontamente imparare dagli errori, trasformando il negativo in positivo e il 2015 l'ha visto impiegare il suo stile unico per rimarcare un ultimo splendido anno nella categoria junior, vincendo sia il Campionato Mondiale sia la Coppa del Mondo.
Oggi, con la stagione 2016 archiviata, possiamo affermare con certezza che Greenland è entrato nei ranghi della categoria elite alla grande.
Nono posto assoluto nella Coppa del Mondo e con la medaglia d'argento ai Campionati del Mondo in Val di Sole, battuto soltanto dal compagno di squadra Danny Hart, Greenland si conferma come uno dei grandi protagonisti della DH per i prossimi anni.
Prima della nuova stagione abbiamo chiacchierato con Laurie per farci raccontare qualcosa di più del suo primo anno nella categoria elite.
- Dopo uno splendido 2015 che ti ha visto vincere il Campionato Mondiale e il titolo nella Coppa del Mondo junior, sarai stato un soggetto molto ambito. Hai avuto molte proposte da parte di altri team?
- Sì, c'è stato molto interesse nei miei confronti alla finedella stagione. Per quanto mi riguarda la cosa più importante nella scelta di un team è la bicicletta. Praticamente ne ho provate diverse e ho deciso per quella con la quale mi sono trovato meglio; la Mondraker Summum mi soddisfava completamente (qui trovate tutto sulle Mondraker 2017). Ho sempre pensato che avere una buona bici, con ottime sospensioni e un buon team alle spalle, significa essere già a buon punto. Il resto arriva di conseguenza.
- Quali erano i tuoi obiettivi al tuo primo anno nella categoria elite?
- Il passaggio dalla categoria junior alla categoria elite può essere un salto notevole. Per alcuni o la va o la spacca. Nella elite le corse sono completamente diverse. Per quanto mi riguarda è andato tutto bene, ad essere onesto non penso che avrei potuto fare meglio in questo primo anno. Ho sperato semplicemente di migliorare rispetto a quanto fatto quando ero junior, ho voluto che le mie prestazioni fossero costanti e sicure. Le aspettative del team erano che mi piazzassi nei primi venti. Ho evitato di rischiare troppo, si sa che la fortuna può girare le spalle e allora è la fine. Ho desiderato semplicemente superare ogni week-end e fare una buona gara ogni volta. Non ho voluto esagerare. Sono ancora giovane, ho ancora tanto da imparare e tanta strada da fare.
- A qualcuno è sembrato che tu abbia rischiato nel Campionato Mondiale?
- Non mi sembra. Penso di aver fatto una gara molto controllata, mi sono sentito in forma durante tutto il week-end, nessun rischio, sebbene per alcuni ho corso piuttosto velocemente e in maniera libera. Tutto ha funzionato al meglio, la bici, le sospensioni, io e quando tutto va per il verso giusto ci si può spingere un po' oltre. Quando si parte in questo modo all'inizio del week-end non può che continuare bene.
- Che consiglio ti senti di dare a chi vorrebbe dedicarsi alle corse DH?
- Tutto ciò che posso dire è divertitevi. Semplicemente correre e divertirvi è quello che dovete fare, non si tratta certamente di avere il migliore equipaggiamento. Non prendetela troppo sul serio e usate la testa.
Penso che ottenere tutto subito sia penalizzante dal punto di vista della motivazione nel fare altri sforzi, ed è in qualche modo ciò che impedisce ilmiglioramento di certi giovani atleti.
- Come mai secondo te il Regno Unito è la nazione dove il DH ha più successo malgrado non sia così ricco di pendii?
- E' proprio per questa mancanza di notevoli montagne che tutti gli appassionati si concentrano in pochi luoghi, e grazie a questa concentrazione di piloti, c’è grande battaglia ad ogni gara. Nelle Alpi è diverso, ci sono tanti luoghi meravigliosi dove correre, la scelta è più estesa ma più dispersiva. È questa credo l'enorme differenza nelle nostre culture e forse è la ragione per cui noi siamo portati ad essere più competitivi nel panorama mondiale. Per crescere siamo costretti ad affrontare un ambiente super competitivo e questo è molto stimolante e spinge tutti verso l’alto.
- E per il prossimo futuro?
- Quest'anno sono andato oltre rispetto alle mie aspettative, per cui riguardo alle gare della prossima stagione 2017 posso permettermi di essere un po' più rilassato, non ho nulla da dover dimostrare. Voglio continuare a divertirmi e comunque tenere un ritmo costante e mirare in alto.
Potete seguire Laurie su Instagram o visitando il sito Mondraker
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Redazione MtbCult
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