Solitamente un articolo che parla di e-bike o di e-Mtb lo trovereste dentro eBikeCult.it, ma questo fa eccezione. Per come sta cambiando il concetto di enduro, per quello che sono diventate le e-Mtb e per quello che a breve riguarderà moltissimi appassionati.
Buona lettura!
SL
VARAZZE - Mettere il numero sulla bici, domenica mattina, è stata un’emozione.
E lo è per tutti, sia chiaro, solo che se hai perso l’abitudine a farlo l’emozione è davvero forte.
Un mix di adrenalina, nostalgia, timore, cattiveria e quello strano senso di stordimento, sonnolenza e apatia che ti fa pensare che forse è meglio lasciar perdere.
Ma no, sono a Varazze alla penultima tappa del E-Enduro 2018 per capire e provare di persona che cosa è questa formula di gara che coinvolge le e-Mtb da enduro e appassiona un numero di persone sempre maggiore.
Ecco, diciamo che appassiona, incuriosisce e interessa migliaia di persone, ma a Varazze, ieri, gli iscritti in tutto erano 100 e rotti.
In assoluto pochi, anche secondo gli organizzatori stessi, causa un meteo non proprio promettente (ma solo secondo le previsioni) e, forse, chissà, per via della location, Varazze, che in ambito enduro è conosciuta per essere davvero tosta.
Andiamo a vedere…
Innanzitutto il mezzo
Il giorno precedente la gara insieme a Curtis Keene e Miranda Miller abbiamo fatto la ricognizione delle prime 4 Prove Speciali.
Quando dico insieme intendo per i primi 100-200 metri forse, poi ci si rivedeva a fine PS.
Sia chiaro!
Insomma, dopo la ricognizione di sabato e la foratura della gomma posteriore (ero sceso troppo di pressione a quanto pare…) decido di tenere in gara la posteriore della Specialized S-Works Turbo Levo Carbon a 2,2 bar e a 2,0 l’anteriore, cioè a una pressione maggiore di circa 0,3 bar rispetto al mio solito.
Le gomme Specialized Butcher Grid da 2,6” si sono dimostrate tenaci, ma confesso che in gara ho tenuto un atteggiamento che salvaguardasse il mezzo.
E che mi tenesse alla larga da forature e rotture meccaniche (e di scatole…) varie.
L’obiettivo era, sì, mettere alla prova la bici (e che bici!), ma soprattutto essere il più pulito ed efficace possibile.
Mentre metto il numero sul manubrio mi chiedo quale sarà il livello agonistico e tecnico dei concorrenti e dentro la mia testa inizio a ipotizzare la mia posizione di classifica alla fine.
Mi dico “Potrei finire a metà classifica, cioè 50°” ma non me ne curo troppo.
L’obiettivo è un altro: capire per bene cos’è l’E-Enduro.
Poi, ovviamente, pensare a divertirmi e a dare il massimo.
La bici che ho mi dà una grande confidenza e mi richiama alla mente le piacevoli sensazioni provate in sella alla nuova Specialized Stumpjumper a marzo…
Bene, si parte!
PS 1: super flow
E’ la più veloce e anche quella con il fondo più lavorato, con sponde, salti, doppi e tutto ciò che serve per fare tanta velocità.
Che però non incontra i miei gusti fino in fondo.
Ma se devo dirla tutta la cosa che meno mi ha convinto sono stati gli shuttle (o chiamateli furgoni) per giungere fino ai 400 metri di quota di Alpicella, sotto al monte Beigua, e da lì poi proseguire fino allo start della PS 1, posto a oltre 1000 metri.
La salita è su asfalto con pendenze per nulla simpatiche, ma ne approfitto per parlare con un po’ di concorrenti e sentire le loro impressioni sulla gara, sulle Ps e sui loro mezzi.
La PS1 piace quasi a tutti, proprio perché è veloce ma non impegnativa e fisica come le altre.
Piace anche a Miranda Miller che mi dice di voler tornare a Varazze per conoscerla meglio.
Fra domande e chiacchiere varie arrivo al momento del mio via con un guanto più o meno infilato e mi butto giù, dando il massimo e riuscendo a fare, comunque, meglio del giorno prima.
Sapevo che la PS 1 sarebbe stata quella a me meno favorevole…
PS 2: endurissima!
Ecco, la PS 2 è esattamente il contrario della precedente con un terreno naturale, poco lavorato e solo con qualche deviazione creata ad hoc per la gara rispetto al sentiero esistente.
Franco Monchiero e l’organizzazione di Varazze hanno creato delle varianti per spezzare il ritmo e introdurre dei tratti brevi, ma tosti di salita.
Che se affrontati in Turbo andavano gestiti con attenzione, ma in Trail (cioè nella modalità di assistenza intermedia) non avevi abbastanza spunto perché le gambe erano già abbastanza provate dalla discesa.
Quindi, sì, meglio tenere Turbo.
Per il resto, tanto più riuscivi a mollare i freni e a tenere alta la velocità e tanto più ne guadagnavi.
La S-Works Turbo Levo Carbon, pur non essendo una e-Mtb da enduro, si stava rivelando un mezzo dalle capacità grandiose.
Pendenze non estreme e velocità comunque elevate, con gradoni di roccia, ghiaia, erba e terra battuta. E alla fine servivano pure le gambe e abilità per superare i tratti di salita che tutto erano fuorché flow.
O meglio, lo diventavano se eri bravo a guidare…
E non è mancato qualche contatto fra pedali e terreno durante i tratti pedalati, ma non me ne sono curato troppo ed è per questo che ho montato i nuovi pedali Shimano Saint, super massicci e super precisi.
PS 3: partenza in salita e fine nel toboga
La 3ª prova speciale ha un avvio non banale, in salita.
Ripida, ma non impossibile.
E qui mi rendo conto che se vuoi fare bene qui, pur avendo una e-Mtb, devi comunque avere una base di allenamento agonistico non banale.
Mi sto facendo un’idea sempre più precisa dell’E-Enduro e ciò che mi sta stupendo di più, parlando con gli altri concorrenti, è il livello di conoscenza tecnica e di capacità di guida che è più alto di quanto pensassi.
Per quanto le e-Mtb sia alla portata di un gran numero di appassionati questo format di gara, almeno qui a Varazze, non lascia spazio all’improvvisazione.
E’ ancora enduro, è ancora una roba molto seria e sebbene le facce siano quasi tutte sorridenti (non lo sono quelle di chi ha forato o sfasciato qualcosa) il gioco è tutt’altro che semplice, ma decisamente esaltante.
La PS 3, infatti, è un bel divertimento e qui comincio a riflettere su ciò che ho appena pensato, ovvero che l’E-Enduro è un bel gioco, ma richiede preparazione, se non altro come approccio mentale alla competizione.
Io, dopo due anni di lontananza dalla sfera agonistica, ne sto pagando il prezzo.
PS 4: la più temuta, la più appagante
Non c’è storia: la PS4 è stata definita dalla maggior parte la Speciale più difficile, sia perché la si affronta dopo 3 Speciali, sia perché è la più lunga e la più fisicamente impegnativa.
Ieri, qui, ho forato e mi dico che se voglio finire la gara devo guardare il più lontano possibile.
In realtà continuo a ripetermelo da inizio gara e mi sto comportando bene.
Devo solo riuscire a non forare e a non rompere la bici, perché il mio obiettivo, oggi, è concluderla divertendomi.
In realtà, però, nella testa inizia a farsi largo il “mostro” agonistico che è in me.
Quella bestia strana che quando vede un numero sul manubrio o sulla maglia spazza via la paura e fa salire la cattiveria.
E’ una cosa che non controllo e che ha già fatto capolino in PS 2.
Ecco, lì l’ho avvertita chiaramente e mi ha fatto tornare alla mente scenari agonistici di quando ero adolescente.
Vabbè, chiusa parentesi e pensiamo a guidarla bene questa S-Works Turbo Levo Carbon e soprattutto ad arrivare il più vicino possibile al suo limite.
La PS 4 è un inferno.
Mi fanno male le mani, anzi, le dita delle mani, soprattutto quelle della mano destra.
Le gambe sono ok e anche le braccia, ma gli occhi mi ballano.
Uno sforzo di concentrazione enorme.
Un compromesso costante fra andare il più veloce possibile e scegliere la linea più pulita.
Cioè tenere alta la velocità ed evitare sassi e rocce che sporgono minacciose.
Sabato ho già pagato.
Oggi, in gara, non posso pagare.
Il tratto ripido finale, con curve strette, rocce smosse e polvere, mi fa giocare qualche jolly (gli unici di tutta la gara), ma perché la bestia agonistica che è in me mi ha portato a fare traiettorie che sabato, in ricognizione, non avrei mai pensato di fare.
Sono un po’ orgoglioso di questa bestia…
Finisce PS 4, bici intera e grande soddisfazione.
Non so quale sia il tempo, ma sono soddisfatto e felice.
Sono intero e anche la bici è intera!
Ah, una cosa: ci tengo a tenerla intera solo perché odio fermarmi per riparare guasti e noie meccaniche, sia chiaro.
Marco di Specialized Italia mi ha solo detto: “Vai a tutta e divertiti”
Arrivo al controllo orario, mi rilasso, metto la batteria in carica (era circa al 50%) e dopo 40 minuti sono pronto per ripartire (con la batteria al 70%).
Ne manca solo una, la PS 5, che non ho ancora visto, ma che sono proprio curioso di affrontare “alla cieca”.
PS 5: hell rock garden
Sì, la parte finale è proprio così.
Un lungo e sfiancante rock garden con sassi smossi di dimensioni variabili in modo preoccupante, canaline per convogliare l’acqua che fungono da salti (traditori a volte), ma per il resto divertimento magnifico.
Lo scenario di PS 5 è semplicemente magnifico e mentre sono lì che mi impegno a tutta mi viene da pensare proprio a questo.
“Questo posto è davvero magnifico”.
Forse non ero così concentrato sulla gara e me ne accorgo ora ripensando a quello che stavo pensando in quel momento.
Cioè, non ero abbastanza concentrato?
Forse, ma poco importa.
Ora mentre scrivo mi tornano ancora in mente i sassi smossi alla fine della PS 5.
E quelle parole, “Vai che è finita!!!” di uno spettatore alle quali non ho voluto credere.
Ma in realtà era davvero così.
PS 5 sarebbe finita da lì a poco, poco distante dalla ruota di Filippo Proserpio che durante la Speciale mi avevo ripreso, poi l’ho ri-sorpassato perché aveva poca batteria e infine mi ha ri-ri-sorpassato verso la fine della PS.
Ecco, Filippo (che ha chiuso 33º assoluto) è stato è un bel riferimento per me per tutta la gara: lui ha un altro passo rispetto a me e dopo il primo sorpasso in PS 1 ho cercato di farmi riprendere il più tardi possibile.
E anche questo è stato un bell’aspetto da raccontare in una gara di enduro.
Per quanto riguarda la classifica della gara, complimenti a Simone Martinelli e Miranda Miller (foto in basso) che vincono rispettivamente nella categoria maschile e femminile.
Di seguito la classifica completa:
Per chi sono le gare di E-Enduro?
Un paio di cose mi hanno colpito e leggendo queste riflessioni troverete le risposte a questa domanda.
- Livello tecnico molto alto
Sì, è proprio una gara di enduro con e-Mtb di livello nazionale e di assoluto riferimento.
Il tracciato di Varazze non presentava difficoltà che andavano oltre il limite dell’enduro (come magari sta accadendo nell’Enduro World Series), ma di sicuro era un percorso che richiedeva una certa destrezza nella guida.
E il livello medio dei concorrenti è piuttosto alto, quindi non è vero che alle gare di E-Enduro gareggiano gli anziani e quelli che vanno piano nelle gare di enduro.
- Enduro ed E-Enduro stesso allenamento?
Per andare forte anche con una e-Mtb serve allenamento.
No, non è una presa in giro.
Il motore elettrico aiuta la pedalata, ma non ti fa andare più veloce senza il tuo impegno.
Né è un pilota automatico che guida per te.
Quindi, anche qui, se si vuole andare più forte di Simone Martinelli o di Andrea Garibbo (uno dei dominatori del circuito) c’è da lottare duramente.
E anche Curtis Keene, 2º domenica, se n’è accorto.
- Ma non occorre essere dei fenomeni per partecipare
Il tracciato della gara di Varazze non aveva nulla di estremo.
La cosa più estrema, a mio avviso, era la pendenza che solo in alcuni tratti diventava un po’ più impegnativa.
Per il resto era fattibile da chiunque, magari a velocità più bassa, ma comunque divertendosi.
Il punto allora è proprio questo: le gara di E-Enduro lasciano sul territorio un piccolo patrimonio di sentieri sistemati e talvolta costruiti proprio per le e-Mtb.
Vale la pena fare un salto a Varazze per capire bene di cosa sto parlando e vale anche la pena provare questa tipologia di gare, anche solo per scoprire nuovi posti dove divertirsi.
Com’è andata la Specialized S-Works Turbo Levo Carbon?
So cosa state pensando (forse): con una bici come questa non può che essere andata alla grande.
Ed è vero, proprio così, ma avendo provato anche la versione Expert (in un contesto ben diverso) vi posso dire che la S-Works migliora ulteriormente quelle caratteristiche che sulla Expert mi erano già piaciute molto.
Ma per divertirsi in una gara come quella di Varazze non occorre la S-Works.
Su una cosa ho riflettuto al termine delle ricognizioni di sabato: la confidenza che questa bici mi ha dato è stata istantanea.
Al netto delle regolazioni necessarie su sospensioni e gomme, questa bici mi ha fatto sentire a casa e si è dimostrata decisamente all’altezza anche in un contesto enduro.
Tutto ha funzionato a dovere e diverse cose mi hanno anche esaltato: le ruote da 29”, la forcella Fox 36 Factory Grip2 E-Bike da 150 mm, le gomme Butcher Grip da 2,6”, la batteria da 700 Wh, il peso di 20,8 Kg (dato dichiarato), il generale equilibrio di motore, sospensioni e telaio.
Un pacchetto così ben allestito costituito da componenti studiati per lavorare in modo integrato è qualcosa che, in questo momento, rappresenta IL riferimento in campo e-Mtb.
Il test ovviamente non è ancora concluso…
Ma qual è allora il futuro dell’enduro?
E’ la domanda che mi sono posto e che ho posto a diverse persone (come avrete visto nei video sopra) e la risposta non è unica e nemmeno del tutto chiara.
Di sicuro le e-Mtb e la loro evoluzione continua rappresentano il presente o, almeno, una grossa fetta del presente dell’enduro e in futuro le cose andranno ancora di più in questa direzione, soprattutto in ambito amatoriale.
E’ cruciale che a livello nazionale prima e internazionale poi ci sia una visione condivisa su cosa si intende per “gare enduro e-Mtb”.
La visione che Franco Monchiero sta portando avanti dallo scorso anno costituisce la base per una formula agonistica (quella dell’E-Enduro) molto divertente e tecnicamente degna di attenzione.
E i concetti fondanti sono abilità di guida, accortezza nella gestione della batteria (una sola batteria), divertimento ed esplorazione.
Esplorazione intesa come curiosità verso un mondo, quelle delle Mtb a pedalata assistita, che evolve velocemente e che propone di continuo nuovi spunti per cambiamenti o perfezionamenti.
Insomma, il motore elettrico, quell’elemento che crea disaccordo e disapprovazione fra gli utenti quando si parla di e-Mtb, nell’E-Enduro è già diventato un elemento tecnico che aggiunge una piacevole ed esaltante complicazione agonistica.
La formula di Monchiero e le sue capacità di esplorazione e visione hanno segnato la strada per l’organizzazione di gare di e-Mtb.
Insomma, il futuro è già qui.
PS: a proposito di peso e di dettagli della S-Works Turbo Levo, qui trovate pane per i vostri denti... ?
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.