Valentina Macheda: poche ricognizioni, tante emozioni

Valentina Macheda
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Valentina Macheda: poche ricognizioni, tante emozioni

Valentina Macheda
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La montagna richiama i biker e ispira in loro grandi emozioni.
Valentina Macheda e Manuel Ducci hanno partecipato all'ultima tappa del Superenduro a Santa Caterina Valfurva in uno scenario che di rado si è visto nel Superenduro e che ha richiesto a tutti i partecipanti tante attenzioni in più per via dell'alta quota, per l'assenza del Controllo Orario e per il meteo da montagna vera.
Ma le emozioni in gara sono state grandiose.
Valentina e Manuel, inoltre, hanno deciso di gareggiare con una sola ricognizione e questo ha amplificato le emozioni in gara.
Che sia questa la strada da seguire?
SL

valentina macheda

Lo scorso weekend si è svolta la quarta ed ultima tappa del circuito Superenduro e per la precisione a Santa Caterina Valfurva, una bellissima località di montagna racchiusa nel del Parco nazionale dello Stelvio, meta nuova per molti enduristi che frequentano i circuiti di gare ed anche per noi.

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Santa Caterina Valfurva

Il comprensorio nel quale si è svolta la gara ha caratteristiche ben diverse da quelle viste sin ora nelle precedenti tappe, offrendo un contesto in alta quota, completamente naturale, dove l'intervento dell'uomo è quasi a impatto zero, regalando sentieri alpini e naturali, alternandosi tra roccia e flow, lasciando libero sfogo alla guida in sella alla propria bici.
Gareggiare è sempre un’ottima opportunità per viaggiare e conoscere nuove location che altrimenti sarebbe difficile scoprire, questa è una delle cose che più amo del lato “racing”.

valentina macheda

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Da un po' di tempo a questa parte con Manuel abbiamo fatto la scelta di provare solo il giorno prima, così il sabato mattina siamo andati a fare il giro di ricognizione del percorso.
Il tracciato che partiva dall'area paddock nel cuore del paese iniziava con un trasferimento su per il passo Gavia per poi ritornare in paese attraverso una Speciale molto guidata sotto un bosco di larici, una volta terminata la prova ci si dirigeva alla cabinovia che in pochi minuti ti portava al rifugio Sunny Valley raggiungendo quota 2600 metri circa.

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Una volta arrivati in cima alla partenze della seconda Speciale a quota 3000 (il panorama di cui si gode da quel punto ha dell'incredibile), il sentiero di gara parte da una cresta che regala una vista a 360 gradi sulla valle, in lontananza si scorgono le vette delle montagne ancora imbiancate ed i numerosi ghiacciai da cui partono le rispettive cascate sono a completare uno scenario da cartolina.

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Non capita spesso di raggiungere queste quote in gara e il dislivello si fa sentire ad ogni passo, specialmente se sei una che viene dal mare, ma questo è un piccolo prezzo da pagare per tanta bellezza.

Continuando il nostro giro con lo zaino in spalla alla volta delle prove successive, scopriamo che il contesto da naturale diventa selvaggio, con trasferimenti tecnici, un po' di bici ed un po' in spalla e qualche passaggio in zone esposte... la sensazione che abbiamo avuto è di rivivere in piccolo una tappa della Transprovence, gara che a nostro parere è stata fra le più belle esperienze che abbiamo trascorso in bici.
Per una volta il Superenduro ha lasciato i “campi di gara” per andare correre in montagna, quella vera però, dove bisogna essere autosufficienti, gestendo repentini cambi di meteo, problemi meccanici e rischio di disidratazione.

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Lassù in mezzo a tutte quelle montagne, dove non è possibile raggiungere i trails con il furgone ma devi contare solo sulle tue forze, riesci ad assaporare il vero valore del nostro sport e i sentieri lasciati volutamente naturali dagli organizzatori mi hanno fatto vivere una bellissima giornata di vero enduro.

valentina macheda

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Quando si gareggia in alta quota bisogna considerare numerosi fattori e prestare particolare attenzione a cosa portarsi nello zaino soprattutto se in gara non è previsto il controllo orario e quindi non si può tornare al paddock per ricevere assistenza qualsiasi essa sia.
La prima cosa che scelgo è sicuramente una mantellina anti pioggia con cappuccio, poi un paio di guanti di scorta nel caso un paio si bagnasse, barrette e gel, acqua in abbondanza e sali minerali poiché quando si è in alta quota ci si disidrata più di quando si è al mare ed è importante bere molto e mangiare prima di avvertire il senso di fame, una camera d'aria e pompa, quest'ultima con una discreta quantità di nastro americano arrotolato sul tubo (per risparmiare spazio e peso) che torna molto utile in caso di bisogno, multitools per eventuali problemi meccanici, una falsa maglia, una molletta delle pastiglie e qualche fascetta.

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Come era stato annunciato, il meteo poi non si è rivelato dei migliori e anche se sabato ci ha regalato una giornata stupenda, la domenica abbiamo avuto solo e sempre pioggia ed anche un po' di neve in alta quota...
Con questo meteo purtroppo l'organizzazione ha dovuto modificare il percorso e accorciare la gara, cancellando due Speciali tra le quali proprio la mia preferita.

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Anche se più corta è stata una gara resa impegnativa dalle condizioni meteo davvero avverse, a causa dei temporali gli impianti non hanno funzionato per tutto il giorno e così abbiamo pedalato due volte su per il passo Gavia sotto una pioggia insistente, il freddo si è fatto sentire e le condizioni dei percorsi peggioravano di passaggio in passaggio a causa del fango, mi sono comunque divertita a driftare in mezzo al fango e alle radici, cercando di portare la mia bici al traguardo senza intoppi.
Al contrario di quello che pensavo seppur le condizioni fossero proibitive è stata una bellissima esperienza.
Sarà perché io e Manu in questo ultimo periodo abbiamo un po' cambiato l'approccio alle gare?

(Foto: Nicola Damonte, Superenduromtb.com)

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