Una birra (anzi due) con Steve Peat. E quante ne dice...

Davide Ferrigno
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Una birra (anzi due) con Steve Peat. E quante ne dice...

Davide Ferrigno
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Appuntamento alle 19,30.
Grill Inn Store a Pogliano Milanese.
Location insolita per un'intervista, eppure è proprio questo il posto.
Steve Peat sta per arrivare.
Insieme a Sergio Larghi di Scout e Vittorio Mangano di Royal, ovvero le due persone che, fra uno scherzo e l'altro, sono riuscite a portare Peaty in Italia. Richiamando centinaia di appassionati e fan del campione.
La serata si prospetta bella calda e tanto per cominciare ci "scaldiamo" con una bionda...

La prima (di una lunga serie) birra Steve l'ha bevuta con noi

La prima birra (di una lunga serie) Steve l'ha bevuta con noi.

- Steve, com’è andata la tua passata stagione?
- Direi che è andata piuttosto bene. Ho portato a casa anche qualche risultato importante, ad esempio rientrando nella top 20 in Australia. Piuttosto bene quindi, ma non benissimo...

La locandina realizzata da Santa Cruz per la festa dei 40 anni di Steve Peat dello scorso giugno.

La locandina realizzata da Santa Cruz per la festa dei 40 anni di Steve Peat dello scorso giugno.

- Pensi di poter dare di più nel 2015?
- Mi auguro di si. L’allenamento procede, anche se un po’ a rilento, a causa di un piccolo problema con un disco della colonna vertebrale. Penso che comunque riuscirò ad essere in forma per l’inizio della stagione.

- Quanto e come è cambiato il tuo allenamento negli anni?
- Il mio allenamento cambia di anno in anno. E ogni anno diventa più duro, poiché l’età avanza e il fisico ha bisogno di più lavoro, per compensare questo fattore.

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Alcune immagini storiche prese dal film "Won't Back Down" di Steve Peat proiettato durante la serata.

- Come è cambiato il livello degli atleti rispetto a quando hai cominciato tu?
- Tutti i rider della scena DH mondiale oggi hanno un approccio professionale alle gare. Essendo il livello tecnico mediamente molto alto, l’attenzione si sposta sulla preparazione atletica. E’ questa oggi a fare la differenza. Quasi tutti gli atleti che prendono parte alle qualificazioni delle gare di World Cup hanno un personal trainer. Questo aspetto è preso molto sul serio.

- Chi è stato, negli anni, il tuo avversario più forte?
- Nei primi anni sicuramente Nico Vouilloz, ma per il resto il candidato è Greg Minnaar. E’ sempre stato un ottimo amico, ma contemporaneamente un grande avversario. Entrambe le cose.

Nico Vouillouz

Nico Vouillouz

- C’è qualcosa che ti spaventa durante la gara?
- Non in gara, bensì nelle prove. E’ questa la fase più rischiosa, poiché cominci ad approcciare il percorso e “provi” le linee per la prima volta. Durante le prove è importante arrivare ad una conoscenza dettagliata del percorso, in modo da essere pronti per la finale. Non puoi permetterti di esitare in gara.

- Fate anche una ricognizione a piedi del tracciato di gara?
- Anche questa fase è molto importante. In genere io percorro a piedi il trail almeno due o tre volte, prima di cominciare a scendere in bicicletta.

- Potresti elencarmi cinque qualità necessarie per essere un ottimo atleta Downhill?
- Cinque? Addirittura? Cinque sono tante! Ok, vediamo un po’… Forza mentale, forza fisica, abilità tecnica nella guida, capacità di “leggere” il sentiero, capacità di comprendere e modificare il setup della propria bici.

Foto Santa Cruz Bicycles

Foto Santa Cruz Bicycles

- Mettiamo il caso che io sia un ragazzino che vorrebbe cominciare a fare downhill. Quale dovrebbe essere il mio approccio a questa disciplina?
- Io consiglierei ai ragazzi di prendere la bici e andare sui sentieri a divertirsi. Non bisogna prendere tutto e subito troppo seriamente. Conosco molti ragazzini che non pensano ad altro che ad avere la bici e l’abbigliamento migliore, ancora prima di cominciare ad essere degli atleti di Dh. Quando ero così giovane, usavo la bici di mio padre, vestiti e caschi vecchi e usati. E mi divertivo davvero. Non prendetela così sul serio, pensate a divertirvi...

- Ti piace andare in bici con i giovani? Ti capita di insegnare loro qualcosa?
- Io amo girare con i ragazzi e spesso cerco di insegnare loro qualcosa. Ma non sempre mi stanno a sentire!

- Che cos’è lo “Steve Peat Syndicate”?
- SPS è un concetto di riding e un’opportunità per i ragazzi di essere supportati durante l’allenamento, la gara e dal punto di vista dell’attrezzatura. Tutto è pensato per mettere l’atleta in condizione di elevare il proprio livello di riding. Al momento ci sono dodici ragazzi che fanno parte del SPS che corrono in Dh e altri dieci che partecipano a competizioni enduro.

Uno dei membri del SPS

Uno dei membri del SPS

- Cosa farà Steve Peat dopo il suo ritiro dalle gare? (Se mai dovesse decidere di ritirarsi…)
- Ho tante idee: di sicuro dedicherò più tempo alla mia famiglia. Ho due figli.

- Potresti definire Rob Roskopp in tre parole?
- Lui è il capo, ha sempre ragione ed è un buon amico.

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Rob Roskopp, il boss di Santa Cruz.

- Tre parole per Greg Minnaar?
- Africano, amico, avversario.

Greg Minnaar in azione a Leogang lo scorso anno. Foto RedBull

Greg Minnaar in azione a Leogang lo scorso anno.
Foto RedBull

- E infine tre parole per Josh Bryceland…
- Piccolo ratto, trasandato, Campione del mondo.

Josh Bryceland in azione. Foto RedBull

Josh Bryceland in azione.
Foto RedBull

- Parliamo della tua bici adesso: cosa ti piace particolarmente della nuova V10 di Santa Cruz?
- La sua taglia XL mi calza a pennello e ho subito sentito un ottimo feeling con questa bici. Mi sembra più semplice da guidare. Mi piace tutto di lei!

Santacruz V10 CC

La Santa Cruz V10 CC. Qui i dettagli.

- Che differenze percepisci rispetto alla vecchia versione con ruote da 26”?
- Il diametro maggiorato contribuisce a “spianare” le piccole asperità del terreno, che, di conseguenza, sembra più liscio. Questo è un grande vantaggio, perché aiuta a non perdere velocità.

- Invece che cosa hanno in comune V10 e Nomad?
- Sicuramente il sistema di sospensione VPP e il diametro ruota. La Nomad ha soltanto un travel inferiore, ma ha poco da invidiare in termini di prestazioni in discesa rispetto alla V10.

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La Santa Cruz Nomad di Steve Peat. Qui i dettagli.

- Cerchi in carbonio: pensi che vadano bene anche per un rider di medio livello? E nell’enduro come li vedi?
- Sono molto performanti. La loro rigidità aiuta tanto nella guida, soprattutto per mantenere traiettorie e velocità. Per questo li consiglio anche al rider “medio”, anche a colui che pratica enduro. L’unico contro è il prezzo, che ovviamente è molto alto.

- Sei geloso dell’attenzione che sta guadagnando l’enduro da parte dei media?
- Nessuna invidia. L’enduro è una bella disciplina ed è un nuovo modo di vedere la mountain bike; sono in molti a seguirlo proprio perchè è una novità. I professionisti, però, sono anche coloro che provano per più tempo i percorsi e quindi avranno anche una preparazione differente rispetto agli altri per questo motivo. Per i pro' la considero quindi una competizione sleale. Dall’altro lato è invece un’ottima disciplina per gli appassionati che vogliono parteciparvi. Quando partecipo a gare di enduro, lo faccio solo per divertimento.

- Credi che l’Enduro World Series abbia bisogno dell’UCI?
- Direi di no, dovrebbe restare a sé stante: ha una propria filosofia e c’è un’ottima atmosfera durante le gare. L’UCI ha troppe regole da seguire, molto rigide, e questo andrebbe a cambiare quello che è lo spirito dell’EWS.

- Torniamo alla bici e parliamo di componenti elettronici: come possono essere davvero utili su una MTB?
- Ho avuto un cambio Shimano elettronico sulla bici da strada e mi ci sono trovato davvero bene. Adesso lo montano anche sulle mountain bike, e questa è una gran cosa. Per quanto mi riguarda, si potrebbe montare anche su una bici da downhill, ovviamente dopo averne testato a lungo la robustezza.

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Il gruppo elettronico XTR Di2

- Cosa rende una mountain bike davvero divertente oggi?
- Per me, ciò che è divertente nella mountain bike, sono le persone con cui giro. Si, sono le persone e quello che posso fare con la bici. Ok, io giro con una Santa Cruz, ma è pazzesco tutto quello che puoi fare con una bici, e tutti i posti che puoi vedere…

- In Italia, preferisci San Romolo o Finale Ligure? E Perché?
Mi piacciono entrambi gli spot. San Romolo è ottimo per la Dh, Finale per l’enduro...

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- Molla o aria?
- Mi piace molto il feeling con le sospensioni ad aria, ma credo che una sospensione posteriore ad aria non sia sufficientemente forte. Le sollecitazioni portano velocemente al surriscaldamento. Quindi direi aria per la forcella e molla per l’ammortizzatore.

- Pedali flat o clipless?
- Per me clipless, sempre: ho cominciato in questo modo, e quando scendo su un percorso downhill sento la necessità di avere questo tipo di pedale. Mi capita di usare i flat, ma solo per divertimento.

- E adesso Steve l’ultima domanda, davvero difficile: birra o vino?
- Mi piace il vino e mi capita di berlo durante la cena, ma preferisco la buona birra. E comunque l’espressione giusta in questo caso potrebbe essere “lots of both”! In Inghilterra abbiamo un detto: “Beer before wine makes she feel fine, wine before beer makes she feel queer”.

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La serata è proseguita fra autografi, foto ricordo e innumerevoli birre. Steve Peat è sempre più un personaggio dell'industria della Mtb e sempre meno un atleta. Una volta pensava solo ad allenarsi, adesso è preso da un sacco di faccende, non ultimo il suo brand Royal, motivo per il quale, fra l'altro, si è ritrovato in questo locale alle porte di Milano.
Non sarà più veloce come una volta (ma definirlo lento sarebbe comunque un delitto...), ma di sicuro un capitale come lui dalla Mtb non scenderà mai.

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