Testo originale di Lars Wich, traduzione di Giuseppe Scordo.
Stamattina svegliarmi nello chalet è stata dura. A tal punto che non ero in grado di muovermi. Ma non a causa di dolori o sofferenze. Era il semplice risultato della serata per così dire troppo generosa offerta da Livigno. Ma per chi è “figo” non c’è riposo. Nei prossimi giorni il nostro gruppo sarà in tour attorno a questa pittoresca regione chiamata Alta Rezia. Siamo stati invitati dall’ufficio del turismo per avere un assaggio degli avventurosi sentieri di mountain bike e per assaporare cibi e vini di qualità. Il nostro tour si è svolto nell’Alta Rezia, dalla “Piccolo Tibet”, così è conosciuta Livigno, fino a Bormio e in Val Poschiavo.
Giorno 1: Ieri abbiamo iniziato la nostra breve vacanza da Eurobike, rinominata sede show del commercio di settore grazie a Friedrischafen. Dalla Germania, dunque, a Livigno. Come piacevole sorpresa, non appena stavamo varcando il tunnel Munt la Schera che separava le nostra bici dal rifugio per la cena, abbiamo incrociato la leggenda stessa della mountain bike: Hans Rey.
Ci aspettavamo di incontrarlo sui sentieri due giorni più tardi per un bike tour. In pochi conoscono i percorsi come Hans Rey, che ha fatto di Livigno la sua seconda casa. Con lui, abbiamo discusso sulle avventure che ci avrebbero aspettato. «Centinaia di chilometri di single trail vi rallegreranno. Poi a tavola il colpo di grazia…». Sentenzia Hans. Una minaccia o un invito?
Arrivati al nostro esclusivo chalet, siamo stati accolti da un sorridente cameriere che immediatamente ci ha dato il suo benvenuto al ristorante. Ci ha intrattenuto per tutta la sera con una serie di divertenti aneddoti su Livigno e sulla sua agitata storia.
Dopo l’antipasto, che era stato servito subito dopo l’aperitivo, al mio compagno di viaggio spagnolo era già evidente che non avrebbe sofferto la fame. Bresaola e formaggi locali erano infatti così gustosi che quando è arrivato il piatto principale – i pizzoccheri, tipica pasta locale - i nostri stomachi si erano già spinti ai loro limiti.
Il cibo è stato accompagnato con un saporoso Valtellina sforzato, vino regionale prelibato ricavato dal nobile vitigno Nebbiolo, lo stesso utilizzato per i prestigiosi Barolo e Barbarescos. La cena si è conclusa dopo un dessert e una grappa digestiva.
Giorno 2: Oggi, la mountain bike è finalmente nella nostra agenda. Il borgo da raggiungere si trova a 1.816 metri sul livello del mare, in una valle compresa tra Mottolino e Carosello. La nostra guida, Fabrizio, ci comunica che ci stiamo dirigendo per un tranquillo tour sul fianco di Carosello. Imballiamo le nostre bici e procediamo fino al centro. Le condizioni sono quasi perfette: parzialmente nuvoloso e temperature pressappoco di 15 gradi.
Consapevole del banchetto che avevamo affrontato la sera prima, Fabrizio è abbastanza gentile da renderci la vita facile.
La nostra prima uscita è davvero divertente e scorrevole giù dai sentieri di Carosello.
Dopo una buon’ora in sella, raggiungiamo la Val Federia nell’area selvatica del monte Carosello. Qualcuno dice di non dimenticare mai la prima volta. Bene, nel caso specifico della Mtb, noi non dimenticheremo questo trail: angoli stretti e passaggi ripidi e scoscesi che ti fanno tenere le dita sul freno.
In ogni caso, è stato un riding facile e piacevole. I ragazzi polacchi, Milosz and Kuba, si sentono in cima al mondo! Incredibilmente, in fondo alla Val Federia, ci accorgiamo che siamo di nuovo affamati. Arriviamo a Malga Federia giusto in tempo. Dopo un altro lauto pranzo con specialità del luogo come mozzarelline panate e capriolo grigliato della zona, ancora una volta ci siamo accorti di aver raggiunto la nostra capienza. Impareremo mai? Forse no, ma il cibo è troppo buono per dire di no.
Il nostro entusiasmo per tornare indietro in sella però domina e vince sui nostri pesanti stomachi. Fabrizio è molto comprensivo e il nostro giorno si conclude con una pedalata regolare lungo pochi single trail, che passano tra fattorie, marmotte e cascate.
Rientrati dopo il mezzogiorno di festa, convinciamo Fabrizio a farci fare un altro giro. Tornati a Carosello Gondella, stavolta ci dirigiamo alla cima della stazione, situata a 2.722 metri. Siamo in estasi, perchè qui sembra di stare in cima al mondo, c’è vento e un freddo maledetto.
Per riscaldarci, decidiamo di affrontare il sentiero. Stavolta è decisamente più duro, con passaggi sui sassi e strade scivolose. Ognuno di noi deve lavorare tanto in sella per non perdere il controllo.
In generale, è stato un bel primo giorno. Al nostro ritorno al paese, ci accorgiamo che chi ci ospita non ci lascerà senza cena. Stavolta mangiamo allo Chalet Mattias. Quali pietanze che fanno venire l’acquolina in bocca troveremo stavolta? Carne arrosto, che si unisce nei nostri palati con un Valtellina Superiore rosso. Il pasto ci soddisfa appieno.
Giorno 3: Cosa avrà in serbo per noi la terza giornata? Iniziamo dallo shuttle che ci porta a Bormio. La zona appartiene al bellissimo Parco naturale dello Stelvio ed è una meta molto conosciuta per gli amanti degli sport invernali. Siamo ansiosi di sapere cosa ha da offrire ai biker.
Alberto, la nostra guida a Bormio, uomo alto e dalla carnagione scura tipica degli italiani, ci accompagna al tour “La Romantica”, che parte da Santa Caterina. Prima lezione che impariamo: qui i nomi sono ingannevoli.
La Romantica è più impegnativa che romantica e i sentieri molto veloci. Il nostro punto di partenza è situato a Rifugio Berni e, a 2.541 metri, con delle vedute panoramiche da cartolina. Ci dirigiamo su un difficile single trail verso il Passo Gavia. Adesso, sebbene i sentieri sono estenuanti, non ci vuole molto prima di capire come il bike tour deve chiamarsi. Noi attraversiamo un vecchio ponte di pietra antico chiamato Ponte Pietra, che sembra vecchio quanto la montagna, e meravigliose cascate che si nutrono dalla neve sciolta e stesa sopra di noi sul Monte Tresero, a 3.600 metri di quota.
Immaginate un paesaggio dipinto da Claude Monet e aggiungetevi sette biker: ecco com’è pedalare a Bormio. Ovviamente le mie emozioni falsano un po’ il giudizio ma rendono bene l’idea.
Procediamo sulla Romantica e scendiamo da una ripida pista da discesa per la foresta, con tornanti infiniti che di certo superano le mie abilità di guida.
Il mio collega polacco mi spiega che questo è stato uno dei tour più divertenti che avesse mai fatto. Per quanto mi riguarda, sono già felice di essere sopravvissuto!
Torniamo al nostro hotel a Santa Caterina a pomeriggio inoltrato, dopo una giornata pesante alle spalle. E’ ora di cercare qualcosa per rilassarsi.
Fortunatamente per noi, Bormio ci offre la giusta opportunità! Andiamo a visitare i vecchi bagni termali riforniti da caldi getti d’acqua. Chi volesse sentirsi per una volta come un nobile romano, dovrebbe visitare questo luogo. Disegnato parzialmente dalla tipica architettura romana del I secolo, è lo scenario ideale per farti staccare dalla routine e il posto ideale per il relax e per riflettere sul riding del giorno.
Giorno 4: Rigenerato dalla visita alla spa di Bormio, stamani si riparte avendo davanti un monumento vivente della mountain bike. Il pioniere dei sentieri e la leggenda del freeride Hans Rey salta fuori per unirsi a noi e mostrarci i suoi sentieri preferiti.
Hans ha un debole per Livigno e qui è stato consulente per aiutare a sviluppare l’offerta di bike tour. Il sole è ancora assente e la nostra prima discesa inizia dalla Valle del Sole (a 2.800 metri di quota) e prosegue lungo una vecchia ma ben mantenuta strada militare al Passo dell’Alpe, a 2.645 metri, entrando nella remota Val di Rezzalo. Ci fermiamo a pranzo alla fine del sentiero in un piccolo borgo, chiamato Grosio. Ancora una volta il tavolo è rapidamente bandito da una varietà di delizie locali.
Dopo aver in qualche modo cercato di allontanarci dal cibo, facciamo visita a un vecchio castello. Hans non è in grado di resistere a una prova estrema: è un vero incanto vederlo cavalcare le mura del castello.
La giornata si avvia lentamente alla fine e ci resta l’ultima attrazione da visitare. Ci dirigiamo verso un vigneto, chiamato Triacca La Gatta a Bianzone. Il vigneto è concentrato attorno a un vecchio monastero domenicano del 16° secolo, con un declivio a sud ricoperto da viti perfettamente curate.
Dopo una breve lezione storica, entriamo in cantina e inizia il divertimento. Grazie alle nuove conoscenze acquisite sui vini, siamo invitati ad assaggiare i vigneti autoctoni Sauvignon Blanc, Sasella e Prestigio.
Il primo è un vino prelibato e alla frutta. Il secondo è ricco e audace. L’ultimo è unico, un gusto complesso, con retrogusto tra pelle liscia e catrame. Suona bizzarro tutto ciò ma è formidabile. Dopo aver assaggiato questi vini e appreso il processo che c’è dietro alla loro produzione, adesso abbiamo ottenuto la qualifica di enologi. Comprare, d’ora in avanti, una bottiglia di vino al supermercato non sarà più lo stesso.
Ci sentiamo alticci e pensiamo che non è il caso di andare ancora in bici. Così chi ci ospita ci aiuta a trovare uno shuttle che ci riporta a Poschiavo, destinazione finale del viaggio.
Giorno 5: Con l’idea di lasciare il meglio all’ultimo, la giornata finale è concentrata sull’ultimo fianco dell’Alta Rezia Tour, il Bernina Express Trail rinominato nel 2012 IMBA Epic Trail.
Ci sediamo all’alba insieme a un gioioso Hans Rey sul famoso treno reziano che dal 2008 appartiene al Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Stiamo girando attorno alla montagna per raggiungere il punto più alto del nostro percorso, l’Ospizio Bernina. I 1.200 metri di ascesa dalla stazione li abbiamo passati tutti a guardare fuori dal finestrino, senza parlare, le meraviglie naturali.
I tracciati ventosi scolpiscono un passaggio spettacolare in questa parte affascinante della regione. Arrivati a 2.253 metri, raggiungiamo la nostra destinazione, lasciando il treno a Lago Bianco. A quest’altezza di solito ti aspetti la neve ma la sola cosa che è bianca è il ghiacciaio vicino. Il lago artificiale stesso, che giace sotto, luccica di un luminoso verde smeraldo.
Guardando verso l’orizzonte, siamo ancora una volta catturati dallo scenario: due vette, Piz Bernina e Piz Palu, si ergono alte e ci avvolgono con la loro bellezza. Con quest’incredibile scenario alle nostre spalle, iniziamo il tour per tornare a Posciavo.
I sentieri estremamente sassosi ci richiedono concentrazione, e qualcuno buca sui bordi delle rocce appuntite. Dopo aver sostituito una coppia di gomme iniziamo la parte in discesa del sentiero. Il nostro fotografo Bartek ha difficoltà in questo settore, perché è gravato dai 20 chili dello zaino sulla schiena. Finita la discesa, quelli senza bagagli extra sono invitati da Hans a provare uno dei suoi sentieri preferiti.
Dopo questa esperienza unica approfittiamo di una veloce sosta per ammirare il giardino glaciale chiamato Cavaglia.
Scendiamo una scala a pioli sul cosiddetto mulino glaciale. Per milioni di anni, il ghiaccio, l’acqua e le pietre hanno formato una roccia in modo tale da formare un percorso unico, con le mura che guardano come fossero uomini il mulino meccanico. Non solo le sembianze delle mura di ghiaccio sono stupefacenti, ma anche l’atmosfera è magica. Qui puoi sentirti davvero la forza della natura e avere l’impressione di ciò che lei è capace di fare.
L’ultima tappa di ritorno a Poschiavo è una tranquilla e piacevole pedalata, e dà a molti di noi il tempo di pensare ai cinque giorni di esperienza passati qui. Arrivati al mercato storico, ci viene portata subito un enorme ciotola di spaghetti. Del resto, se visiti l’Italia, avrai almeno una volta bisogno di un piatto di spaghetti, no? Anche se a dire il vero ci troviamo ancora sul lato svizzero della montagna.
E’ arrivata l’ora di lasciare questa affascinante regione che ci ha dato così tanto divertimento e regalato esperienze memorabili. Per un biker questo è davvero un paradiso sulla terra, uno di quei luoghi che un vero biker ha il dovere di visitare almeno una volta. Se non credete alla nostra storia, allora ascoltate Hans Rey. Lui sa di cosa parla, lui che ha scelto l’Alta Rezia come seconda casa.
Piaciuto il giro?