Torquato Testa, 23 anni, monzese, è il rider italiano più forte nel dirtjump/slopestyle.
Probabilmente ancora poco conosciuto in Italia, dove le discipline acrobatiche della Mtb non sono molto diffuse, ha fatto parlare di sé alla Joyride di Whistler dall’anno scorso (uno dei più spettacolari contest di freeride e slopestyle al mondo) come primo italiano che vi abbia mai partecipato.
Quest’anno è stata la sorpresa del Crankworx Rotorua Slopestyle, un altro dei maggiori eventi slopestyle che fa parte del Crankworx Triple Crown. Alla sua prima partecipazione tra gli élite, Torquato Testa ha mostrato un grande coraggio, finendo al 6° posto.
Il 21 agosto avrebbe dovuto partecipare al Red Bull Joyride 2016, nel Whistler Mountain Bike Park, ma purtroppo, durante le prove, Torquato ha rimediato una brutta caduta che non gli ha permesso di schierarsi alla partenza del contest.
Dopo aver recuperato dall’infortunio, ultimamente, dal 5 al 10 settembre, ha preso parte al Nine Knights organizzato quest’anno sul Passo Resia.
MtbCult, con il suo inviato Luca Colasanto, era presente a Whistler durante le prove del Joyride e quella è stata l’occasione per fare due chiacchiere con Torquato e per conoscere meglio lui e il suo sport.
VM
L’appuntamento con Torquato è per la colazione, ci sediamo al bar principale alla base degli impianti di Whistler, tempo di ordinare dei burritos e parte la chiacchierata.
- Ciao Torquato, ci racconti un po’ come ti sei avvicinato al dirtjump, disciplina che non è assolutamente comune da noi in Italia?
- Ho iniziato verso i 15 anni facendo freeride in realtà, però vivendo in città non avevo le possibilità di girare tutti i weekend. Mi sono informato allora per comprare una Mtb più leggera e reattiva, da poter utilizzare anche in skatepark. E’ stato allora che ho comprato la mia prima bici da dirt.
- Hai esperienze anche con altre discipline in bicicletta? Hai mai fatto altri tipi di gare?
- Io ho iniziato facendo downhill/freeride a Livigno, ma gare di altro tipo mai. Non mi interessano molto le gare a tempo.
- Tutti hanno più o meno chiara la preparazione necessaria per una gara di Xc, enduro o Dh, ma come ci si prepara invece ad una gara di dirtjump?
- Il dirt è un po’ diverso dagli altri sport, utilizza molto la forza esplosiva più che la resistenza fisica. Ogni trick è uno sforzo non indifferente e per questo ci si allena anche il palestra, ma la parte fondamentale della preparazione sono le ore in bici.
Usare tantissimo la bici ed ottenere la giusta fluidità è l’elemento chiave.
Qui di seguito, alcuni scatti della bici di Torquato, una Rose The Jester:
- Come imposti il tuo allenamento?
- In ogni allenamento eseguo tutti i trick, compresi quelli nuovi che ho appena chiuso, perché il lavoro non è finito una volta chiuso un trick, ma bisogna continuamente lavorare per renderlo più fluido e facile quando poi andrò a farlo su strutture diverse da quelle di casa. Ogni tanto giro con la bici da Dh e, soprattutto, passo qualche ora in palestra facendo esercizi di ginnastica artistica, utilissimi per la coordinazione e per capire come muoversi in aria.
Qui sotto vediamo una sessione di prove al Nine Knights, ripresa con la helmet cam:
- Questo è il tuo secondo anno a Whistler, dopo la consacrazione tra i pro' avvenuta lo scorso anno. L’approccio alla gara è cambiato a un anno di distanza?
- L’anno scorso è stato tutto un po’ inaspettato, ho vinto la wild card in Colorado ma non ero cosciente di cosa mi aspettasse. Quest’anno è stato tutto diverso, ho seguito tutto il FMB Diamond Series e le pressioni sono cambiate, ogni rider è teso davanti a questo tipo di competizioni. Le aspettative sono più alte adesso, ma non perdo mai di vista l’obiettivo principale che è quello di divertirsi in bici.
Per capire meglio, ecco la run di Torquato allo Swatch Prime Line di Monaco, lo scorso luglio:
- Molti rider del mondo dirt/slopestyle hanno partecipato alla RedBull Rampage. Hai mai pensato a prendere parte ad una gara del genere?
- Fino all’anno scorso il Rampage era una tappa del Diamond Tour, quindi molti rider erano spinti a partecipare per guadagnare punti. Personalmente penso che il Rampage sia diventato troppo pericoloso e non mi attira così tanto. I racconti degli altri rider non mi hanno mai entusiasmato e non mi prenderei il rischio di un infortunio grave pur di partecipare ad un contest del genere.
- La presenza di atleti italiani in questo tipo di competizioni è minima, cosa pensi che manchi al movimento italiano per raggiungere il livello degli altri paesi?
- In Italia mancano posti dove iniziare a prendere la mano con la bici, soprattutto nelle grandi città. All’estero sono pieni di skatepark e pumptrack per avvicinare le persone a questo sport.
E’ per questo che mi sono buttato a capofitto nel progetto del Monza Pizza Bikepark. Siamo riusciti a farci dare in comodato d’uso gratuito dal Comune di Monza questo ex campo da calcio e ora il park è ultimato, mancano solo alcune questioni burocratiche da risolvere e apriremo in autunno.
- A che livello sei coinvolto nel Monza Pizza Bikepark?
- L’associazione si chiama A.s.d. Emissioni Zero, siamo nove ragazzi dai 19 ai 25 anni, io sono il presidente e credo fino in fondo a questo progetto, sono sempre mancate le strutture qui da noi e questo per me è un sogno che si avvera. Quest’anno sono nate nuove realtà in molte parti d’Italia, soprattutto pumptrack (qui una lista di quelli presenti in Italia e Canton Ticino), e questo è molto positivo per il nostro settore.
- A che tipo di biker è indicato il Monza Pizza Bikepark?
- Il park è veramente consigliato a qualsiasi livello di rider, abbiamo qualsiasi tipo di struttura: una pumptrack molto grande, foam pit, linea di table top, linea di salti aperti in truciolato per assorbire le eventuali cadute del rider e la linea da dirt vera e propria, che riproduce fedelmente i features che troviamo nei contest internazionali.
- Hai mai pensato di trasferirti all’estero, magari in America, per dedicarti maggiormente al tuo sport?
- Si certo, ho già pensato di trasferirmi all'estero, ma ho sempre vissuto in Italia e mi dispiacerebbe lasciare questo Paese per certi aspetti. Così ho pensato che forse sarebbe stato possibile far diventare l'Italia uguale agli altri paesi per il dirt.
Il primo passo da fare era realizzare un posto dedicato a questo sport, visto che io da quando ho iniziato a girare non ho mai trovato nulla. Così ho iniziato a progettare e poi realizzare il Monza Pizza Bikepark.
- Cosa consiglieresti ad un ragazzo che volesse avvicinarsi al dirt/slopestyle?
- Il dirt/slopestyle è uno sport che richiede molta dedizione e voglia di mettere alla prova se stessi! I trick a loro volta richiedono molto coraggio e non bisogna avere paura di cadere, ma essere convinti che ce la si può fare!
- Che progetti hai per il prossimo anno?
- Il prossimo anno continuerò sulla strada su cui sto procedendo, continuerò a partecipare ai contest e inizierò i corsi al Monza Pizza Bikepark!
- Perfetto Torquato, mi raccomando tienici aggiornati sull’apertura del park!
- Sarete i benvenuti all’apertura del park!