ALLOS - «Dove andiamo a provare la Altitude?» chiedo io guardando verso le piste da enduro di Allos.
«Di là…» mi risponde Edgar, collaboratore di Fred Glo, che oggi mi farà da guida, puntando lo sguardo dall'altra parte, verso il Col d'Allos. Cioè uno dei tanti passi della zona del Mercantour con pareti quasi verticali e paesaggi maestosi.
«Ok - rispondo - ma è roba tecnica?»
«Noooo, molto facile e flow».
Non so perché, ma le parole di Edgar non mi tranquillizzano affatto. Il veloce test della Rocky Mountain Altitude Msl 770 Rally Edition (qui tutti i dettagli tecnici della bici) è qualcosa che merita di essere fatto. E poi in Val d'Allos…
Fred Glo ci rimorchia tutti fin su al passo, a quota 2300 e rotti, e da lì si pensa solo a scendere. Anzi, no, c'è una breve salita su un sentiero molto esposto e per di più in contropendenza.
Edgar e gli altri mi fanno capire che il sentiero presto andrà sull'altro versante della montagna e io già mi immagino prati verdi, pendenze morbide e un sentiero che può essere interpretato a proprio piacimento.
Pedalo. Sono convinto che questo "ripidume" alla mia sinistra presto sparirà. Continuo a smanettare con reggisella telescopico e il comando remoto del Fox Float X che nella nuova versione, con il manettino più compatto, è decisamente migliore del precedente. Quanto meno in termini di ingombro.
Prima di partire sono riuscito a posizionarlo esattamente dove volevo, grazie proprio alle sue dimensioni ridotte.
Il freno in compressione si avverte passando alla modalità Climb, ma più tardi su asfalto mi accorgerò che basterà appena a minimizzare il pedal bobbing.
Ho uno sterzo da 67,8°
E si sente. In salita i tornanti più stretti non sono proprio agevoli da affrontare. Il test è stato effettuato su un modello di taglia M. Forse la L potrebbe essere più indicata. Il manubrio da 78,5 cm di larghezza è tanta roba: molto più largo di quanto possa servire. Almeno in salita.
La prontezza della Fox con steli da 34 si fa sentire. Anche la precisione del triangolo anteriore in carbonio. L'avantreno, dopo qualche chilometro, parla di precisione e coerenza. E dietro? Aspetto la discesa.
Il carro in lega, in teoria, dovrebbe dare reazioni più brusche. Non dovrebbe essere privo di reattività. Soprattutto con il sistema Abc sulle boccole. Sono curioso.
Intanto soffro. Per due ragioni: l'altitudine e i sentieri in contropendenza su ghiaia che danno su pendii molto ripidi. Non voglio dire burroni per non sembrare un fifone, ma…
Arriva la fine della parte pedalata. Il gruppo si ricompatta. Questa la vista che ho davanti: un prato verde, rigato da un sentiero stretto e profondo, che impone un'unica traiettoria a tutti e pendenze quasi assenti. Per ora.
Edgar schizza via. E quanto va!
Cerco di ricordare a me stesso che questi sono i suoi hometrail: se venisse a casa mia gliela farei vedere io…
Resto a ruota e inizio a conoscere meglio questa Rocky Rally Edition.
La forcella da 160 mm dà la sensazione di grande sicurezza e il manubrio da 78,5, alla fine, comincia a piacermi, soprattutto se si avverte la necessità di un telaio un pelino più lungo.
Ma il feeling è comunque buono, nonostante un sentiero che all'improvviso cambia volto di nuovo.
Ed è inevitabile: se guardate le montagne qui, la loro vegetazione e il loro profilo è un cambiamento continuo. Immaginatele in Mtb ed ecco servito un bel cocktail che un buon biker deve sapere affrontare. Per sopravvivere.
A patto però di…
…non soffrire di vertigini
In teoria nessun biker se lo potrebbe permettere, ma in realtà è un punto debole comune. Più avanti sul sentiero trovo Matt, l'altro giornalista presente al test della Rally Edition.
Fermo, immobile, col viso che punta verso il basso.
«Tutto bene Matt?»
«Sì, tutto bene…» mi risponde, poco convinto.
«Sai una cosa? - gli faccio - Soffro di vertigini…»
«Anch'io».
Bene.
Ma questo sentiero così esposto e sempre in contropendenza è una prova più per chi sta in sella che per la bici stessa.
Continuo a scendere e più avanti mi riunisco alle guide. Una delle tre che parla poco o niente inglese riesce però a comunicare molto bene quando serve:
«If you crash, you die».
Non ci avevo fatto caso…
«Thanks!»
Sempre gentili questi francesi. Sto per dargli un biglietto di solo andata per quel paese. Torno a guardare la Rally Edition e penso ad altro.
Il Float X è capace di una sensibilità notevole. Non ho avuto modo fino ad ora di farlo lavorare su drop e salti, ma posso dire che assorbe con precisione di tutto. Un aiuto in più in chiave enduro rispetto al Float tradizionale.
Arriva la discesa più veloce
Addio tratti a strapiombo sul nulla e finalmente si riesce a far scorrere bene questa Rally Edition. E finalmente ci si diverte un po'. Alla reattività del triangolo anteriore risponde un carro altrettanto preciso e compatto (i foderi bassi misurano 42,8 cm), tanto che i cambi di direzione sono molto veloci (e piacevoli).
Di travel ce n'è tanto: 150 sulla ruota posteriore sono tanti, specie se abbinati a ruote da 27,5 pollici con gomme Continental MountainKing Protection da 2,4" di sezione.
Siamo quasi arrivati, Allos è in fondo alla vallata. Il dislivello è quasi finito. Adesso rimane da pedalare un po' in salita su asfalto. Posizione Climb sulle sospensioni e via. La forcella quasi non si muove, ma l'ammortizzatore continua a muoversi se ci si alza sui pedali. C'è poco da fare: questa è l'impostazione degli ammortizzatori Fox caratterizzati da un compressione decisamente "offroad oriented".
Restituisco la bici
Con un po' di rammarico, però. Diciamo che l'ho solo assaggiata e su un terreno molto ostico. Un bel test per il mezzo, ma spero tanto di avere occasione di fare qualche chilometro in più su questa bici (e su sentieri dove vengono provate anche altre bici) e poter esprimere un giudizio. E le premesse sono davvero promettenti. Con Rocky si va sul sicuro e per questo motivo da Allos sono ripartito con un po' di rammarico. Ma spero che sia solo questione di tempo...
Intanto leggete l'articolo con i dettagli tecnici della nuova Rocky Mountain.
Per informazioni www.bikes.com oppure www.dsb-bonandrini.com
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.