Per introdurvi la storia dei pedali Shimano SPD, ossia i primi pedali a sgancio rapido per Mtb, facciamo un salto indietro nel tempo, ricostruendo lo scenario tecnico-tecnologico dell’epoca in ambito ciclistico.
Siamo nel finire degli Anni Ottanta e la Mtb continua la sua ascesa in popolarità in tutto il globo.
Nuovi marchi di bici si affacciano sulla scena e i componenti delle mountain bike di quegli anni diventano sempre più specifici ed efficienti.
La trasmissione, insieme a freni, forcelle ammortizzate, ruote e gomme, è il componente più osservato e perfezionato, ma presto si arriva a comprendere una nuova necessità: l’interfaccia scarpa-pedale va assolutamente rivista.
Ripensata.
E adattata alle necessità di chi va in Mtb.
Sulle bici da strada, a partire dal 1984, la francese Look introduce i pedali PP65 a sgancio rapido che rivoluzionano il modo di pedalare e di usare la bici.
Più efficienza, più facilità d’uso e più sicurezza in un solo colpo.
Ma i pedali Look, grandiosi sulle bici da strada, non si prestano affatto all’uso offroad.
La tacchetta, infatti, è molto ingombrante e, soprattutto, sporgente sulla suola, dettaglio che rende difficile la camminata con le scarpe da bici.
Se sulla bici da strada questo aspetto non è particolarmente problematico, sulla Mtb li rende inutilizzabili.
Serve qualcosa di diverso.
Ma cosa?
Pedali e scarpe, due componenti della Mtb
Il primo passo di Shimano consiste proprio nel considerare le scarpe come un componente della bici e non più come un semplice accessorio di abbigliamento.
Pedali e scarpe iniziano ad essere concepite come un tutt’uno.
Siamo nel 1989 ed è l’inizio del sistema SPD, acronimo di Shimano Pedaling Dynamics, che è destinato a diventare lo standard per i pedali a sgancio rapido.
Spinti dall’intuizione di Keizo Shimano, gli ingegneri del marchio giapponese elaborano una soluzione che permetta a chi va in Mtb diversi vantaggi:
- la tacchetta non deve sporgere per non intralciare le fasi in cui si deve spingere la bici a piedi;
- il pedale deve far capire al ciclista che la tacchetta è agganciata e quindi Shimano calibra con attenzione la forza di aggancio e il rumore di aggancio;
- durante la guida della Mtb il piede del biker deve avere un minimo di libertà senza per forza sganciare la tacchetta: Shimano introduce quella che più avanti sarà chiamata libertà angolare e che rende i pedali SPD un componente molto ricercato e apprezzato;
- per facilitare l’aggancio del pedale anche in off-road Shimano adotta il doppio lato di aggancio: in questo modo il ciclista non deve distogliere lo sguardo dalla guida per agganciare il pedale;
- debuttano le scarpe Shimano SH-M100: sono disegnate per ospitare la tacchetta SPD e hanno una rigidità studiata per bilanciare l’efficienza di pedalata e il comfort nella camminata.
Quando nel 1990 Shimano porta al debutto questi pedali, chiamati Shimano PD-M737, la rivoluzione è immediata.
I professionisti della Mtb dell’epoca furono ampiamente coinvolti nello sviluppo dei pedali SPD e le fasi di test furono molto lunghe.
Shimano si trovò a fronteggiare dei feedback inattesi da parte dei pro’ dell’epoca, tipo “Non riesco a capire se il pedale è agganciato!” oppure “Il pedale non si sgancia” perché il loro modo di usare la Mtb era molto diverso rispetto a quello degli utenti medi dell’epoca.
Parliamo di oltre 30 anni fa.
E questo spinse Shimano a velocizzare la produzione di nuovi prototipi del pedale per trovare con maggiore rapidità il risultato che soddisfacesse i pro’.
E 30 anni fa questo fu uno sforzo non proprio trascurabile per il marchio giapponese.
Quando però i pedali Shimano SPD furono pronti, il pubblico li accolse con grande entusiasmo e ancora oggi, per indicare i pedali a sgancio, si usa il termine Spd per indicare un qualunque pedale a sgancio rapido.
Per conoscere altre storie sulle tappe dell’evoluzione tecnica di Shimano vi invitiamo a leggere questi articoli per quanto riguarda il mondo della bici da strada e questi articoli per quanto riguarda la mountain bike.
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Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.