Conoscete la Samarathon?
Parliamo di una gara a tappe molto particolare, che si svolge nel deserto israeliano dal 22 al 24 febbraio.
Due dei nostri, Stefano Chiri e Mirko De Angelis, tra pochi giorni voleranno proprio in Israele per prendere il via a questa manifestazione.
Uno di loro, Mirko, ha intervistato un biker italiano che vive in Israele, per scoprire qualcosa di più su questo evento e sull'attività fuoristrada in Israele.
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DC
Una nuova avventura ci aspetta, questa volta andremo in un posto del tutto sconosciuto a noi bikers italiani.
Vi racconteremo cosa vuol dire pedalare nel deserto.
Tra qualche giorno parteciperemo alla Samarathon, ormai giunta alla sua 4ª edizione: una gara a coppie di mountain bike che si svolge tra il Deserto del Negev e il Deserto di Arava, nella Valle del Timna, nel Sud d’Israele.
Saranno tre le tappe da affrontare, per un totale di 200 km e 2550 metri di dislivello.
Di seguito il profilo altimetrico e il chilometraggio delle 3 tappe:
La gara si preannuncia davvero spettacolare per gli amanti della Mtb, che saranno entusiasti di pedalare il 40% del percorso totale su singletrack “man made” e su antiche vie percorse dai cammelli.
Abbiamo chiesto ad un nostro amico biker, Angelo Di Veroli, che vive in Israele, di raccontarci come viene considerato il ciclismo nella sua terra e di darci qualche consiglio per affrontare la Samarathon.
- Raccontaci un po' di te...
- Mi sono avvicinato al mondo della Mtb nel 2009 per motivi fisici: è stata la mia migliore amica che mi ha permesso di dimagrire 50 kg, in circa due anni.
Da lì è nata una grande passione e pian piano ho iniziato a partecipare alle prime gare, soprattutto Xc e marathon in Italia, riscontrando anche buoni piazzamenti di categoria sia a livello regionale che nazionale.
Nel 2012 mi sono trasferito in Israele dove, grazie ai percorsi che offre il deserto, ho migliorato molto la tecnica di guida.
Nel mio palmares conto 5 titoli di campione nazionale d’Israele (Xc e Mx) e 3 partecipazioni alla Cape Epic in Sud Africa.
- Qual è il rapporto tra gli Israeliani e la bicicletta?
- Splendido sicuramente, sia a livello sportivo che urbanistico.
Essendo un Paese piccolo e a misura d’uomo, la maggior parte dei cittadini utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.
Molti municipi locali le mettono a disposizione in alternativa ad autobus e taxi.
A livello sportivo, invece, il ciclismo, insieme al basket e alla corsa podistica è sicuramente tra gli sport più amati e praticati.
Vi basta pensare che il prossimo Giro d’Italia partirà proprio da qui in Israele.
- Mettendo a confronto il livello di organizzazione e i percorsi delle gare italiane a cui hai partecipato, quali sono le differenze principali con quelle israeliane?
- A livello di organizzazione qui in Israele, manca il classico “pacco gara” e il “pasta party”. Sostanzialmente è questa la grande differenza.
In Israele gli organizzatori danno molta importanza alla segnalazione dei percorsi, ai punti di ristoro e alla sicurezza stradale.
Il costo medio di una gara è di circa 25€.
Mi piace sottolineare che qui in Israele le gare sono organizzate solo per amore e passione e non per interessi economici, anche perché difficilmente si superano i 100 iscritti.
Per quanto riguarda i percorsi c’è molta differenza perché, ad eccezione delle gare a tappe, come la Epic Israel o la Samarathon, le marathon non sono sviluppate su un percorso unico come succede in Italia, ma bensì a giri: una gara di 75 km sarà percorsa su 3 giri lunghi 25 km ciascuno.
Lo scenario paesaggistico è sicuramente differente grazie ai panorami che offre il deserto, ma non mancano né scorci di mare, né di montagna.
La caratteristica principale dei percorsi delle gare in Israele è la presenza di numerosi single track, che possono arrivare a misurare anche 35/40 km.
La gara più famosa per questa particolarità, a cui ho partecipato, è l’Adulamania: il percorso di 107 km con 2000 metri di dislivello è costituito dal 90% da single track.
- Sappiamo che sei un biker esperto di gare a tappe ed hai già partecipato alla Samarathon: quali consigli ci daresti per affrontare al meglio le insidie del deserto?
- Il deserto dove si svolge la Samarathon è un deserto roccioso e non sabbioso, il terreno è secco e arido, pieni di pietre taglienti.
La scelta del pneumatico è fondamentale.
Io ho sempre una gomma un po’ più resistente per ridurre al minimo le probabilità di foratura, rinunciando alla leggerezza.
Per le eventuali forature, visto che la maggior parte delle volte si tratta di piccoli tagli sul copertone, non consiglio il classico “fast”, bensì il “plug”, molto più adatto e sicuro.
Un altro dettaglio da non sottovalutare è l’escursione termica del deserto: la temperatura, in questo periodo può oscillare tra i 5°C della mattina fino ai 25-30°C del giorno.
Quindi consiglio un abbigliamento estivo, con aggiunta di manicotti e gilet Windstopper per non soffrire troppo l’aria fresca delle prime ore di gara.
Essenziale, per me, uno scaldacollo leggero per potersi coprire le vie respiratorie nei momenti in cui si alza la polvere del deserto.
Per l’alimentazione consiglio di nutrirvi in gara con i classici gel e barrette energetiche e di bere molto.
Tutti i punti ristoro sono ben forniti, quindi l’alimentazione non deve essere una vostra preoccupazione.
- Consiglieresti la Samarathon ai nostri lettori?
- Si. Pedalare nel deserto è un’esperienza unica che vi regalerà emozioni che difficilmente dimenticherete.
Per chi ama la mountain bike è una tappa obbligatoria, anche perché la gara si svolge in una delle località turistiche più belle al mondo, a 35 km da Eilat, sul Mar Rosso.
Per informazioni samarathon.co.il