Fabio, della squadra dei Six Inch, ci ha inviato la sua storia: è il racconto di come lui e i suoi compagni hanno vissuto la preparazione e la gara del SellaRonda Hero Gravity, dove sono stati assegnati i titoli di Campione Italiano Enduro.
Senza voler ambire al tricolore ma con l'energia e l'entusiasmo di partecipare ad una avventura elettrizzante, Fabio e compagni ci fanno sentire partecipi della loro esperienza, cui danno un giudizio ampiamente positivo, e ci lasciano con una certezza: le Dolomiti non deludono mai...
VM
Quando, sul finire del 2014, abbiamo appreso che il Campionato Italiano per l’anno nuovo risultava assegnato a una località affezionata da sempre alla marathon e che inseriva l'enduro all'interno della famosa HERO siamo rimasti tutti un po' confusi.
Comunque, tutti conosciamo le potenzialità del Superski Dolomiti e potevamo immaginare che tipo di gara sarebbe stata, nutrendo un forte entusiasmo per la professionalità degli operatori turistici delle Valli dolomitiche.
Noi di Six Inch abbiamo puntato immediatamente a partecipare al Campionato Italiano, ovviamente non per il tricolore, ma per vivere quella che noi definiamo innanzi tutto una avventura.
Così, martedì 23 giugno partiamo alla volta di Canazei: albergo in centro, box attrezzato per le bici, cucina e stanze di ottimo livello. Il meteo, dapprima ballerino, annunciava solo per il sabato delle timide piogge.
Il mercoledì mattina, con il cielo blu ed una brezza piacevole, salivamo con la funivia da Campitello al Col Rodella.
Quando il panorama che ti circonda ti assorbe completamente, dimentichi per un momento il motivo per cui ti trovi lassù, poi quando in basso vedi una fettuccia che sventola ed un serpente di traccia che solca il pendio a mezza costa, ritorni alla realtà.
A 2400 metri, soprattutto per chi non è abituato a pedalare in quota, i polmoni cercano l’aria come fossi in un abisso, pedali e ansimi, le gambe non spingono ed ogni curva o minima salita diventano uno sforzo impossibile. Non puoi chieder di più al tuo fisico e fai fatica anche a capire la linea da far tenere alla bici ed in più sei partito a freddo ed i muscoli sono pigri e non vogliono saperne di mettersi in moto.
Il percorso è molto “natural”, zolle di terra, impronte di mucche al pascolo, avvallamenti e risalite, tratti su prato interrotti da fettucce che costringono a traversi in controtendenza e perfino un lama che corre libero dietro a Gambirasio…
Lo sviluppo del tracciato non è lungo, ma a quell’altezza sembra infinito e quando intravedi il Rifugio di Passo Sella, capisci che stai arrivando al traguardo.
La prima impressione lascia perplessi, solo il passo ed il ritmo di Martino Fruet, incontrato allo start, ci fa rendere conto che la gara sarà dura…
La PS2 che avrebbe portato a Selva è stata annullata, quindi il lungo trasferimento, mai faticoso, fino alla cabinovia Dantercepis, ci fa entrare a Selva Val Gardena accolti da un paese imbandito a festa con bandiere e striscioni inneggianti la HERO.
Giungiamo a Passo Gardena e sotto il guard-rail troviamo la traccia della nuova PS2 che cala fino a Corvara.
La speciale ricalca il piccolo Bike Park con belle sponde e un susseguirsi infinito di curve tutte da condurre e lasciar correre le ruote per poter portare via il tempo migliore. Ancora non del tutto fettucciato, studiamo tagli che verranno prontamente chiusi la domenica di gara. Ci divertiamo come bambini, in alcuni punti le velocità si alzano, una entrata scassata in un piccolo boschetto interrompe la serie di curve per poi riprenderla poco dopo. Vario e veramente divertente!
Si sale poi l Col Alt in cabinovia e godiamo di un pranzo al Rifugio Pralongià baciati dal sole e dal ghiacciaio della Marmolada che abbiamo davanti ai nostri occhi.
Il collegamento con il Passo di Campolongo si svolge in un bosco in falsopiano che ci porta in quota gradatamente e ci fa scendere sul finale al Passo. In gara questo trasferimento verrà modificato (o forse non lo avevamo capito nei giorni prima!).
Dal Passo in seggiovia saliamo ancora per arrivare alla PS3.
Ancora allo stato acerbo, qualche fettuccia e qualche orma sui prati ci fanno intendere a malapena lo sviluppo della Speciale che entra in due piccoli boschi per poi uscirne fino a portare ad Arabba. Lì con noi scendono anche i Lupato Bros e la loro crew e, dall’impegno che stanno mettendo nello studiare un passaggio, capiamo che la PS avrà la sua importanza ai fini delle posizioni in classifica, vuoi proprio per la relativa facilità con cui si presenta nascondendo però linee che fanno la differenza.
Ad Arabba, la salita fino alla seggiovia Fodom la facciamo su asfalto, ma in gara si salirà su uno sterrato più amichevole. I prati che scorrono sotto di noi, appesi alle funi dell’impianto stando comodamente seduti, sono verdi smeraldo ed i fischi che sentiamo sono delle marmotte che appaiono vicino alle loro tane. Un panorama che resterà impresso per tanto tempo!
Stiamo per chiudere l’anello dei 4 Passi, famoso in inverno con lo sci, ma che da quest’anno diverrà famoso anche per l’enduro.
A Passo Pordoi, il Sasso omonimo è sopra le nostre teste, raggiunto dalle funi della funivia che porta sulla terrazza più alta d’Europa.
Dal Passo parte l’ultima PS, la quattro, la più lunga e con oltre 1000 mt negativi.
Si svolge su tutti i terreni possibili, parte nel bike park, parte nel bosco scassato, ed è veramente appagante per linee e difficoltà. Farla tutto d’un fiato e con una buona andatura, è di per sé una vittoria.
Giunti a Canazei dopo quasi 7 ore (ovviamente con andature turistiche, con molte soste, mille foto e tante emozioni) ci sentiamo entusiasti di questi posti magnifici e delle montagne… sui percorsi abbiamo qualche dubbio, ma la miglior cosa, prima di dare giudizi affrettati, è dormirci sopra e cenare con una birra fresca e le specialità delle Valli Ladine.
Se la notte porta consiglio, la mattina seguente, complice il sole ed una temperatura mite, non viene altro che pensare di ripetere il giro da far assaporare agli amici che erano giunti la sera prima. E sarà così anche il giorno successivo con un break il sabato causa la preannunciata pioggia.
Al termine del soggiorno, conteremo quasi 15.000 mt di discesa e oltre 220 km (aiutati dagli impianti!).
Andiamo a dormire il sabato sera che la pioggia batte forte a Canazei ed ognuno pensa al giorno successivo con prati bagnati, radici scivolose e pietre umide, quando invece la domenica mattina uno splendido sole abbaglia tutta la Val di Fassa ed asciuga immediatamente i percorsi.
Neanche un dubbio viene se cambiare gomme e assetti, quindi restiamo tutti con la stessa tipologia delle prove dei giorni prima.
La curiosità di vedere come sia stato allestito il parterre dello start, ci porta a pedalare in fretta per raggiungere la piazza del Municipio.
Nelle nostre iscrizioni on-line, avevamo annotato, per ognuno del team, la volontà di rinunciare alle posizioni di ranking, in favore di una partenza raggruppata dei Six Inch, per poter vivere e assaporare meglio questa magnifica esperienza tutti insieme.
Sia i trasferimenti, sia lo start che il finish di ogni PS erano un momento di festa all’interno della squadra.
Tutto è stato vissuto con meno pathos e più tranquillità, riuscendo a dare il massimo.
Giungere a termine della Prova Speciale, vedendo i propri compagni in attesa di chi arrivava e ripartire tutti insieme, chiacchierando dei passaggi o dei guai occorsi, rendevano lieto ogni trasferimento. E questo è accaduto per le quattro PS, per 53 km e per oltre 3300 mt di dislivello.
Al termine della PS4 trovarci a chiudere la gara entrando al parterre –come nostro costume- tutti insieme con Francesca, che aveva terminato la gara molto prima con le donne, ed era lì ad attenderci, è stato il più bel premio cui potevamo aspirare in questo Campionato Italiano.
Non eravamo in sentore di maglia tricolore -per quella ambiscono i top ranking- ma volevamo vivere la nostra magnifica avventura tra le Dolomiti ed essere presenti alla première della HERO GRAVITY.
Se ne sono dette tante nei giorni antecedenti la gara circa la validità dei percorsi proposti, a volte a ragione a volte dando giudizi affrettati. Sicuramente gli organizzatori hanno fatto tesoro di quello che circolava nella rete e nei social e non si sono tirati indietro, lavorando anche di notte per offrire poi quello splendido campo di gara dove più di 300 partecipanti hanno condiviso gioie e dolori di questa grande prova tricolore.
Un giudizio più che positivo quindi per la timida entrata dell’enduro in Alto Adige, non eravamo i 4500 biker della marathon del giorno prima, eravamo molti di meno, ma siamo stati apprezzati per la simpatia ed allegria che abbiamo portato, tutti insieme, in queste valli eterne.
Per me, per i Six Inch, è stata una grande esperienza agonistica, accompagnata da una dose di romanticismo che solo le Dolomiti possono regalare.
Leggo ora che il 18 giugno 2016 la HERO prenderà di nuovo il via da Selva... posso pensare che il 19 giugno 2016 saremo anche noi ancora lassù?
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Redazione MtbCult
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