La Scott Endorphin e la (giovane) storia della Mtb

Simone Lanciotti
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La Scott Endorphin di 27 anni fa è stata una delle ultime Mtb più coraggiose in termini di stile e tecnologia.
Insieme alla prima Cannondale Scalpel.
La Endorphin ha mostrato al settore della bici ciò che poteva essere fatto con la fibra di carbonio, ovvero creare una struttura solida che in alcune parti fosse maggiormente elastica, in puro stile soft-tail.

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Il carro ha sempre lo stesso disegno "ad arco" che, insieme alla tipologia di fibra di carbonio utilizzata in questa zona, consente delle micro-flessioni al carro stesso. Qui tutti i nostri articoli sulla fibra di carbonio

27 anni fa non esistevano le Mtb a doppia sospensione per l’uso agonistico e l’unica indiscussa soluzione per le gare Xc era il telaio rigido delle hardtail.
Oppure le soft-tail, come la Gary Fisher Genesis di Paola Pezzo.

A guardarla bene, la Scott Endorphin è anche un ponte di collegamento con le prime Mtb degli Anni 90, quelle con i foderi bassi sopraelevati, ovvero gli elevated chainstays (alzi la mano chi ancora li ricorda), come si vedono sulla Kestrel in fibra di carbonio monoscocca in basso.

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Le Kestrel degli Anni Novanta avevano un fascino unico. Qui la vediamo allestita con Shimano Deore XT (con tripla corona) e guaine (ovviamente esterne) che lasciavano in parte il cavo scoperto. E sapete perché? Perché in questo modo era più facile lubrificare l'interno della guaina e rendere più fluida la cambiata.

Di fatto il triangolo posteriore del telaio assumeva tutta un’altra forma e permetteva di accorciare la distanza fra il mozzo posteriore e il movimento centrale, rendere più silenziosa la guida in discesa (perché la catena non sbatteva più sul fodero basso) e, all’occorrenza, di rimuovere la catena senza doverla aprire (era sufficiente rimuovere la puleggia inferiore del cambio).

Scott Endorphin, un’icona della Mtb

Insomma, questa bici, di cui vi mostriamo una splendida riedizione in chiave moderna, potrei dire che racchiude ben oltre 30 anni di mountain bike.
E ha tutto il diritto di essere definita un’icona delle Mtb, del cui futuro, per ora, non sappiamo nulla.

scott endorphin
scott endorphin
La ruota da 29 pollici e la gomma da 2,4" (a destra) fanno una differenza enorme rispetto a quella da 26 pollici e 2,0-2,1" di larghezza dell'epoca... Qui i nostri articoli sulle gomme per Mtb

Sappiamo del suo presente, ossia del desiderio di Scott di celebrarla e di ripensarla utilizzando tecniche costruttive più moderne.
Che potrebbero, in linea di principio, renderla ancora più efficiente della sua celebre antenata.
Fra le tante soluzioni adottate oggi in ambito Xc non è facile dire se ci sarà un posto per una soft-tail nel catalogo Scott, visto che Spark RC e Scale se la cavano già molto bene.

Ma quanto interessa davvero la storia?

La Mtb è una disciplina ancora abbastanza giovane, soprattutto se paragonata con il ciclismo su strada.
Di fatto ha preso piede in modo virale fra la fine degli Anni 80 e l’inizio dei 90.
Da lì in poi ha cambiato volto di continuo.
Volto, ma anche nomi, concetti, marchi e se guardiamo bene, di quegli anni lì, oggi sono rimasti pochissimi modelli.
I marchi ci sono ancora quasi tutti, ma di modelli che durano da oltre 30 anni io ne ricordo davvero pochi.
Così, su due piedi, lo Shimano Deore Xt, lo Shimano XTR, il sistema Shimano Spd, la serie Ritchey Wcs e la Specialized Stumpjumper.

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La Specialized Stumpjumper di 40 anni fa era già la bici tutto-fare di oggi. Solo che 40 anni fa non esistevano le categorie di Mtb che esistono oggi...

E magari altri ancora (e qui faccio appello anche alla vostra memoria storica).
Tutto il resto è cambiato, si è interrotto e poi magari è tornato, ma non dura da così tanto tempo.
E questo la dice lunga su quanto la Mtb un legame con storia, tradizioni e consuetudini non lo ricerchi più di tanto.
O tanto a lungo.
Oppure non riesca proprio a mantenerlo per motivi tecnici.

Mi spiego meglio.
Pensate anche alle gare: rispetto al mondo delle gare su strada non esiste un appuntamento che potremmo definire “una classica”.
L’unica è la tappa di Coppa del mondo a Mount Sainte Anne che c’è da quando esiste la Coppa del mondo Uci, cioè ufficialmente dal 1991.
Questa località (che ha ospitato anche i campionati del mondo di Mtb nel 2010) nel corso degli anni ha avuto la rara capacità di modificare i tracciati per adeguarli alle crescenti capacità tecniche di mezzi e atleti.
Oltre alla ancor più rara capacità di dare continuità all’organizzazione di una tappa di Coppa.

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I comandi Shimano Deore XT thumb shifter. Senza dimenticare la larghezza esigua del manubrio, in puro stile ciclocross...

La Mtb cambia. Eppure…

Fra tutte le bici la mountain bike è quella che cambia più velocemente di altre.
E questa velocità è talmente alta che ha finito per contagiare-contaminare anche la bici che, per definizione, è meno propensa ai cambiamenti, ovvero la bici da strada.
Che è la bici della tradizione e degli appuntamenti classici, ma che negli ultimi 10 anni ha visto comunque un enorme cambiamento.
Fortunatamente.

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Freni a disco, perni passanti, gomme tubeless, cerchi più larghi e rapporti più demoltiplicati sono alcune delle novità più recenti introdotte sulle bici da strada di derivazione mountain bike

Ma restiamo sulla Mtb.
Con un mezzo che cambia e diventa sempre più capace è difficile pensare di fare sempre le stesse cose.
Il divertimento per chi va in Mtb è provare cose nuove, mettersi alla prova (in gara e non) su cose sempre un po’ più difficili, perché il divertimento nell’offroad viene dal riuscire a superare gli ostacoli.
Naturali o artificiali.

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E torniamo alla Scott Endorphin.
La sua riedizione in chiave moderna dice tantissime cose.
Dice quanto è cambiata la Mtb e anche quanto popolata di attori sia la sua storia fino ad oggi.
Alcuni, dagli Anni 80, esistono ancora e altri sono emersi di recente, ma guardando questa Endorphin mi viene da pensare che tutti conoscano da dove la Mtb è partita.
E soprattutto dove sta andando.

Qui altre informazioni sulla riedizione della Scott Endorphin

Qui altri articoli sulla storia della Mtb

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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