La bici appoggiata alla parete ora mi chiama, fino a ieri non aveva intenzione di muoversi, lei...
Il gambale sa ancora di olio riscaldante, mi ricorda l'ultima gara di stagione.
Aggancio il primo pedale, mi fa quasi strano.
Aggancio il secondo e parto: via!
Il cuore che pompa forte e il fiatone che lo segue danno ritmo all'uscita.
Vado a rallentatore, ma il suono delle ruote che solcano tappeti di foglie è davvero tanta roba!
Le prime rampe fanno male: «E pensare che un mese fa le facevo di slancio😱 ».
Quando torni in sella dopo la pausa tra una stagione e l'altra, ma anche dopo un periodo di inattività causato da altri motivi, nella testa si scatenano una serie di emozioni e di meccanismi mentali che testimoniano quanto la bici sia bella, ma anche spietata.
La testa ti dice: «Vai, spingi».
La gamba risponde: «Piano!».
In effetti la memoria neuro-muscolare è una brutte bestia, il cervello ricorda determinati stimoli e ritmi, ma se la condizione non è al top, le gambe mollano prima del tempo.
«Vabbè, ma chissenefrega: godiamoci l'autunno e i bellissimi colori che ci regala».
In salita l'affanno è più forte di sempre, ma tengo duro perché so che mi aspetterà un bel “surf tra le foglie”.
A proposito, occhio a cosa c'è sotto 😬
Arrivo in cima, respiro profondo, sblocco le sospensioni, abbasso il telescopico e giù, a manetta.
Quel sottobosco bello viscido mi fa giocare qualche jolly, ma non c'è miglior allenamento per la sensibilità e la propriocezione: altro che fitball!
Queste bici da Xc moderne mi fanno sballare, il feeling è così vicino a quello della trail bike, che quasi quasi mi sento a disagio con la Lycra...
Salto, sponda, toboga: che figata!
La strada riprende a salire, quanto basta per farmi ricordare che nelle ultime settimane ho mangiato tanto e mi sono allenato poco.
Ahimè 😅
Il cuore schizza senza pietà, la schermata del Garmin che visualizza i watt sembra si sia impallata: non salgono! Arghhhh.
Ah, no, aspettate: è tutto regolare, sono io che non la muovo...
«Da domani si fa sul serio, anzi no, da lunedì».
Si dice sempre così, no?
Dopo due ore la sella inizia a far male, come per invitarti a riprendere la strada di casa.
Quel doloretto leggero ma fisso, che avevo quasi dimenticato: che fastidio!
«Eppure l'ho usata tutta la stagione senza problemi, mah».
Quando torni in sella dopo una pausa, in un certo senso riparti da zero.
Non solo parlando di condizione e allenamento, anche per quanto riguarda le abitudini e gli adattamenti che il corpo è costretto a mettere in atto per stare comodo sulla bici.
I “calli” sono più morbidi, i muscoli sono meno tonici e gli attriti sono maggiori.
Ve l'avevo detto, che la bici è spietata...
Ultimi chilometri, le gambe girano più fluide.
Quel gambale intriso di olio riscaldante ora sa anche di fango e di sudore.
Provo a distrarmi guardando la bici, che tutta infangata è ancora più bella, ma in testa c'è solo una cosa: cibo!
«Dolce o salato? Cosa strafogo quando arrivo a casa?».
Dai, ammettetelo, capita anche a voi dopo le prime “vere” uscite...
Non stupitevi, è normale: basterà riprendere con regolarità per tornare a casa senza la voglia di sbranare il frigorifero o il bar sotto casa.
Io intanto mangio, non si sa mai 🤣
Sgancio i pedali e stoppo il Garmin, che visualizza 4 giorni di recupero.
«No, non mi freghi, caro computerino: ci vediamo domani!».
Tornare in sella dopo la pausa è un po' come ritrovare se stessi.
E' come una doccia per la coscienza, che lava via i sensi di colpa e rinfresca la mente, pronta a focalizzare i prossimi obiettivi e a pianificare nuove avventure.
Basta una bici, un sentiero nel bosco e, magicamente, torna tutto al suo posto.
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.