Quando in montagna il GPS fa cilecca

Simone Lanciotti
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Prendi oggi: uno di quei giorni in cui sei incerto sul da farsi.

Esco?
Non esco?

Relax? 
No, non posso, perché domani sono impegnato tutto il giorno.
Oggi è il giorno per fare una bella uscita offroad.
Oggi… o mai più.
Ok, esco.

E mentre pedalo, più o meno, ho chiaro in mente che vorrei fare qualcosa di grosso.
Ho tante ore a disposizione, finalmente, e non voglio sprecare questa occasione.
Sono con l’elettrica, una Trek Rail 9.8 con la quale mi trovo sempre più in sintonia, ho il “pieno di elettroni" nella batteria e tanta voglia di andare in montagna.
E qui torna l’imbarazzo.

Nuvole cupe sulle cime, temperatura non proprio invitante e, insomma, inizio a rivalutare tutto.

“Mamma mia, Simone! Deciditi!”

Ecco, oggi ero così.
Avevo la consapevolezza che potevo fare un giro impegnativo perché avevo tempo e l’equipaggiamento corretto, ma stavo tornando a vacillare come prima di partire.
A quel punto decido di non pensare più e di ascoltare quella vocina provocatrice che mi dice:

“Tornatene su al Faito…”

Quando in montagna il GPS fa cilecca
La pendenza è molto severa, tanto che ho dovuto fermare la bici con il piede. Il fondo un po' umido garantisce tanto grip. E si vede...



Quando il GPS fa cilecca in montagna

Non pretendo che sappiate cos’è e dov’è il Faito: siamo in provincia di Roma, sui Monti Simbruini, al confine con l’Abruzzo, e il Faito è un pianoro molto esteso ricoperto di faggi al quale si accede solo tramite sentieri.
E nemmeno facili.
Motivo per cui il Faito, oggi, da solo, mi spaventava un po’.
Ma decido di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di andare.

“La montagna si conquista un metro alla volta” 

Mi sono detto e ho iniziato a concentrarmi sul “qui e ora”, ovvero sul vivere ciò che stavo vivendo.
E basta.
Davanti a me ho la traccia bianco-rossa sugli alberi da seguire confortata dalla rotta mostrata sulla mappa del Garmin Edge 530.
Un’accoppiata infallibile.

Fino ad oggi…

Quando in montagna il GPS fa cilecca
IMG 2833 2
Questa foto è il momento in cui ho realizzato che sono salito su al Faito, mi sento emozionato e grato nei confronti della bici e di questo sentiero. Ma la parte difficile sta per arrivare...

E infatti qui viene il bello.
Il Faito è noto per essere un posto magnifico, ma anche ad alto rischio smarrimento.
Tanto isolato, quanto difficile da perlustrare, perché la segnaletica bianco-rossa non è sempre facilmente visibile.
Per motivi oggettivi: vuoi perché la faggeta è molto fitta, vuoi perché, magari, l’albero sul quale c’è un segno bianco-rosso è caduto, vuoi perché erano 3 anni che non tornavo qui, sta di fatto che ad un certo punto oggi mi sono smarrito.

Quando il GPS fa cilecca in montagna
In questo punto la faggeta inizia ad essere fitta. Il tracciato non è affatto frequentato d'inverno (sebbene quest'anno non ci sia traccia di neve) ed è difficile individuare la rotta corretta. Senza dimenticare il rischio danni dovuto ai rami: spesso mi è capitato che accidentalmente spezzassero il cambio.
Da qui in avanti, mi sono detto, devo stare molto attento...

Quando in montagna il GPS fa cilecca

Ed eccomi qui.
Alle mie spalle il segno bianco-rosso del sentiero, ma davanti a me non vedo quello successivo.
E soprattutto il Garmin mi dice che, sì, sono nella direzione giusta, ma non sul sentiero.
Guardate la foto in basso.

Quando in montagna il GPS fa cilecca

Ok, calma e sangue freddo: il sentiero è qui.
Lascio la bici a terra, in un posto ben visibile, prendo il Garmin in mano e inizio a camminare cercando il segno sull’albero o in terra e controllando sul display se riesco ad intercettare il sentiero.

Niente da fare.

La confusione aumenta.
Il Garmin mi indica una direzione che non trova riscontro con la realtà. 
Devo fidarmi di lui oppure dei segni sugli alberi (che non trovo)?
Siccome già altre volte sono passato di qua e in questo preciso punto non ho mai avuto incertezze, la soluzione deve essere dietro l’angolo.
Riparto in esplorazione a piedi.

Guardo a terra e mi accorgo di un vecchio tronco reciso da una motosega: se è stato tagliato dev’essere perché il sentiero passa di qua.
E infatti è così.
Ritrovo i segni bianco rossi che, in assenza di alberi, erano stati apposti sulle rocce.
Ma l’esposizione al sole li aveva resi quasi invisibili.

Risolto!

Torno indietro, riprendo la bici e dentro di me penso che anche stavolta il Faito mi ha fregato.
Tiro un sospiro di sollievo, perché ora ho una lunga discesa tecnica verso Vallepietra, ovvero uno dei motivi per cui sono salito fin quassù.
Il sentiero è magnifico, ma in molti tratti devo fermarmi per superare alberi caduti.
Mi fermo anche per spostare i tronchi di dimensioni alla mia portata o per segare arbusti che intralciano il cammino.
La discesa è ben più lenta del previsto, ma davvero emozionante.

Quando in montagna il GPS fa cilecca
Quando in montagna il GPS fa cilecca
Vallepietra, sullo sfondo, mi dice che sono quasi alla fine di questo sentiero in discesa. Secondo Strava, oggi, ho impiegato 39 minuti nel percorrerlo, mentre il mio tempo più basso è 32 minuti.

Intanto ripenso alle bizze del mio Garmin.
Non era mai successo prima e avevo anche una chiara e piuttosto ampia visione del cielo.
Indagherò, ma per ora mi basta sapere di avercela fatta.
Di essere uscito di casa “determinato, ma anche no” e di esserci tornato gasato e soddisfatto come di rado mi capita.
E desideroso di raccontarvi questa storia.

Quando in montagna il GPS fa cilecca

Morale della favola

In montagna può succedere di tutto e quando sei da solo, lì, devi mantenere la calma e avere sicurezza nei tuoi mezzi.
Facile a dirsi, difficile a farsi quando sei in un bosco in montagna.
Se non te la senti di farlo, non farlo: le uscite solitarie (ancor di più in montagna) richiedono determinazione, lucidità e preparazione.
Se oggi vuoi saltare, salta o magari cerca l’appagamento altrove.

Qui altre storie di uscite solitarie

PS: se vi interessa di seguito trovate la traccia del giro in questione (e quella di altri giri ancora):

IMG 2858

Ho concluso questo itinerario con una carica residua del 17% e ho affrontato tutta la salita in modalità Tour+, mentre la modalità Eco l'ho utilizzata sul fondovalle.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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