«Se penso che eravamo tutti degli absolute beginners, per dirla con David Bowie, e invece eccoci pronti ad iniziare un nuovo anno, il sesto consecutivo per noi».
Non nasconde l’orgoglio, Luigi De Santi, per quello che lui e gli altri soci di 4Enduro sono riusciti a costruire.
Tutti volontari, che lavorano però come dei veri professionisti per mettere in piedi un circuito di gare di Mtb enduro che richiama ogni anno migliaia di partecipanti in Piemonte.
In sei anni i numeri di 4Enduro sono sempre stati in crescita, anche grazie ad una sponsorizzazione importante come quella di Specialized, da anni al suo fianco.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con De Santi per parlare di per chiarire l'argomento "prove nell'enduro" e per capire qual è lo stato di salute di questa specialità in Italia.
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- Luigi, siete pronti per la stagione 2023?
- Come sempre c’è ancora qualcosa da sistemare, ma siamo pronti, sì. Quest’anno abbiamo aggiunto una tappa in Liguria, quindi siamo cresciuti anche fuori regione, proviamo a fare sempre qualcosa in più.
- Dev’essere piuttosto duro organizzare un circuito come il vostro.
- Lo è sempre stato, sì, ma è normale, è qualcosa che mettiamo in conto. Siamo un collettivo, dobbiamo relazionarci con tanti soggetti diversi in posti differenti. Mettere d’accordo tutti quanti non è sempre immediato.
Arriva sempre il momento in cui vorresti mandare tutto all’aria, ma poi vedi arrivare le persone agli eventi, i rider si divertono, ti ringraziano, è pieno di ragazzini. E’ qualcosa che ti ripaga di tutto.
- Quindi avete una buona presenza di giovanissimi. Puoi darci qualche numero?
- In una gara con 400 partenti arriviamo ad avere qualcosa come 120 tra esordienti e allievi. Abbiamo avuto ragazzini che sono arrivati dalla Sicilia per partecipare, è la cosa più gratificante per noi.
- Wow, decisamente niente male. Nel ciclismo su strada è molto difficile avere questa partecipazione nelle categorie giovanili. E questo nonostante sia una disciplina più “popolare”. Sembra un segnale di buona salute dell’enduro...
- Lo è, ci sono tanti giovani. Credo che la direzione in cui si sta muovendo il ciclismo ora sia questa. La gente vede fenomeni come Van Der Poel o Pidcock che riescono ad eccellere in diverse discipline e molti di questi atleti vengono dal fuoristrada, si fanno le ossa con la Mtb. Per i quadricipiti c’è tempo, prima si impara a guidare.
- A proposito di "imparare a guidare", cosa ne pensate voi dei nuovi regolamenti che di fatto vietano le prove nell'enduro?
- Ne siamo molto contenti. Sono anni che chiediamo alla Federazione di introdurre delle regole che vadano nella direzione di ridurre il più possibile le prove nell'enduro, quindi siamo stati felici di recepire i regolamenti UCI e faremo di tutto per farli rispettare.
Ti dirò di più, noi di 4Enduro applicheremo il regolamento FCI anche nelle gare regionali dove non ci sarebbe alcun obbligo in tal senso, perché crediamo che la cosa più importante sia fare educazione. Verso i rider che partecipano alle gare, verso i biker in generale e poi le associazioni e i direttori sportivi.
- Quella delle prove nell'enduro è una vecchia diatriba che si riaccende spesso. C’è chi sostiene che vietarle significa avvantaggiare i rider locali e chi semplicemente non crede che sia possibile impedire di provare il percorso a chi ha la possibilità di andare sul terreno di gara nel periodo che precede competizione. Voi cosa ne pensate?
- Che si tratta di un falso problema. Io lo paragono al divieto del fumo nei locali pubblici: quando fu imposto c’era chi diceva che era impossibile applicarlo, che sarebbe stato un danno enorme per gli esercenti, che i locali non avrebbero più lavorato. E invece, a vent’anni di distanza non è successo niente di tutto ciò, chi fuma si è adeguato ed è anzi il primo a cui dà fastidio che non si rispetti il divieto.
Si tratta di contribuire tutti al rispetto del territorio, al fair play e soprattutto a tenere vivo lo spirito dell’enduro.
- Che sarebbe?
- L’enduro premia il colpo d’occhio, la capacità di leggere il sentiero, l’improvvisazione. E’ difficile, non fa per tutti, ma è così.
Fare enduro significa diversificare il proprio modo di fare mountain bike così da essere competitivi subito alla prima o alla seconda discesa. Provare un percorso fino ad “asfaltarlo” è contro tutto quello in cui noi crediamo.
Senza contare che significa vedere invasi da auto e furgoni piccoli paesi di montagna dove è importante invece che l’enduro sia recepito come una risorsa, e non come un problema.
Non è quello che vogliamo.
- Qualcuno dice che è impossibile chiudere un bosco intero e impedire ai rider di provare. Voi come vi regolerete?
- Dalla settimana prima di ogni gara noi di 4Enduro siamo sempre nei boschi a lavorare e mettere a punto i percorsi, quindi riusciamo a controllare le aree di gara e a “pizzicare” eventuali furbetti.
E’ chiaro che non possiamo essere sempre presenti, ma sono convinto che basti qualche caso, magari qualche nome importante, perché inizi a diffondersi un approccio diverso. Nessuno vuole fare certe brutte figure.
- E magari le persone capiranno anche che un enduro con meno ricognizioni ha pure dei vantaggi.
- Certo. Ad esempio sono convinto che le gare in questo modo diventino molto più accessibili anche economicamente e quindi alla portata di più persone.
Avere un impegno di due giorni è ben diverso che arrivare una settimana prima per provare e riprovare i percorsi.
- Quindi sono cambiamenti che faranno bene?
- Assolutamente sì. L’enduro italiano è sempre stato un po’ bistrattato, credo che una scossa per uscire da questa impasse servisse.
- E per quanto riguarda l’ingresso di Warner Bros nel circuito mtb con Discovery? Come pensi che potrà impattare nel lungo termine quello che succederà all’EWS, anzi all’EDR sul mondo enduro?
- Se un colosso come Warner Bros ha deciso di investire sulla mountain bike significa che ci vede un grande potenziale, e io penso che potremmo beneficiarne tutti.
La presenza di questi soggetti porterà sicuramente una crescita allo sport, perchè molte più persone vedranno e capiranno cos’è l’enduro.
Per uno sport poco conosciuto dal pubblico come il nostro la mediaticità è estremamente importante.
Anche noi di 4Enduro nel nostro piccolo stiamo cercando di rendere più visibile quello che facciamo.
Quest’anno abbiamo stretto un accordo con Bike Channel dove saremo presenti con due puntate della trasmissione “Prova Speciale” dedicate al circuito.
- E a chi piace pensare all'enduro come a uno sport "per pochi eletti" cosa diresti?
E' vero che la mountain bike è la nicchia del ciclismo e l'enduro è la nicchia della Mtb. Ma bisogna anche pensare che voler restare un uno sport di “nicchia” è un rischio.
Nel mio lavoro ho visto cos’è successo allo snowboard, che per la paura di snaturarsi non è riuscito a mantenere la grande promessa che sembrava al suo esordio ed è rimasto al palo.
L’enduro deve decidere cosa vuole fare “da grande” ed evitare di commettere errori simili.
Il circuito 4Enduro prenderà il via 2 Aprile con la prima prova a Campo Ligure, l’unica fuori dal Piemonte. Le altre 4 prove del calendario si terranno il 16 aprile a Cogiola (BI), il 14 maggio a Valdilana (BI), l’11 giugno a Pogno (NO) e il 24 settembre a Santa Maria Maggiore (VB).
Tutte le informazioni sul sito 4enduro.it.
Qui sotto, un articolo che parla di "guida alla cieca", che è l'emblema della Mtb e dell'enduro in particolar modo:
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Sull'autore
Silvia Marcozzi
Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.