Pallhuber: La nazionale di enduro? Ci stiamo pensando

Simone Lanciotti
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Pallhuber: La nazionale di enduro? Ci stiamo pensando

Simone Lanciotti
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NEMI - Ricordate l'articolo pubblicato qualche settimana fa sulle possibili strategie per far crescere l'enduro in Italia? Ebbene, ai campionati italiani Xc di Nemi si è avuta l'occasione di porre a Hubert Pallhuber, il ct della nazionale di Mtb, alcune domande sia sulla questione enduro che sull'Xc e sugli atleti italiani.
La Fci in ambito fuoristrada sta raccogliendo risultati importanti con i giovani e allora perché non immaginare qualcosa di simile anche in ambito enduro?

- E' possibile creare una nazionale anche nel settore enduro?
- Enrico Martello, collaboratore tecnico della nazionale, oggi è ad una gara di enduro, quindi stiamo già iniziando a tenere un occhio anche lì. Io penso che dovremo arrivare anche lì, perché è uno sport che è praticato da tanti, specialmente da tanti che vanno via dall'Xc e vanno a fare enduro.

L'Enduro delle Nazioni 2012, a Sauze d'Oulx, è stato il primo evento a coinvolgere dei team nazionali. Ci sarà mai una rappresentativa ufficiale in futuro?

L'Enduro delle Nazioni 2012, a Sauze d'Oulx, è stato il primo evento a coinvolgere dei team nazionali. Ci sarà mai una rappresentativa ufficiale in futuro?

- Il Progetto Sviluppo Talenti Mtb fino ad ora è rivolto all'Xc, ma può essere utilizzato anche per chi fa enduro e gravity?
- Noi siamo partiti con il progetto esordienti e allievi e andiamo in questo centro solo due-tre volte l'anno perché i fondi a disposizione non sono moltissimi. Quello che conta invece è che la Fci abbia capito che questo centro e le valutazioni sull'età biologica che si fanno lì portano a dei frutti molto importanti.
Per noi è utile per capire quale sia il potenziale di un giovane: se costui ha un'età biologica di due anni inferiore rispetto alla media e i risultati in gara non sono all'altezza dei suoi diretti rivali, noi cerchiamo di motivarlo, continuando a tenerlo in sella e a dargli morale.

- Secondo te l'enduro può essere una porta di accesso alla Mtb o c'è solo il cross country?
- Si può iniziare dall'enduro o anche dalla Dh. C'è stato chi ha iniziato con la Dh e poi si è dedicato all'Xc. Chi fa enduro deve essere bravo a guidare la bici. E dove acquista questa capacità di guida? Facendo bmx, Xc, ciclocross, insomma delle specialità che chiamino in ballo delle abilità nella guida. Se sei capace a guidare la bici alla grande, è giusto che provi altre specialità oltre all'Xc. Ad esempio, se hai talento nella guida e hai sparate di potenza notevoli nelle gambe, allora sei portato per fare enduro. Ed è giusto che un atleta segua quella strada. Più giovani sono gli atleti e più forti vanno in bici, perché hanno meno paura. Così come è vero che prima iniziano e più cose imparano. Certo, è vero che per un giovane una gara di enduro può essere molto impegnativa, perché sei in sella anche 5 ore, fra speciale e trasferimento, mentre nell'Xc una gara dura un'ora o più. E magari questo può portare i ragazzi a spostarsi nell'Xc, anche per cambiare. Se un giovane viene da me e mi dice di essere più portato a fare qualcos'altro, io dico che la provi. E' giusto rispettare le inclinazioni dei ragazzi.

Il cross country è una delle porte di accesso alla Mtb, ma non l'unica. Molte società sono attive in questa specialità con grandi risultati.

Il cross country è una delle porte di accesso alla Mtb, ma non l'unica. Molte società sono attive in questa specialità con grandi risultati.

- Sul fronte Dh che tipo di piani avete con Roberto Vernassa? Vi siete già incontrati?
- Sì, abbiamo già avuto più di un incontro. Quest'anno è l'anno zero e riusciamo a fare poco e niente. Il prossimo anno invece si ricomincia e io ho già detto a Vernassa di preparare delle idee e delle proposte. Mi piacerebbero gli stage piuttosto che le gare. E' vero che con le gare hai un'idea precisa del livello dei tuoi rivali ed aiutano senza dubbio a migliorare, ma con i giovani occorre partire dalla base. E nella Dh l'aspetto fisico, ossia la preparazione, è molto importante. Se non sei allenato in alcune gare di Dh non arrivi proprio…

- Torniamo all'Xc: a fine agosto ci sono i mondiali in Sudafrica. Che cosa ti aspetti dagli azzurri?
- L'asticella è molto in alto adesso: abbiamo vinto il mondiale 2012 e l'europeo nella staffetta, abbiamo una categoria under 23 molto forte, la Lechner che va forte, Bertolini che va forte e sono fiducioso che qualche medaglia la prendiamo. Kerschbaumer sta crescendo dopo un avvio un po' modesto, Pettinà è un osso molto duro, i Braidot possono fare bene. E poi c'è Fontana: anche lui è molto motivato per arrivare finalmente a una medaglia ai mondiali. Anche lui è partito un po' in sordina, ma sta recuperando. Adesso vediamo le prossime due gare di Coppa. Quando Fontana c'è, c'è. Per me è una sicurezza. E poi il percorso del mondiale secondo me potrebbe giovare agli azzurri perché molti di loro sono bravi tecnicamente.

Secondo Pallhuber Eva Lechner sta migliorando nella gestione della tensione prima delle gare importanti. E' un'atleta che può fare bene al prossimo mondiale.

Secondo Pallhuber Eva Lechner sta migliorando nella gestione della tensione prima delle gare importanti. E' un'atleta che può fare bene al prossimo mondiale.

- Questa crescita tecnica degli atleti italiani a che cosa è dovuta?
- Noi abbiamo insistito molto nel dire loro "Dovete curare la tecnica" e all'inizio non tutti hanno recepito questo messaggio. Qualche anno fa facevano la preparazione sulla bici da strada, ma poi hanno iniziato ad uscire di più con la Mtb, a divertirsi come dei biker. Quando eravamo a Livigno per il ritiro (e lo rifaremo anche al prossimo ritiro) ci siamo divertiti con le Mtb, abbiamo preso gli impianti e siamo andati a fare un po' di discese, per staccare e divertirci. Poi ognuno di loro ha lavorato a casa sulla tecnica, tipo Pettinà che all'inizio era un po' carente, ma poi impegnandosi è cresciuto molto. E oggi non puoi non essere bravo a guidare la Mtb. Basta guardare l'europeo di Berna dove c'erano i salti: fino a qualche anno fa non li avrebbe fatti quasi nessuno.

- Ma c'è qualcuno che li ha aiutati o hanno fatto tutto da sé?
- Ci sono stati tanti input da parte della Fci, da parte mia, soprattutto verso gli junior (che adesso sono under 23), mostrando loro come fare una curva o un certo passaggio, facendoglielo ripetere fino a che non si sentivano padroni della situazione. E questo investimento sugli junior, che ha significato portarli in Coppa del mondo per farli crescere, anche se mi è stato criticato lì per lì, sta dando i suoi frutti.

- Di Rocco (il presidente della Fci) cosa dice di questi risultati?
- Di Rocco e tutta la Fci è contenta del settore fuoristrada, ma non è solo merito mio o dei miei collaboratori: grazie anche alle società e ai comitati che ci lavorano sopra, perché la federazione è abbastanza limitata in termini di budget. Senza di loro non si riuscirebbe ad arrivare a questo. Anche la federazione svizzera, che ha addirittura due tecnici e atleti molto più forti dei nostri, ha risorse non illimitate e punta molto sul lavoro svolto dalle società.

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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