NEMI - Ricordate l'articolo pubblicato qualche settimana fa sulle possibili strategie per far crescere l'enduro in Italia? Ebbene, ai campionati italiani Xc di Nemi si è avuta l'occasione di porre a Hubert Pallhuber, il ct della nazionale di Mtb, alcune domande sia sulla questione enduro che sull'Xc e sugli atleti italiani.
La Fci in ambito fuoristrada sta raccogliendo risultati importanti con i giovani e allora perché non immaginare qualcosa di simile anche in ambito enduro?
- E' possibile creare una nazionale anche nel settore enduro?
- Enrico Martello, collaboratore tecnico della nazionale, oggi è ad una gara di enduro, quindi stiamo già iniziando a tenere un occhio anche lì. Io penso che dovremo arrivare anche lì, perché è uno sport che è praticato da tanti, specialmente da tanti che vanno via dall'Xc e vanno a fare enduro.
- Il Progetto Sviluppo Talenti Mtb fino ad ora è rivolto all'Xc, ma può essere utilizzato anche per chi fa enduro e gravity?
- Noi siamo partiti con il progetto esordienti e allievi e andiamo in questo centro solo due-tre volte l'anno perché i fondi a disposizione non sono moltissimi. Quello che conta invece è che la Fci abbia capito che questo centro e le valutazioni sull'età biologica che si fanno lì portano a dei frutti molto importanti.
Per noi è utile per capire quale sia il potenziale di un giovane: se costui ha un'età biologica di due anni inferiore rispetto alla media e i risultati in gara non sono all'altezza dei suoi diretti rivali, noi cerchiamo di motivarlo, continuando a tenerlo in sella e a dargli morale.
- Secondo te l'enduro può essere una porta di accesso alla Mtb o c'è solo il cross country?
- Si può iniziare dall'enduro o anche dalla Dh. C'è stato chi ha iniziato con la Dh e poi si è dedicato all'Xc. Chi fa enduro deve essere bravo a guidare la bici. E dove acquista questa capacità di guida? Facendo bmx, Xc, ciclocross, insomma delle specialità che chiamino in ballo delle abilità nella guida. Se sei capace a guidare la bici alla grande, è giusto che provi altre specialità oltre all'Xc. Ad esempio, se hai talento nella guida e hai sparate di potenza notevoli nelle gambe, allora sei portato per fare enduro. Ed è giusto che un atleta segua quella strada. Più giovani sono gli atleti e più forti vanno in bici, perché hanno meno paura. Così come è vero che prima iniziano e più cose imparano. Certo, è vero che per un giovane una gara di enduro può essere molto impegnativa, perché sei in sella anche 5 ore, fra speciale e trasferimento, mentre nell'Xc una gara dura un'ora o più. E magari questo può portare i ragazzi a spostarsi nell'Xc, anche per cambiare. Se un giovane viene da me e mi dice di essere più portato a fare qualcos'altro, io dico che la provi. E' giusto rispettare le inclinazioni dei ragazzi.
- Sul fronte Dh che tipo di piani avete con Roberto Vernassa? Vi siete già incontrati?
- Sì, abbiamo già avuto più di un incontro. Quest'anno è l'anno zero e riusciamo a fare poco e niente. Il prossimo anno invece si ricomincia e io ho già detto a Vernassa di preparare delle idee e delle proposte. Mi piacerebbero gli stage piuttosto che le gare. E' vero che con le gare hai un'idea precisa del livello dei tuoi rivali ed aiutano senza dubbio a migliorare, ma con i giovani occorre partire dalla base. E nella Dh l'aspetto fisico, ossia la preparazione, è molto importante. Se non sei allenato in alcune gare di Dh non arrivi proprio…
- Torniamo all'Xc: a fine agosto ci sono i mondiali in Sudafrica. Che cosa ti aspetti dagli azzurri?
- L'asticella è molto in alto adesso: abbiamo vinto il mondiale 2012 e l'europeo nella staffetta, abbiamo una categoria under 23 molto forte, la Lechner che va forte, Bertolini che va forte e sono fiducioso che qualche medaglia la prendiamo. Kerschbaumer sta crescendo dopo un avvio un po' modesto, Pettinà è un osso molto duro, i Braidot possono fare bene. E poi c'è Fontana: anche lui è molto motivato per arrivare finalmente a una medaglia ai mondiali. Anche lui è partito un po' in sordina, ma sta recuperando. Adesso vediamo le prossime due gare di Coppa. Quando Fontana c'è, c'è. Per me è una sicurezza. E poi il percorso del mondiale secondo me potrebbe giovare agli azzurri perché molti di loro sono bravi tecnicamente.
- Questa crescita tecnica degli atleti italiani a che cosa è dovuta?
- Noi abbiamo insistito molto nel dire loro "Dovete curare la tecnica" e all'inizio non tutti hanno recepito questo messaggio. Qualche anno fa facevano la preparazione sulla bici da strada, ma poi hanno iniziato ad uscire di più con la Mtb, a divertirsi come dei biker. Quando eravamo a Livigno per il ritiro (e lo rifaremo anche al prossimo ritiro) ci siamo divertiti con le Mtb, abbiamo preso gli impianti e siamo andati a fare un po' di discese, per staccare e divertirci. Poi ognuno di loro ha lavorato a casa sulla tecnica, tipo Pettinà che all'inizio era un po' carente, ma poi impegnandosi è cresciuto molto. E oggi non puoi non essere bravo a guidare la Mtb. Basta guardare l'europeo di Berna dove c'erano i salti: fino a qualche anno fa non li avrebbe fatti quasi nessuno.
- Ma c'è qualcuno che li ha aiutati o hanno fatto tutto da sé?
- Ci sono stati tanti input da parte della Fci, da parte mia, soprattutto verso gli junior (che adesso sono under 23), mostrando loro come fare una curva o un certo passaggio, facendoglielo ripetere fino a che non si sentivano padroni della situazione. E questo investimento sugli junior, che ha significato portarli in Coppa del mondo per farli crescere, anche se mi è stato criticato lì per lì, sta dando i suoi frutti.
- Di Rocco (il presidente della Fci) cosa dice di questi risultati?
- Di Rocco e tutta la Fci è contenta del settore fuoristrada, ma non è solo merito mio o dei miei collaboratori: grazie anche alle società e ai comitati che ci lavorano sopra, perché la federazione è abbastanza limitata in termini di budget. Senza di loro non si riuscirebbe ad arrivare a questo. Anche la federazione svizzera, che ha addirittura due tecnici e atleti molto più forti dei nostri, ha risorse non illimitate e punta molto sul lavoro svolto dalle società.
Condividi con
Tags
Sull'autore
Simone Lanciotti
Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.