Non solo medaglie. Cosa ci insegnano le Olimpiadi 2024

Veronica Micozzi
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Nel nuoto, nella scherma, nell’atletica, nel tennis. Vincono, perdono, si abbracciano, piangono e poi ridono.

Chi sono questi ragazzi delle Olimpiadi 2024, questi giovani campioni che non misurano la vittoria solo con le medaglie? E cosa ci stanno insegnando, mentre vediamo le loro imprese in tv e leggiamo le loro interviste sui social?

Olimpiadi 2024
Gli atleti italiani alla parata di apertura delle Olimpiadi

Chi tra noi ha sempre più o meno respirato aria di sport, sa che l’agonismo, il sacrificio, la fatica, anche la rinuncia, costituiscono una parte preponderante dell’essere atleti.
Figurati se l’essere atleta diventa una professione…
Figurati poi se ti ritrovi a rappresentare il tuo Paese nell’evento mondiale più atteso e importante, come i Giochi Olimpici.

Troppo spesso lo sport nel mainstream delle notizie è associato al doping, ai soldi, al fair play che fa parlare di sé solo quando sembra un’eccezione. Vincere è l’imperativo, se non vinci hai fallito. E questo accade pure nell’attività sportiva amatoriale...

E invece, anche se perdere non piace a nessuno, succede molto più di frequente: in ogni competizione, uno solo vince, tutti gli altri no.

E dunque? 

Ormai la celebre frase, simbolo proprio dello spirito olimpico - “L’importante non è vincere, ma partecipare” - sempre di più pare adatta solo per i Baci Perugina… 
Chi ci crede più?

Eppure qualcuno ci crede, qualcuno come Benedetta Pilato che è felice di essere arrivata quarta (per un centesimo!) nella gara di nuoto dei 100 rana, perché in effetti a 19 anni, essere la quarta al mondo nella tua specialità non è certo un ripiego ma una cosa grande di cui andare orgogliosa.

Qualcuno come Filippo Macchi, argento nel fioretto maschile, che spegne tutte le polemiche sull’arbitraggio della sua gara dichiarando: «A me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre!»
Una lezione così limpida a cui davvero non c’è nulla da aggiungere…

Non so se sia una frattura generazionale, come ad esempio descritto in questo articolo che mi è capitato di leggere in questi giorni.

So però che qualcuno come Marcell Jacobs, oro olimpico a Tokyo 2021, arriva quinto nei 100 metri delle Olimpiadi 2024, unico europeo in gara, e dice con semplicità: «Ho dato non il 100 ma il 200%, non potevo fare di più, gli altri sono stati più veloci». C’è forse un messaggio più bello e più vero che lo sport può trasmetterci?

Qualcun altro, infine, come Luca Braidot, non è riuscito a salire sul podio per un soffio, solo per una foratura, ma nell'intervista a caldo subito dopo la gara era già proiettato al prossimo obiettivo, i Mondiali a fine agosto. Un approccio nuovo, più sano forse.
In ogni caso, è riuscito a far sognare tutti gli appassionati di Mtb: e non è forse il più grande merito dello sport regalarci sogni?

Quei sogni che ogni ragazzo o ragazza può inseguire, ogni giorno da capo, tentare di tradurli in realtà e sorridere comunque, anche se non ci riesce.

Qui tutti i nostri contenuti sulle Olimpiadi 2024 di Parigi.
Qui i nostri precedenti articoli sui Giochi Olimpici.

(Tutte le foto dell'articolo, salvo dove diversamente indicato, sono prese dal profilo Instagram ufficiale ItaliaTeam)

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Sull'autore
Veronica Micozzi

Mi piace leggere, scrivere, ascoltare. Mi piacciono le storie. Mi piace lo sport. Mi piacciono le novità. E riconosco la sana follia che anima i seguaci della bici. Credo di aver capito perché vi (ci) piace tanto la Mtb, al di là della tecnica, delle capacità, dell’agonismo: è per quella libertà, o illusione, di poter andare ovunque, di poter raggiungere qualsiasi vetta, di poter superare i propri limiti che solo le due ruote sanno regalarti…

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