Usciamo dallo sterrato e andiamo su asfalto.
No, non è un sacrilegio, perché per una volta lo facciamo con un motivo preciso: celebrare la vittoria di Vincenzo Nibali al Tour de France.
E mettere in risalto, con un po' di orgoglio, la Mtb che ha partecipato a questo Tour.
SL
Un tempo si diceva che la maturità agonistica per un atleta, fosse egli un calciatore, un ciclista, uno schermidore, era fissata a 29 anni. Beh, allora questo teorema è perfetto per Vincenzo Nibali: nato il 14 novembre 1984, trionfatore al Tour de France domenica 27 luglio 2014, all’imbrunire di una Parigi che toglie sempre il fiato.
I numeri e le statistiche ormai sono ben note. Nibali 19 giorni in maglia gialla, Nibali vincitore di quattro tappe, Nibali settimo italiano ad aggiudicarsi la Grande Boucle, Nibali nella storia per aver vinto tutti e tre i Grandi Giri come Merckx, Hinault, Anquetil, Contador e Gimondi. Nibali sedici anni dopo Pantani.
La maturità di Nibali
Ciò che più caratterizza l’impresa del siciliano è appunto la sua maturità agonistica, la sua crescita avvenuta per gradi. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, appuntamento dopo appuntamento. Un po’ come una lunga corsa a tappe, un po’ come quel pilota che gira e rigira su una pista per limare i secondi, poi i centesimi, infine i millesimi. Ecco, Nibali si è avvicinato così alla dimensione del campione. Limando pian piano il gap con gli avversari, andando via via poco più forte.
No, Nibali non è spuntato dal nulla. Nibali va forte da quando è ragazzino, da quando sui Nebrodi staccava gente vent’anni più grande di lui, da quando faceva disperare il padre per come pedalava per le vie di Messina, da quando era juniores e da quando era dilettante.
Ha cominciato la rincorsa al mito con la Vuelta nel 2010, dopo esser salito tre mesi prima sul podio del Giro (3°). Ha continuato con un altro podio al Giro (nel 2011, un 3° posto poi diventato 2° per la revoca a Contador). Ha assaggiato la gloria del Tour con un altro 3° posto, nel 2012, dietro a quei colossi Sky in apparenza inavvicinabili, Wiggins e Froome. Si è vestito finalmente di rosa nel 2013, poi ha sfiorato il bis alla Vuelta (2°). Adesso il Tour ha chiuso un cerchio dalle forme regolari, senza sbavature: sette podi in 4 anni, mai una crisi nera.
Nibali e gli avversari
I detrattori diranno: facile vincere senza Contador e Froome. Ma chi pedala sa delle insidie sempre dietro l’angolo, dei momenti fortunati e sfortunati, delle cadute e della bravura a evitarle. Nibali ha inflitto distacchi abissali agli avversari, con una pedalata così agile che anche lo spagnolo e il keniano bianco avrebbero faticato ad arginare.
A proposito: ricordate Nibali a Sheffield e il capolavoro da finisseur? E Nibali sul pavè? Lì Contador c’era, eccome. Ma è andato in panne, senza riuscire poi a staccarlo sui primi Vosgi. Nibali era già in giallo, era già andato all’attacco. E chi dice che non è uno che dà spettacolo vada a rivedersi le due azioni sopra citate e gli scatti a La Planche des Belles Filles, a Chamrousse, sull’Hautacam.
Nibali è stato il più completo, c’è poco da fare. Sul pavè sono venute fuori le doti di uno che la bici l’ha sempre saputa guidare e che quindici anni fa, in Sicilia, non si faceva staccare da nessuno nelle prime gare in Mtb.
Nibali piace perché è umile e non si è montato la testa. Uno squalo giallo, dal cuore buono e autentico. Un campione vero.
Quanta mountain bike sulle strade di Francia
La 101ª edizione del Tour ne ha visti di ex biker protagonisti. Due sono saliti sul podio degli Champs-Elysees.
Il primo è Jean-Cristophe Peraud, secondo nella classifica generale. Peraud è uno che la Mtb la faceva di professione. Fu campione europeo di cross country nel 2005 e argento olimpico a Pechino 2008 dietro Julien Absalon (nello stesso anno vinse l’oro a squadre con la staffetta).
A 37 anni, l’enorme soddisfazione di un podio nella corsa dei sogni, guadagnato tappa dopo tappa con una splendida rimonta sui rivali che la strada gli ha messo di fronte: il compagno di squadra Bardet, l’indomito Valverde e il nuovo che avanza Thibaut Pinot. Forse l’ultima grande gioia di una carriera vissuta all’insegna della polivalenza.
Non dimentichiamoci poi di Jakob Fuglsang, vincitore del mondiale U23 a Fort William nel 2007, compagno di squadra di Nibali.
E poi c’è Peter Sagan. Dategli un qualsiasi mezzo a pedali che lui ci va forte. Per il terzo anno di fila, il 24enne slovacco - che da junior si era preso un europeo e soprattutto un oro mondiale (Val di Sole) nel cross country – si è portato a casa la maglia verde della classifica a punti.
Non è riuscito, stavolta, a vincere una tappa. Ci è andato vicino, ha attaccato, sbagliato, avuto sfortuna. Ma il tempo è dalla sua parte. Beata gioventù…
Ps: per la cronaca Vincenzo Nibali, ad eccezione delle tappe a cronometro e di quella sul pavè, ha corso tutto il Tour con la nuova Specialized Tarmac.
Non proprio una bici qualunque...