Endurista, ma una volta l’anno. Per diletto e senza sfigurare. A sfrecciare sui sentieri di Finale Ligure, ultimo round dell’Enduro World Series, anche quest’anno c’era Marco Aurelio Fontana (la foto d'apertura è di Matt Wragg). L’appuntamento è ormai tradizione per il Fonzie nazionale. Il modo giusto per chiudere la stagione in maniera leggera e divertente.
- Marco, com’è andata a Finale?
- E’ stato un weekend molto bello. Girare da giovedì a domenica è una cosa che non succede mai a noi del cross country, diciamo un’esperienza unica, in cui s’impara e ci si diverte.
- Sei soddisfatto del tuo 39° posto?
- Così così. Ho commesso molti errori, ho avvertito la stanchezza di fine stagione. Il risultato di per se è anche buono. L’anno scorso ero arrivato 20°, ma il cast non era lo stesso. E il distacco dai primi persino superiore. In alcuni punti sono riuscito ad andare molto veloce. In altri, quelli dove c’era da spingere, non sono riuscito a far girare la bici. E’ chiaro che non ho le stesse abilità di un endurista. Mentre sulle discese, anche quelle tecniche, ero a mio agio. Infatti nella Ps4 ho fatto un buon tempo nonostante l’abbia percorsa per metà con la gomma a terra. Poteva andare meglio, mi aspettavo di perdere 10 secondi di media a Speciale, invece ne ho persi una ventina.
- Come hai trovato il movimento mondiale a distanza di un anno?
- Il livello si è alzato, e di tanto. E’ un movimento sempre più professionale, supertecnico, influenzato da diversi fattori, dove non puoi sbagliare niente. I rider devono sapere scegliere le gomme e la pressione giusta. Gli exploit su una Ps servono a poco. Indispensabile è la regolarità per tutto il weekend. E bisogna essere bravi a provare nei due giorni di ricognizioni. Per individuare le traiettorie che pagano ai fini del risultato.
- Considerati i buoni risultati, l’enduro ti intriga o resterà sempre un piacere di fine stagione?
- La disciplina e il suo format mi piacciono. Sarebbe bello poter fare più gare. Ma per ora non c’è la possibilità. Almeno per i prossimi due anni, in cui gli obiettivi restano la Coppa del mondo e le Olimpiadi nel cross country. A metà stagione è impossibile disputare una competizione che ti porta via 4-5 giorni, anche perché andrebbe preparata per bene. A ottobre è un’altra storia. Per me Finale è una festa e l’unico obiettivo è divertirmi.
- Eppure in Liguria sei stato uno dei migliori italiani, arrivando anche davanti a chi endurista lo è tutti i giorni.
- Se mi date una bici e un manubrio qualsiasi, di solito me la cavo dappertutto. Però attenzione: a Finale arrivo senza pressioni. Per gli altri è la gara più importante della stagione e si sente il dovere di far risultato a tutti i costi. Ogni rider ha la sua storia. So che sono andato bene in discesa e che dovrei andare ancora più veloce. Guardo la classifica e analizzo il distacco dai primi. I paragoni con chi lavora tutta la stagione e ci mette tanto impegno non possono essere fatti.
- Quanto pesava la Jekyll che hai utilizzato a Finale?
- Circa 13 kg, considerato che per la difficoltà del percorso ho montato una Schwalbe Magic Mary davanti e una Rock Razor dietro, entrambe in versione Super Gravity.
- La tua stagione Xc è stata deludente fino allo splendido bronzo mondiale. Cos’è cambiato ad Hafjell?
- In realtà il cambiamento c’è stato dopo il campionato italiano. Con il mio staff, abbiamo capito che avevo bisogno più riposo e meno allenamenti. Sono andato in vacanza e ho ridotto le sessioni. Ho rallentato i ritmi, ho passato più tempo a casa. E mi sono sbloccato. Una lezione che servirà per il futuro.
- Stagione finita?
- Chiudo nel fine settimana alla Roc d’Azur. Sarò in gara in tandem con mia moglie.
- E la quinta edizione del Fuffenaffen?
- Divertente, spero che questo evento diventi sempre più grande. Quest’anno c’erano 550 persone in bici e un centinaio alla festa.
- Il prossimo anno sempre con Cannondale?
- A breve saprete tutto.
Il talento consente a Marco Aurelio Fontana di esprimersi a grandi livelli anche nell'enduro. Noi sappiamo che ci regalerà altre soddisfazioni nel cross country. Certo, chissà cosa succederebbe se fra qualche anno si aggirasse più spesso tra i sentieri dell'Enduro World Series...
Ps: anche con il microfono in mano Fontana se la cava bene...