Prima il Cile. Poi la Scozia. Ora è il turno della Francia e di Valloire. Valentina Macheda (Team Life Cycle) torna a raccontarci la sua esperienza dai "campi" dell'Enduro World Series. Anche stavolta spunti interessanti, soprattutto una riflessione sul format di questa disciplina. Buona lettura...
(tutte le foto sono di Matt Wragg)
GS
VALLOIRE - Domenica scorsa siamo andati a Valloire in Francia, in occasione del 3° round dell'Enduro World Series.
Come di consuetudine nella serie mondiale dell' enduro, paese che vai format che trovi e in questo caso l'organizzazione dell'evento è stata curata dai cugini francesi d'oltralpe fondatori dell'enduro.
I francesi non ritoccano il loro format
Una cosa che ho notato in questa tappa è che l'identità della gara non è stata stravolta per le esigenze della serie. Il format è rimasto abbastanza invariato da quello classico, ciò vuol dire ricognizioni permesse solo a piedi nei due giorni precedenti la gara e una prova libera non cronometrata prima di ogni speciale, unica modifica al format di gara, il che non ha eguali o somiglianze a nessun altro format tra quelli a cui ho partecipato fino ad oggi.
Una gara durissima
Dire che in Francia si fa sul serio non so se basta per descrivere quello a cui siamo andati incontro in questa competizione. Il sabato come la domenica abbiamo affrontato un totale di 4 prove libere e 6 cronometrate. Ogni Speciale, che fosse prova o run di gara, comprendeva un dislivello di 1.000 metri circa e almeno 15 minuti di percorrenza. In più, sommando i trasferimenti in gara alla fine del weekend si arrivava ad ottenere un totale di 13.000 metri di dislivello!
Un altro sport. E l’Italia?
Scenari alpini facevano da contorno a trail velocissimi, fettucciati in modo da riprodurre tutte le condizioni di difficoltà possibili che un sentiero di alta montagna possa offrire. Dato che in questo caso non si pedalava per raggiungere le speciali ma si utilizzava la seggiovia, le sezioni pedalate ce le siamo trovate tutte nelle prove Speciali con tratti molto lunghi e fisici.
Comparato al format italiano sembra quasi un'altra disciplina, si disputano molte più ore di gara effettiva e meno tempo di trasferimenti. Basti pensare che con 6 run ho sommato 1 ora e 50 minuti di prove cronometrate. Questa non vuole essere assolutamente una critica. Anzi forse dovremmo guardare un pò di più in quella direzione visto che ai vertici delle classifiche mondiali si parla sempre francese.
Ducci assistente ai box
Manuel anche a questa gara non ha potuto partecipare a causa dell'infortunio, così mi ha supportato facendo anche da meccanico per tutto il week end.
E' stato interessante sentire il suo punto di vista dai paddock, dato che alla fine di ogni prova avevamo la possibilità di ricevere assistenza sotto i gazebo. Potevo tornare da lui che dava una sistemata alla bici ed una al morale e mi aggiornava sulla situazione di gara.
Costante è bello
E’ stato incredibile sapere di quanti problemi meccanici, forature e cadute si siano verificate a questo evento, a volte con piccoli infortuni ma senza gravi conseguenze.
Visto da fuori sembrava un bollettino di guerra e questo è sinonimo di quanto sia stato difficile affrontare una gara così impegnativa che ti insegna sì a spingere forte ma anche a valutare un altro aspetto importante dell'enduro che forse ne è anche la caratteristica principale: la regolarità.