La strada sterrata è una benedizione

Simone Lanciotti
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La strada sterrata è una benedizione

Simone Lanciotti
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Lo sappiamo, ma ce ne dimentichiamo.
O meglio, lo diamo per scontato.
E' ovvio che per noi ciclisti dell'offroad sia così, ma a dire il vero ce ne accorgiamo (o ce ne ricordiamo) solo quando si torna sull'asfalto, anche solo per pochi km.
Che la strada sterrata sia una benedizione se ne stanno accorgendo sempre più ciclisti.
E dall'altra parte, su BiciDaStrada.it, ne parliamo sempre più.
Parliamo di gravel bike e troviamo sempre più lettori interessati.
Parliamo di strade secondarie e troviamo chi ne vuol sapere sempre di più.
SL

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Una strada sterrata è una benedizione.
È lenta, polverosa, impone cautela e condivisione.
Ci passi su con lo spirito con cui si entra in un luogo importante, anche se, intorno, non c’è granché di realmente sacro, di altisonante o di tanto stupefacente.

Una strada sterrata è una strada che non ha tanta fama.

La usano pochi, la conoscono anche in meno e magari la maggior parte pensa che nemmeno serva più.
Bene!
Allora succede questo: metterci su le ruote diventa una magia.
Esci dall’asfalto liscio, o più o meno liscio, cambi rapporto e ti prepari a una velocità che sarà, forse, più bassa.
Ghiaia, sterrato, terra bianca, giallastra, marrone, erba, pezzi di cemento e un insieme di superfici che fa l’effetto di confusione assoluta.
Però questa strada bianca è una bella storia.
Il rumore della ghiaia quando ci metti su le ruote è diverso.
È tutto più immediato e veloce, anche se in realtà vai più piano.
La strada bianca è di ghiaia e di terra battuta, dura come il tempo e la forza di chi vi è passato sopra per decenni.
Poche persone, forse, ma tantissime volte.

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La tua bici gravel è pensata per questi spazi, per le strade meno frequentate e per le storie indurite su quel manto di terra battuta o di asfalto abbandonato.
Non lasci impronte durature sulla ghiaia.
Ciò che lasci è un solco sottile che dura poco.
E allora, il luogo dove sei, la campagna, la montagna, la collina, il bosco, tutto diventa un po’ più sacro.
Se ci credi avviene un fatto che ha del surreale.
La tua gravel bike leggera e semplice diventa il tramite con il mondo che hai intorno.
Il fine non è solo pedalare, ma sentire.
E la bici non è il fine, ma il mezzo.
Presta attenzione.
Certo, fa piacere il telaio in fibra di carbonio e anche il cambio 2x12, ma quando la tua bici gravel funziona non pensi più a queste cose.
Pensi che sei felice così, di essere lontano dal mondo e più vicino a te stesso.
Magari con gli amici veri che ti seguono in bici.
Quella è fortuna, amico mio, credi a queste parole.

La mountain bike ha iniziato proprio da lì.
Serviva la bici per andare più veloce fuoristrada.
La gravel bike, invece, è diversa: è la bici per andare sia su asfalto che off-road.
Veloce?
Sì, se vuoi.
Impugna in basso il manubrio, guarda lontano e inizia a far lavorare il cuore.
Piano?
Anche, certo, magari guardandosi intorno e scrutando a terra in cerca di altre impronte di bici.
Cercando qualche altro ciclista solitario che conosca la magia della ghiaia e delle strade poco frequentate.

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Poi, quando si torna su asfalto il ritmo cambia, lo sappiamo tutti, ma intanto su questa strada il tempo va più lento.
Le foglie intorno sono rivestite di polvere e senti di appartenere, per qualche istante, a un mondo antico.
Dove le auto ancora non esistevano.
E le bici erano un mezzo per la gloria e un mezzo di trasporto allo stesso tempo.
Sono epoche lontane, ma questa strada non è cambiata molto da allora.
È sempre qui, silenziosa, polverosa, lenta, più difficile, ma benedetta da generazioni.
E io mi sento privilegiato di pedalarci sopra e anche irriverente nel farlo con una bici di epoca moderna, leggera, comoda, luccicante e facile.
Ma questa gravel bike, alla fine, è il modo più rapido per tornare indietro nel tempo e restare nel mio tempo allo stesso istante.
È una magia che si realizza quando voglio.
Basta salire in sella.
Ecco perché le strade bianche sono una benedizione.

Questo scritto è stato pubblicato per la prima volta sul catalogo Disturb 2018 e ripubblicato su MtbCult con cortese concessione da parte di DSB.
Tutto ciò che riguarda il mondo gravel lo trovate principalmente su BiciDaStrada.it mentre qualche notizia è presente anche su MtbCult



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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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