La storia di Matilde: la Mtb, l'incidente, la rinascita

Redazione MtbCult
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La storia di Matilde: la Mtb, l'incidente, la rinascita

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Abbiamo ricevuto il racconto di Matilde Andrea Melani, atleta del team SixInch, che due anni fa ha subito un brutto incidente durante le prove di una gara del Superenduro 2014, fortunatamente superato completamente, anche se le è costato fatica e difficoltà.
A due anni di distanza da quel terribile giorno, Matilde ha voluto condividere la sua storia, e i cambiamenti che ha dovuto affrontare, con la speranza e il desiderio che la sua esperienza possa essere di aiuto anche a qualcun altro che magari si trovi a vivere un brutto momento simile al suo.
VM

Oggi 5 settembre 2016, dopo due anni dalla mia rinascita, ho deciso di condividere la mia avventura.

Io, col mio umorismo, prima di partire avevo soprannominato la Superenduro di Sauze D'Oulx "la gara della sopravvivenza" perché sentivo che sarebbe stata durissima.

Matilde Melani

E così è stato.
Riprendevo la Mtb dopo un mese trascorso al mare, il che avrebbe contribuito molto a rendere le discese ancor più dure.
Parto il mercoledì in treno, ed è la prima volta che vado a provare una gara ma felicissima di vivere questa esperienza con la mia squadra.

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Pago subito la mancanza di allenamento dopo la prima giornata di prove trascorsa fino a chiusura impianti a girare sui bellissimi percorsi della gara della Domenica.
Il giorno dopo non avrei voluto sentirne di alzarmi dal letto, ma l’euforia dei SixInch è contagiosa e ben presto mi ritrovo in seggiovia per salire fino a 2400 mt.

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Sono dubbiosa se provare anche oggi, mi manca di vedere una PS e dentro di me mi dico che sarei tornata in albergo appena terminata.

Matilde Melani
A quota 2.400 mt era piena estate ma lassù faceva freddissimo

Partiamo e la ripetiamo diverse volte. E’ molto corta, ma inizio ad accusare la stanchezza, calo il ritmo per risparmiarmi e scendere a valle per la PS6 “La più lunga del mondo”.
Passata la prima metà della Speciale, appaiono i crampi, le braccia stanche accusano i tratti scassati ed inizia a comparire un calo d’attenzione.
Decido di mettermi in coda al trenino coi miei compagni superando poco dopo Frankie che rompe la sella.

Matilde Melani
PS 6, L’ ultima discesa …

E’ il tratto finale, un traverso tranquillo senza alcuna difficoltà, quasi un trasferimento, a volte devo anche pedalare.
Il bosco intorno a me è piacevole, qualche pietra a terra, qualche radice, nulla di difficile e vedo i tetti di Sauze poco sotto.
Altre due pedalate per raggiungere chi mi era davanti e all’improvviso mi ritrovo a terra con un dolore immenso e diventa tutto buio, non vedo più, il fiato non arrivava, inizio a battere il pugno in terra dal dolore pregando ed affidandomi alla mia fede.
Sentivo dentro di me che non ce l'avrei fatta.
Ero ad un passo tra la vita e la morte.
Attimi infiniti, lunghissimi ma poco dopo vedo una luce piccola e luminosissima che si avvicinava sempre di più a me, apro gli occhi, incredibilmente respiro.

Tolgo il casco, intorno a me nessuno.
Quel bosco che mi ha regalato tante emozioni, diventa un inferno.
Ho paura e capisco immediatamente che non riesco a muovermi minimamente ed un forte dolore al ventre prevale su tutto.
Aspetto e spero che arrivi qualcuno al più presto, sono spaventata, non riesco a guardarmi, a capire cosa ho fatto, cosa è successo, mille pensieri si accalcano nella mia testa, sento un fazzoletto bagnarmi le labbra, una mano che stringe la mia, voci e poi volti e occhi preoccupati fissarmi.
Poi l'ambulanza, il medico comprende immediatamente la gravità della situazione, tagliano le maglie, tolgono la pettorina, sento due aghi entrarmi in entrambe le braccia, la confusione mi avvolge.
Devo trattenere l'ansia che vuol prendere il sopravvento.
Accade tutto velocemente e dall’ambulanza vengo trasferita in elicottero.

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Arrivata in ospedale, vedo il terrore negli occhi del medico che mi stava visitando, prenota subito la sala operatoria e le sacche di sangue e mi manda velocemente in TAC.
In rianimazione attaccata a mille cavi, super controllata e con la morfina 24h su 24, mi illustrano la mia diagnosi: lacerazione al fegato di 15 cm a soli 4 mm dalla vena cava - quella che va al cuore-, con un'emorragia di circa 2/3 litri di sangue e due costole rotte. Ero in pericolo di vita …

Io e il mio amato fratello sempre vicino a sostenermi
Io e il mio amato fratello sempre vicino a sostenermi

Fortunatamente va tutto bene e riesco a salvarmi. La riabilitazione è stata velocissima,da quanto dicono i dottori, anche se quei giorni non passavano mai.
Dopo solo una settimana di immobilizzazione totale riescono a mettermi per la prima volta seduta ed a darmi qualche piccola cosa da mangiare. Riuscivo a malapena a stare con il busto su.

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Oltre ad essere in pericolo di vita ero anche a rischio trombosi, qua con le calze anti trombo, seduta, per la prima volta dopo tanto.

Esco da Rianimazione dopo 5 giorni e dopo altri lunghissimi 15 giorni dall’Ospedale di Torino.

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Questa triste esperienza mi ha fatto comprendere molte cose e fatto scoprire lati di me stessa che forse non conoscevo.
È stato un lunghissimo periodo, difficile, pieno di ostacoli e dubbi.
La voglia di tornare in bicicletta andava a giorni ma poi mi sono fatta forza, ci ho pensato tanto, tra le mille paure che già avevo e alle altre mille che mi erano venute, ho deciso di portare avanti questa mia passione, una decisione durissima, anche se sicuramente non sono più quella di prima.
Vedo la vita in altro modo, la bici in un altro modo, ma le emozioni che hai montando in sella sono indescrivibili, sempre le stesse e irrinunciabili.
Anche se adesso ci vado molto più cauta e con molte paure.
Sono passati due anni e mi sento cambiata, una persona diversa, sicuramente più saggia.

Matilde Melani

La cosa che mi rimarrà più impressa è l’incredulità dei dottori che ogni giorno mi ripetevano che loro non si riuscivano a dare una spiegazione perché ero ancora in vita e la cosa che mi ha fatto più riflettere è stata sentirmi dire dal primario: «Signorina, si rende conto che la sua TAC non è compatibile con la vita?! Noi non sappiamo perché lei sia ancora qua.»

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Tanti, troppi pensieri sopraggiungono..
Si potrebbe pensare che la saggezza dovrebbe scoraggiarmi a salire di nuovo in bici, correre nei boschi … invece no, la cosa più difficile è sempre stato sconfiggere le paure, io dovevo sconfiggere le mie, non potevo far finta di niente, sarebbe stato troppo facile.
Anche se ci ho pensato e provato varie volte.
Quindi mi sono rimboccata le maniche e mi sono preparata per affrontare un'altra salita, sicuramente meno dura dell'altra appena affrontata, ma solo adesso, che sono arrivata alla vetta, mi rendo conto che è troppo bello godersi il panorama.

Matilde Melani

E finalmente tra mille pianti, mille dolori, mille ostacoli, mille emozioni... ho ritrovato me stessa.
Una Matilde diversa, cambiata, ma sempre con il sorriso sul volto, un sorriso di una persona che nonostante tutte le difficoltà, sa ancora apprezzare il valore della vita.

Una vita diversa, una vita nuova...
Una vita diversa, una vita nuova...

Ora, passati due anni, vorrei fare dei ringraziamenti speciali: in primis alla mia mamma che non mi ha mai mollato un attimo in quell’ospedale nonostante gli facessi passare le pene dell’inferno, a tutta la mia famiglia che mi è stata davvero tanto vicino, al dottore a cui devo tutto, al mio Team SixInch che mi ha soccorso subito, mi è sempre stato accanto anche nella distanza e mi ha fatto questa enorme sorpresa durante quei durissimi giorni:

Ovviamente grazie anche a tutte le persone che con una parola di conforto mi hanno scritto chi di frequente sia chi lo ha fatto anche solo una volta, grazie infinite a tutti, siete stata la mia forza ed avete contribuito a farmi rialzare.

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