La cura e il soldato gentile

Simone Lanciotti
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La cura e il soldato gentile

Simone Lanciotti
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Ma ci pensi?
E’ primavera e un mese fa non vedevi l’ora che arrivasse oggi, 22 marzo, il primo giorno della stagione in cui, secondo un ipotetico calendario di chi va in mountain bike, la montagna, un po’ alla volta, torna ad essere più disponibile.
Mi chiedo e ti chiedi, invece, cosa succederà fra un mese.
Chi sarà in grado di bucare questo velo di incertezza e dire cosa succederà e quando?
Al momento mi ritrovo come te che leggi: solo.
Solo davanti al dubbio.
Solo con la mia famiglia.
Solo con un momento che cerco di descrivere qui.
Non so dirti dove e quando riprenderemo a battere le solite rotte.
Non so cosa di normale ci sarà quando tutto tornerà normale.
Normale.
La parola più sbagliata e più usata al mondo.
Ma voglio usarla per dire a te che leggi che il normale fra un paio di mesi avrà un altro volto.
“E’ normale” vorrà dire un’altra cosa.
Forse sì, forse no.
Sono come te in questa nebbia.
Però, facciamo così: mi siedo e metto uno dietro l’altro i miei pensieri e, sì, apro quello spioncino dal quale vedo gli occhi della paura.
Per capirla, per capirci.

Il soldato gentile
Non ha l’uniforme, ma sta vigile verso l’esterno, in vedetta, insieme ad altri milioni di commilitoni.
Non ci sono guerre, non ci sono cannoni e questo lo voglio dire chiaramente: non è nemmeno lontanamente la guerra che raccontava mio nonno.
Quella fu una tragedia immane.
Questa è un’altra tragedia.
Grande, ma che diventa immane solo perché temuta senza l’aiuto della ragione.
Resta calmo.
Fa’ il tuo dovere.
Aiuta chi hai vicino, al meglio delle tue possibilità.
Pensa, ragiona, sorridi, guarda fuori, ascolta il cuore, dormi, sogna, chiama gli amici, pensa ai famigliari, ascolta le notizie, ragiona, pensa alle fortune che hai.
Sei ancora vivo.

Il sonno e il sogno
La mattina apro gli occhi e mi restano in mente scene di strada.
Io che guido l’auto su vie mai viste prima.
Ponti che si spostano.
Autobus che sbandano in piena città.
Io che porto la mia famiglia in giro.
Di notte, per un attimo, con la fantasia, sono uscito e sono tornato ad un’immaginaria normalità.
E allora mi dico: il sonno va rispettato.
Chiudo gli occhi e penso a cose che mi fanno stare bene.
Alle cose belle che raccomando alle mie figlie.
Se tornassi bambino vorrei che mio padre mi dicesse le stesse cose.
Chiudo gli occhi pensando al bello di questo momento.
Alla fortuna che la maggior parte di noi hanno.
Di essere ancora vivi.

Un’uscita solitaria
Mi sono trovato per caso a 17 anni a scrivere su un quaderno quello che provavo.
Avevo il bisogno di concretizzare i pensieri.
Di capirli prima di lasciarli andare.
Di conoscere ciò che ero.
A 17 anni avevo un sogno su due ruote e pedali.
Poi ho scoperto, per caso, che se mi impegnavo a scrivere quello che provavo mi sentivo infinitamente meglio.
Si trattava di aprire una porta.
Entrare e da lì tirare fuori un fagotto di materia preziosa.
Una scintilla, se cercavo un’ispirazione.
Una medicina, se stavo soffrendo.
Un sorriso, se desideravo contagiare qualcuno.
E adesso dove mi trovo?
Quella porta dov’é?
Dico, a te che leggi, che la bicicletta mi ha facilitato tanto le cose.
Un’uscita solitaria in bici aggiusta la vita.
Mi fa trovare quella porta ogni volta che serve.
Torno a casa e dico grazie a Dio di essere vivo.
Stanco, malconcio, a volte depresso, altre volte euforico, ma comunque sempre vivo.

La cura
La cura per la paura esiste, ma è difficile da mandare giù.
Non è amara, non è dura.
E’ che devi aprire quello spioncino e capire com’è fatta questa paura.
La tua paura.
Vedere chi è più forte.
Vedere quant’è grande.
Provare a sfidarla.
Rimanere calmo e agire di conseguenza.
Io non ho una cura esatta, ma so cos’è il contrario di paura.
E’ vita.
La vita uccide la paura.
Accetta la paura, aggrappati alla tua vita.
Anche dentro casa.
Il tempo che vivi fra le tue mura, oggi 22 marzo 2020, non è tempo perso.
Non regalarlo alla paura.
Lo racconterai un giorno, ti darà forza e quando tornerai in bicicletta e alla nuova vita normale, ti farà sentire felice.
Come mai lo sei stato prima.
Allora, ti dico, sii quel soldato gentile, chiudi gli occhi la notte con un sorriso, trova la porta della tua materia più preziosa e vivi questi giorni.
Sono comunque vita.
E prima di chiudere tutto mando un pensiero a chi non riuscirà a vedere domani e a chi sta lottando più duramente di te per approdare alla nuova normalità.
Per bucare questo velo di incertezza.

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Vi invitiamo a condividere con noi, anche in forma anonima, i vostri desideri per il futuro, ciò che vi spaventa di più, cosa vi aspettate quando si tornerà alla normalità, come sarà la normalità, che cosa della vita che stiamo facendo oggi vorreste che rimanesse, cosa vi emoziona di più.
Scrivere (anche senza condividerlo con altri) e descrivere ciò che si prova aiuta a capire e a gestire meglio paure e angosce.
Potete commentare di seguito oppure inviare una mail in redazione

Grazie in anticipo da parte mia per aver concesso del tempo ad un articolo così diverso dal solito

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Sull'autore
Simone Lanciotti

Sono il direttore e fondatore di MtbCult (nonché di eBikeCult.it e BiciDaStrada.it) e sono giornalista da oltre 20 anni nel settore delle ruote grasse e del ciclismo in generale. La mountain bike è uno strumento per conoscere la natura e se stessi ed è una fonte inesauribile di ispirazione e gioia. E di conseguenza MtbCult (oltre a video test, e-Mtb, approfondimenti e tutorial) parla anche di questo rapporto privilegiato uomo-Natura-macchina. Senza dimenticare il canale YouTube, che è un riferimento soprattutto per i test e gli approfondimenti.

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