Jerome Clementz dice stop alle gare dell'Enduro World Series.
Il 2017 è stata la sua ultima stagione e il suo ritiro agonistico segna un punto epocale per questa giovane disciplina della Mtb.
Il francese della Cannondale, infatti, è stato fra i primi atleti in Francia a specializzarsi nell'enduro e ha contribuito in modo decisivo a dargli la notorietà planetaria che ha raggiunto.
Jerome Clementz si concentrerà su altri progetti e, senza rammarico, dichiara, come state per leggere, di avere la consapevolezza di aver raggiunto i migliori risultati ottenibili in questa disciplina.
Negli ultimi tempi sono mancate le vittorie, ma ciononostante la sua continuità ad alto livello è stata esemplare (ne avevamo parlato qui).
I nostri colleghi di Vojo Magazine lo hanno incontrato per parlarne con lui.
Come mai hai deciso di mettere fine alla tua carriera nell’EWS ?
Semplicemente perché avevo voglia di cambiare.
La motivazione cominciava a calare mentre cresceva la sensazione di aver già dato il meglio.
Ho cominciato a vedere le cose diversamente, ma senza frustrazione.
Anche se non vinco o non arrivo sul podio, sono sempre soddisfatto se so di aver dato il meglio di me.
E lo stesso, anche quando ottengo un buon risultato, mi innervosisco se so che avrei potuto fare meglio.
Sono stato nella posizione in cui sapevo che avrei battuto i senior sul campo di gara, oggi invece sono i giovani a mettere me sotto pressione.
Si tratta di una decisione ben ponderata e avevo anche pensato di non partecipare a tutte le gare dell'Ews questa stagione.
Dal punto di vista della performance, diventa sempre più difficile restare davanti…
In discesa, sono meno rapido, in termini di velocità pura.
Non ho più voglia di prendere tutti i rischi e non mi spendo più allo stesso modo sulla velocità e sul piano tecnico.
Fisicamente, rimango comunque davanti nelle speciali più pedalate, ma è un risultato che si ottiene lavorando molto. La concentrazione e la velocità invece devono essere nella testa e bisogna avere una motivazione estrema ed essere pronti a tutto per poter vincere.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Mi concentrerò su altro!
La mia attività principale non saranno più le competizioni ma ci saranno altre attività. Mi dedicherò soprattutto al mio ruolo di ambasciatore e vorrei lavorare di più sullo sviluppo dei prodotti dei miei partner.
Parteciperò agli eventi organizzati dai marchi.
Mi piacerebbe molto poter gestire una squadra. Conosco bene l’ambiente e penso che potrei contribuire con la mia esperienza. Per tutti questi nuovi ruoli, è questo il momento giusto per mettermi alla prova!
Continuerò comunque ad organizzare eventi.
Il Cannondale Enduro Tour riparte per una nuova stagione e mi piacerebbe dedicarmi anche ad altri tipi di formati. Allo stesso tempo ho voglia anche di organizzare una tappa dell’Enduro World Series (qui il calendario 2018) ma questo ha senso solo con l’appoggio delle comunità locali e delle autorità e c’è bisogno di un vero e proprio progetto che la sostenga.
L’Alsazia promette bene e lì realizzare un tracciato per EWS non sarebbe molto più difficile che per un Cannondale Enduro Tour. Sono gli aspetti logistici che chiederebbero, viceversa, molto più lavoro.
Qual è il migliore ricordo della stagione 2017?
Al di là dei risultati, penso che sia la settimana della Trans-BC Enduro con Pauline (Dieffenthaler, la sua compagna, ndr) e un altro amico.
Chi ti ha impressionato di più quest’anno?
Adrien Dailly che, per la sua prima stagione da élite, è stato grandioso.
Allo stesso modo anche Martin Maes è ad un livello davvero molto alto.
Sam Hill, è classe pura! Ha cominciato nel 2016 per imparare, ha passato l’inverno ad allenarsi e con il suo talento tecnico, è sempre tra i primi 6.
Vi invitiamo a leggere l'intervista che realizzammo a Jerome Clementz al termine della stagione 2013, quella in cui vinse il primo titolo Ews di sempre: cliccate qui.
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Redazione MtbCult
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