L'Italy Coast to Coast 2016 è stato un viaggio di scoperta attraverso l’Italia centrale da Montalto Marina a San Benedetto del Tronto, un’impresa sportiva, una sfida contro se stessi e, soprattutto, un’esperienza per mettere alla prova i propri limiti e che resterà a lungo impressa nei partecipanti.
Sono stati circa 50 i biker che hanno preso parte a questa prima edizione, tra cui anche una donna e diversi stranieri.
Alcuni sono partiti alle ore 23 del 23 settembre, altri alle 8,30 di sabato 24 settembre.
I più allenati hanno pedalato quasi senza sosta e hanno coperto i 510 chilometri del percorso in meno di due giorni. Altri ci hanno messo una settimana.
Tra di loro c'era anche Dani Miglio, che ha optato per la partenza in notturna.
Quello che segue è il suo racconto dell'Italy Coast to Coast.
La bolla luminosa che la luce frontale proietta davanti alla mia bici.
Il rumore del terriccio sotto le ruote.
E poi le stelle, sopra i Sibillini. Un cielo di milioni di punti, nitidissimi.
Ed ancora la solitudine di quel gesto ripetuto migliaia di volte, sempre uguale, ipnotico.
Questi sono alcuni dei ricordi più intensi del mio Italy Coast to Coast.
Oltre 500 chilometri attraverso l'Italia centrale, da Montalto di Castro a San Benedetto del Tronto, per un totale di 11.580 metri di salita: questi sono i numeri che hanno impegnato una cinquantina di bikepacker (tra cui il sottoscritto) nell'ultimo fine settimana di settembre.
L'evento, ottimamente organizzato e pianificato da Fabio Lucantoni e Nicola Checcarelli è stato, tra l'altro, baciato da un meteo ideale per correre.
Ma andiamo con ordine: l'atmosfera del venerdì sera è quella solita delle ore pre-partenza.
Si incontrano compagni di viaggi passati, si confrontano le bici, si scrutano quelli forti.
E si finisce invariabilmente con una birra in mano a parlare delle esperienze passate.
Per quanto mi riguarda questa è la sesta partenza di un trail lungo che mi godo, quest'anno.
Oramai posso considerarmi uno dei "vecchi".
E' interessante come le diverse filosofie siano rappresentate nell'allestimento delle bici.
I "racer" con bici minimaliste, i "contemplativi" che si porterebbero dietro la casa. Ma questo è il bello dei trail, non una gara ma una sfida con se stessi.
Per quanto mi riguarda, la novità del C2C è una partenza notturna anticipata alle 23,00 di venerdì. Quella ufficiale sarà al mattino successivo.
Per un animale notturno come me non c'è nessuna esitazione. Amo assolutamente pedalare la notte e quindi sono tra quelli che partono nel buio più fitto.
Venerdì 23 settembre notte
I primi chilometri di pianura spingono il gruppo a correre veloce. Il terreno lo consente, l'agonismo di molti lo pretende.
E così eccoci a spingere sui pedali in un continuo tira e molla con le lucciole rosse dei fanalini di chi ci precede.
La notte è limpida e mite, pedalare è piacevole.
Ben presto però, mi rendo conto che il ritmo dei primi non è alla mia portata, almeno nell'ottica di voler pedalare il più possibile nei prossimi 500 chilometri.
Passato il suggestivo castello di Vulci, inizio a staccarmi dai primi, prendo il mio passo, mi rilasso e mi godo il tracciato.
Ecco la Selva del Lamone, nei racconti di chi ha fatto le ricognizioni un luogo infestato di belve.
La pedalo cantando a squarciagola.
Con me è rimasto solo Benendetto, alla sua prima esperienza, ma granitico nella determinazione ad andare avanti tutta la notte.
Per me è una pacchia, la notte mi è amica.
Nel frattempo il nastro della traccia si srotola sotto le ruote.
Passiamo borghi addormentati, in lontananza luci che si riflettono sulla superficie placida del Lago di Bolsena.
Solo ad Acquapendente troviamo un bar già aperto dove rifocillarsi.
Giusto prima di affrontare, a spinta, la scala che ci porterà a Proceno.
Saluto la pensilina sotto alla quale ho passato un'umidissima notte all'ultima Divide.
E poi via, senza fermarsi, 100 pedalate e poi ancora 1000 e poi ancora ed ancora, in silenzio godendosi il momento. Asfalto, terra, salita, discesa, la traccia è precisa e la media è più alta del solito. Bene.
I primi bagliori dell'alba ci vedono sulle basse crete a sud dell'Amiata.
Sabato 24 settembre
La torre di Radicofani è un faro che doppiamo da lontano.
Passiamo San Casciano dei Bagni e pensiamo di essere già a Città della Pieve. Invece una salitaccia lunga e ripida ci sfianca, obbligandoci a sudare la meritata sosta.
I primi 150 km sono andati. Wow!
Sto' trail sarà una pacchia ... giusto il tempo di fare un po' di manutenzione alla bici e di rifocillarci e poi via, verso Perugia. Di questo passo per merenda gelato a casa!
Si, certo, come no.
Infatti, subito dopo aver salutato il mio primo compagno di viaggio, mi ritrovo a pedalare da solo per il tratto più tecnico di tutto il C2C.
Muri in salita e discesa che, in qualche tratto, fatico a pedalare. Il Monte Paciano prima ed il Monte Penna poi, con le loro salite e discese tecniche, mettono a durissima prova le mie capacità.
A Panicale non mi sono fermato a fare acqua ed ora mi ritrovo da solo, assetato e riarso da un sole feroce.
La mia amata Fargo è diventata un pezzo di orrendo ferraccio, al solito, la insulto per la sua stazza. Ma lentamente procedo.
Sono 15, 16, 17 ore che pedalo e mi ritrovo senza una goccia d'acqua ... pivello!
Nel frattempo Eriberto e Paolo, che avevo momentaneamente superato, mi sverniciano in salita. Quasi li odio per la loro brillantezza sui pedali e proseguo col mio ritmo pesante.
Intanto il Lago Trasimeno mi saluta alla mia sinistra.
Perugia è vicina, un bar di Magione mi garantisce una lunga bisboccia di liquidi.
Ancora una piccola salita e sono a casa.
Ma quella che in allenamento considero una breve salita, ora, dopo quasi 20 ore a pedalare è un muro insormontabile. Sono costretto a spingere la bici per qualche metro dove di solito salgo col 32! Capisco che il mio limite è vicino, mi sarebbe piaciuto dormire alla Spella, un rifugio sotto la cima del Subasio, ma mi rendo conto che sono arrivato.
A Perugia faccio una lunga sosta, mangio e mi riposo. Provo a ripartire ma, dopo pochi chilometri, capisco che, se non mi fermo, rischio di compromettere l'intero trail.
La chioma di un ulivo è la mia casa, mentre rintanato nel bivy cerco di passare qualche umida ora di riposo.
Nell'ora più buia della notte riparto verso Assisi.
Intorno a me il nulla del buio più scuro.
Passo Assisi mentre la città ancora dorme placida. La salita al Subasio l'ho pedalata centinaia di volte nei miei allenamenti notturni. Anche ora, nel buio sono tranquillo e mi diverto.
Nella luce dell'alba distanti montagne azzurre mi si stagliano davanti.
Qui dalla sommità del Subasio sembrano non finire mai.
Domenica 25 settembre
Ma ora gioco in casa, quasi tutta la traccia che mi aspetta la conosco a memoria. Spello, giusto il tempo di una robusta colazione ed un paio di panini e poi via. Salita e discesa.
Capodacqua e poi ancora in salita fino a Colfiorito, dove finisce la mia solitudine.
Ora pedalo con Roberto.
Giusto una sosta e poi ancora a correre appresso alla traccia gps.
Frazioni e piccoli paesi si susseguono fino alla veloce discesa che ci porta in Val Nerina.
Visso vuol dire sosta gelato al Bar della Sibilla.
Roberto scalpita e mi precede. Io so quanto sia importante per me dosare le forze, mi prendo i miei tempi.
Pedalo già da 15 ore.
Ad Ussita il tempo di un caffè e poi via per la salita più spettacolare, la sterrata che porta al passo del Fargno ed al suo rifugio, uno dei posti magici dei Sibillini.
Il Bove, rosso per l'ultimo sole, mi saluta come al solito durante la mia ascesa.
Ora sono di nuovo solo nel buio più nero. Uno spicchio di luna mi fa compagnia.
Lo spettacolo del cielo è dei più fantastici a cui io abbia mai assistito.
Arrivato in cima alla salita spengo la frontale e rimango a rimirare l'immenso.
Se non fosse per il freddo pungente dei 1.600 mt. sarebbe da passare la notte qui.
Ma sono a corto di cibo ed è tardi. Se non mi sbrigo rischio di non trovare nulla a Fiastra.
Alla fine della discesa rimedio una pizza, una birra e Roberto.
La tentazione di continuare è forte. Ma è freddo ed il tratto che ci aspetta ha poco da offrire in termini di ricoveri. Un tendone nella piazza del paese è il nostro rifugio per questa notte.
La scelta di fermarci è stata decisiva. La salita per Pintura di Bolognola è ripida e faticosa. Ma lo spettacolo dato dalle stelle e dalla successiva alba merita il viaggio.
Lunedì 26 settembre
Ora siamo nel mio territorio, sul Grande Anello dei Sibillini ho pedalato in ogni condizione. La media non è alta ma l'odore dell'arrivo inizia a sentirsi.
Ancora tanti animali attraversano la traccia, ma la pedalata è tranquilla.
Walter Di Cesare prima ed Eriberto Ciciliani poi, sono già arrivati nella notte, fenomeni!
Noi continuiamo a pedalare in un ambiente reso ancora più desolato dall'ultimo terremoto.
Un vecchio panino preso il giorno prima a Spello è la nostra colazione.
Finalmente la gentilissima signora dell'Agriturismo Micheli, dopo Isola San Biagio, ci rifocilla a suon di caffè e biscotti fatti in casa.
Ora si pedala decisi verso Est. Ancora tanto su e giù e del mare nessun segno.
Un'ultima salita a spinta e poi l'azzurro splendente ci appare davanti.
E' fatta! Pochi chilometri e l'arrivo è per noi.
Trail completato nel tempo che mi ero prefissato.
Ottimo!
Ora solo una sequela di birrette e spriz per reintegrare i liquidi perduti.
E da domani via a pensare alla prossima avventura.
Un doveroso ringraziamento agli organizzatori per lo scrupoloso lavoro organizzativo svolto ed ai partecipanti per la tenacia che hanno messo nell'affrontare quest'impegnativo tracciato.
A questo punto, ovviamente, l’appuntamento è per il 2017, con un nuovo percorso che andrà ancora alla scoperta dell’Italia da Ovest a Est.
Info: Italycoastocoast.it.
Condividi con
Tags
Sull'autore
Redazione MtbCult
Resoconti, video, nuovi eventi, nuovi prodotti, ovvero tutto ciò che proviene dal mondo della bike industry e che riteniamo di interesse per gli appassionati di mountain bike.