Era il 17 aprile quando Martina Berta, mentre provava il percorso degli Internazionali d'Italia di Capoliveri, cadde rompendosi una vertebra.
Dopo due mesi esatti, venerdì 17 giugno, l'atleta valdostana è tornata in grande stile vincendo il campionato italiano XCC (Short Track) a due passi da casa sua, a Courmayeur.
Ebbene sì, in questo caso venerdì 17 è stato un giorno fortunato, che Martina Berta ricorderà per tutta la vita!
Un recupero record quello della ventiquattrenne del Santa Cruz FSA e del Centro Sportivo Esercito, che ha reagito agli imprevisti con grinta e determinazione.
Ma cosa pensava mentre era sdraiata a letto dopo la caduta?
Chi l'ha aiutata di più in questo periodo difficile?
E quali sono i suoi prossimi obiettivi?
A queste (ed altre) domande ci ha risposto lei stessa...
- Martina, si dice che il venerdì 17 porti sfortuna, invece stavolta...
- Stavolta ha portato bene! Ammetto di averci pensato prima della gara, ma non sono troppo scaramantica...
- Facciamo qualche passo indietro: dopo l'infortunio ti sei quasi isolata, sparendo anche dai social. Cosa ti frullava nella testa in quei giorni?
- I primi giorni non potevo nemmeno alzarmi dal letto, non stavo bene per niente e avevo tanto male alla schiena. Non sono stati giorni facili, inoltre ho scoperto che da sdraiata è veramente impossibile messaggiare o fare post, dopo 10' avevo i crampi alle braccia (ride, ndr). Ci ho rinunciato.
- Massima riservatezza anche durante la riabilitazione: zero foto, zero post. Sei andata controtendenza rispetto agli atleti “moderni”. C'è un motivo specifico?
- Esatto, non avevo voglia, mi sono concentrata solo sul recupero con l'obiettivo di tornare in sella il prima possibile.
- Nessuno si aspettava un tuo ritorno così veloce: qual è stato il "segreto"?
- Il fatto che non mi sono mai buttata giù ha contribuito parecchio. Quando ero in ospedale già pensavo al rientro, ero tranquilla perché sapevo che mi sarei ripresa. Avevo tanta motivazione e quando vedevo i miglioramenti giorno per giorno, la grinta aumentava sempre di più. Poi, un grande aiuto me lo hanno dato le persone che mi sono state accanto.
- Chi ti ha aiutato di più in questo periodo brutto?
- Dal lato tecnico, il mio fisioterapista Michele Ricci del Centro Tabor di Torino e Andrea Tiberi, che mi aiuta nella preparazione. Abbiamo sfruttato questo periodo per sistemare il problema alla schiena, ma anche per aggiustare dei vecchi infortuni che avevo un po' trascurato. Poi, ovviamente devo ringraziare la mia famiglia e mio fratello che mi hanno aiutato a casa, all'inizio non ero pienamente autonoma nel fare le cose di tutti i giorni. Infine il team Santa Cruz FSA e il Centro Sportivo Esercito che non mi hanno mai messo pressione.
- Cosa ti ha insegnato questo periodo lontano dalle corse e dalla bici?
- Queste difficoltà ti fanno cambiare veramente. Ho imparato a stare tranquilla e a godermi il momento, non solo in bici ma a 360 gradi. Ho capito che nella vita bisogna sapersi adattare agli imprevisti senza seguire troppo i piani. E crederci, sempre!
- Avevi pianificato l'italiano XCC, oppure è venuto per caso?
- Non ho mai lavorato bene come nell'ultimo periodo prima dell'italiano XCC, ma alla gara ci abbiamo pensato solo alla fine. In realtà mi ero prefissata la Coppa del Mondo di Lenzerheide come data di rientro, ma ho anticipato i tempi perché ho visto che reagivo bene agli allenamenti. Da una settimana all'altra le cose cambiavano: all'inizio, dopo 2-3 minuti di discesa avevo mal di schiena, mentre negli utimi 10-15 giorni stavo molto meglio. Quindi ci ho provato ed è andata bene.
- Come ti senti in questo momento?
- Ho ancora un po' di mal di schiena, soprattutto quando scendo di bici. Sto lavorando per rafforzarla con la riabilitazione, ma bisogna procedere per passi. Fisicamente posso dire di essere circa all'80% della condizione, ora stiamo iniziando a lavorare sull'intensità e sulla tecnica. Dopo la caduta devo riprendere la sicurezza sui salti e nei tratti più tecnici. Ci vuole pazienza...
- Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
- L'idea è di tornare a Lenzerheide per la Coppa del mondo (8-10 luglio, ndr), senza troppe aspettative e per vedere come risponde il fisico. Poi tutte le gare di luglio e agosto vorrei farle, per meritarmi le convocazioni ad europei e mondiali, che si terranno ad agosto.
- Chiudiamo con una domanda “delicata”: cosa ne pensi delle protezioni nel cross country? Visti i tracciati sempre più tecnici, piano piano ci arriveremo?
- Bisogna distinguere la tecnicità dalla pericolosità del percorso. Io sono caduta a bordo pista su dei sassi che non dovevano esserci... È solo un esempio, ma rende bene l'idea. Quindi okay ai passaggi tecnici, ma devono essere sicuri e puliti nelle vie di fuga. Parlando di abbigliamento, effettivamente siamo davvero scoperti e ammetto di averci pensato dopo la caduta. Magari prima o poi qualcosa si inventeranno...
Qui sotto un approfondimento sulle protezioni nell'Xc moderno:
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Sull'autore
Daniele Concordia
Mi piacciono il cross country e le marathon, specialità per le quali ho un'esperienza decennale. Ho avuto un passato agonistico sin da giovanissimo, ho una laurea in scienze motorie e altri trascorsi professionali nell’ambito editoriale della bici.
Dai Martina che torni in forma
Complimenti per il campionato italiano XCC (Short Track)