In bici siamo tutti uguali: è ancora vero che tanto contano le gambe (e il manico)?

Silvia Marcozzi
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Ho sempre pensato che la bicicletta sia un formidabile livellatore sociale. Non importa da dove vieni, che lavoro fai, qual è il tuo credo politico o quanto guadagni: quando sali in sella, come si usa dire, contano le gambe che hai e le capacità di guida (il cosiddetto "manico") che sai mettere in campo.
In un attimo, in bici siamo tutti uguali.
Ma è ancora così?

La tecnologia nelle bici e attorno alle bici ha fatto enormi passi avanti negli ultimi anni, al punto da creare un gap tra chi certi ritrovati se li può permettere e chi invece no.
Una disparità che, tutto sommato, riguarda anche i professionisti, con differenze importanti tra le squadre più ricche e le altre.
È ancora vero, allora, che in fondo a contare davvero sono gambe e manico?

in bici siamo tutti uguali



In bici siamo tutti uguali. Tranne chi ha tempo e denaro

Tempo. Per i ciclisti fa la differenza, tra chi ce l’ha e chi no.
Conosco amatori appassionati che hanno scelto un certo tipo di lavoro per potersi allenare di più e meglio, perché sanno che questo farà la differenza. In questo senso il tempo è un bene come un altro: c’è chi può permetterselo e chi no.

Lo stesso vale per tutto il resto: preparatori, nutrizionisti, biomeccanici, misuratori di potenza, integratori, alimentazione specifica.
E ancora palestra, osteopata, fisioterapista, massaggiatore sportivo.
Per non parlare della bici e di tutta la componentistica: a guardare bene il ciclismo è diventato uno sport decisamente costoso, in termini economici e di tempo.

in bici siamo tutti uguali

Per qualcuno troppo, al punto che rischiamo di perdere di vista quello che conta davvero: non solo gambe e manico ma soprattutto il divertimento.
Lo leggiamo spesso nei commenti agli articoli in cui raccontiamo le bici più ambite o le edizioni speciali, con costi riservati a pochi, che indignano i più.

Dal riscatto dalla povertà alla povertà di spirito

Per chi ragiona in questo modo rischia di scatenarsi una vera e propria guerra “tra poveri” (qui davvero, di spirito). C’è chi si scaglia contro l'amico che vince le marathon perché può fare la vita da professionista.
Chi lamenta l’ennesimo Gran Premio del cavalcavia perso contro il compagno di squadra perché lui lavora in comune e ha tutto il tempo che vuole per allenarsi.
Non è vero dunque che in bici siamo tutti uguali!

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Certo, se la mettiamo su questo piano la bici è tutto meno che democratica, e anzi, diventa il luogo dove si rivela tutto di noi, dal lavoro che facciamo a cosa mangiamo a cena.

E pensare che la bici è (o forse era) sport popolare per eccellenza. Tanti campioni del passato provenivano da un background di povertà e fatica. Figli di contadini e operai, era un’intera classe sociale quella che riscattavano con il loro sudore e le loro vittorie.
Se c’era una gerarchia sociale nella bicicletta, era rovesciata rispetto a quella corrente. Dove contavano le gambe, gli ultimi potevano diventare primi.

in bici siamo tutti uguali

E oggi?
Il mondo della bici si sta forse chiudendo in un club esclusivo, dove si entra solo a patto di permettersi certi standard?
Se lo chiedete a me, no.
Se lo chiedete a me, tutto quello che vi serve per andare in bici è una bici e la voglia di mettersi in gioco e migliorarsi.
E oggi, rispetto a una volta, si trovano sul mercato bici eccellenti a costi più che abbordabili. Senza dimenticare le grandi opportunità offerte dal mercato dell'usato...

in bici siamo tutti uguali
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Risparmiare imparando a spendere e ad informarsi

Non sarà economico come comprarsi un paio di scarpette per andare a correre, ma non è nemmeno tanto diverso da quanto non fosse qualche decennio fa riuscire a procurarsi una bici.
Se in commercio si trovano tanti più oggetti del desiderio a costi esorbitanti, se ne trovano anche tanti che svolgono la loro funzione in modo egregio senza mandarci sul lastrico.

Senza contare le tante informazioni a costo zero che, se ben cercate su fonti attendibili (come MtbCult, ad esempio), permettono di farci una buona base di conoscenze in materia di tecnica di guida, nutrizione, allenamento ecc.

Tutte cose a cui un tempo non si aveva accesso, e che “spendendo” un po’ di impegno e di dedizione fanno molta più differenza dell’ultimissimo componente uscito sul mercato.

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Lo ripetiamo spesso nei nostri articoli: prima di guardare quanto costa una bici, un prodotto, un servizio, chiedetevi se serve ai vostri scopi e se è veramente necessario.

Detto questo, non vogliamo certo far passare l’idea che non ci sia nessuna differenza tra una bici da 500 euro e una da 12.000, o non faremmo onestamente il nostro lavoro.
Nel mezzo tra gli estremi, però, c'è tanta tanta roba...
Se il vostro scopo è quello di divertirvi, godervi tutto quello che la bici vi può regalare e riuscire comunque a mettervi alla prova, di spazio ce n’è ancora tanto.

E fidatevi, scoprirete che gambe e manico contano ancora.

Qui trovate tutti i nostri consigli di allenamento e qui invece la raccolta dei nostri articoli sull'alimentazione per migliorare le vostre prestazioni a costo zero.

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Sull'autore
Silvia Marcozzi

Vivo da sempre in equilibrio tra l’amore per lo studio e le parole - ho due lauree in lettere e un dottorato in lingue - e il bisogno di vivere e fare sport all’aperto. Mi sono occupata a lungo di libri e di eventi. Dieci anni fa sono salita su una bici da corsa e non sono più scesa, divertendomi ogni tanto a correre qualche granfondo. Da poco ho scoperto il vasto mondo dell’off-road, dal gravel alla Mtb passando per le e-Mtb, e ho definitivamente capito che la mia sarà sempre più una vita a pedali.

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