Si è conclusa con successo l'ennesima impresa artica di Omar Di Felice.
Il celebre ultracycler, già al ritorno dal viaggio solitario in Islanda, aveva raccontato di aver puntato il mirino sul Canada, per compire un'impresa molto ambiziosa che nessuno aveva mai portato a termine.
Bene, da pochi giorni quel sogno si è trasformato in realtà e lo staff di Suunto, suo sponsor personale, lo ha intervistato "a caldo" prima di rientrare in Italia.
Ecco i suoi pensieri e le sue sensazioni.
DC
COMUNICATO UFFICIALE
Si e conclusa l’impresa artica di Omar Di Felice. Il nostro ultracycler è stato capace di pedalare in canada per 1.500 km a Nord del Circolo Polare sulle rive dell’Oceano Artico. Un’impresa estrema, per certi versi eroica che abbiamo raccolto a “caldo” prima dell’imbarco sul volo di rientro...
- Un sogno che avevi da quando eri bambino. Perché proprio l’Artico?
- Sin da quando ero bambino vedevo i documentari degli esploratori del grande Nord e sognavo di ritrovarmi in quei luoghi che mi davano come prima sensazione quella di pace e tranquillità. Quando è nata la mia passione per il ciclismo, e successivamente quella per le avventure estreme, la mia prima visione fu proprio quella di unire le mie due grandi passioni, anche se nessuno mai prima si era avventurato con una bici da strada in terre così estreme e difficili da affrontare con delle ruote tutto sommato "sottili" e un equipaggiamento che, in fondo, è quello del ciclista tradizionale da strada.
- Sui social hai scritto che ti sembrava essere uscito da una fiaba. Uno scenario a -28C°, neve e bianco tutto intorno. Come risponde il corpo a queste condizioni meteorologiche e come reagisce lo spirito quando si è circondati solo dal silenzio?
- So che per molti un simile scenario può sembrare spaventoso. A tratti, forse, lo è.
La natura è così grande e ci si sente tremendamente piccoli al suo cospetto. Il freddo si impossessa di ogni parte del tuo corpo. Il limite per il congelamento è così vicino da mettere timore. Eppure è in quel momento che mi capita di guardarmi intorno, sentire quel silenzio assordante che io chiamo la musica dell’artico. Una dolce carezza che rende magico tutto ciò che c’è intorno. Il corpo smette di “provare dolore” di pari passo con il benessere che pervade la mente in quel preciso istante in cui si diventa un tutt’uno con ciò che mi circonda. Forse è questo che si intende quando si parla di habitat naturale. Senz’altro l’Artico è il mio.
- Hai percorso 1400 km di pensieri, pedalate, ghiaccio e fatica. Nove tappe invece di dieci previste inizialmente. Più volte hai dichiarato di essere allergico alle tabelle, ma di pedalare con il cuore. Aspettative raggiunte?
- Esatto. Gioco forza quando parto per un’avventura o impresa che dir si voglia, devo elaborare un piano, una tabella di marcia di massima. Difficilmente riesco a rispettarla. Non per impreparazione o altro, semplicemente perché amo ascoltare il mio corpo e la mia mente. Lascio che siano loro a decidere e dettare i tempi. Questa volta mi hanno "rallentato" un po' a metà avventura, per poi mettermi letteralmente un'altra marcia da Eagle Plains in poi, uno dei punti più spettacolari della Dempster Highway.
- Anche questa volta ti sei affidato al tuo fedele Suunto Spartan per alcune informazioni. Ad esempio ti è stato utile il GPS? E quanto è stato “preciso” nel guidarti lungo il percorso?
- La navigazione è stata abbastanza semplice: 510 km sulla Klondike Highway quindi i restanti 850 dopo la svolta a destra, su Dempster e Arctic Highway. Difficile sbagliarsi quassù! Scherzi a parte, in questo caso, ho dovuto impostare il mio orologio con il programma personalizzato "Arctic Cycling" da me creato per avere sempre sotto gli occhi le funzioni fondamentali in simili condizioni: una schermata dedicata completamente a dati di temperatura e orario, e le altre in cui riassumere calorie, frequenza cardiaca e ore trascorse in sella. Dati importanti per valutare quanto il mio corpo abbia o meno bisogno di riposare o di cambiare gli abiti che, nel frattempo, si sono completamente congelati. Infine, ho attivato la funzione "Storm Alarm" per avere sempre presenti i repentini cambi di pressione e rischi bufera. Funzione utilissima visto che qui il meteo cambia repentinamente.
- Quali tecniche e strategie s’innescano in spazi così incontaminati e selvaggi?
- L’unico aspetto tecnico davvero rilevante riguarda lo stile di guida: sul ghiaccio bisogna essere leggeri, avere la sensibilità di capire in che direzione andrà la bici e assecondarne i movimenti anziché opporre resistenza. Pedalare sul ghiaccio è un gesto più simile ad una danza.
- I tuoi incontri fiabeschi durante la pedalata? O solo camion?
- Animali molto pochi, in questo periodo della stagione gli orsi, ad esempio, sono in letargo. Per il resto una piccola lince, volpi e lepri sono state le uniche “presenze” al di là di qualche camion che però, a dir la verità, pur sfrecciando sul ghiaccio ha sempre sorpassato sia me che la vettura di supporto in completa sicurezza. Di traffico su queste strade ce n’è veramente poco in inverno!
- Quanto è stata la temperatura più bassa segnalata dal tuo Spartan Ultra?
- Il mio Spartan Ultra ha registrato una minima di -29°C! La cosa differente rispetto alle passate esperienze è stata senz’altro il fatto che è stato un freddo costante che difficilmente è diminuito se non in rare occasioni e per pochissimo tempo.
- Nei tuoi post hai parlato di ricerca della felicità? Un ingrediente allora potrebbe essere già nei nostri sogni di quando eravamo bambini?
- Credo che la ricerca della felicità sia il fine ultimo delle mie avventure. Non è tanto l’impresa in sé. Certi traguardi non li raggiungi se pensi solamente alla notorietà o all’eventuale business che si cela dietro. Certi traguardi sono il frutto del cammino iniziato quando da bambino sognavo le grandi imprese in sella alla mia bici. Talvolta mi ritrovo da solo a riflettere su quanto questa strada sia stata piena di difficoltà ma, al tempo stesso, di soddisfazioni. È la soddisfazione più grande voltarsi e rivedere tutto ciò.
- Ora che hai realizzato il tuo sogno, quali altri ne hai nel cassetto?
- Sogni da realizzare, posti nel mondo da visitare, imprese da scrivere, avventure da portare a termine: di obiettivi ne ho davvero molti anche se ora, il più grande, è potermi fermare a godere in pieno di quanto fatto sin qui. Troppe volte nella continua corsa verso traguardi sempre più ambiziosi, ci si dimentica di quanto già fatto. Ecco, vorrei ritagliarmi del tempo esclusivamente per me, per potermi chiudere in me stesso e sorridere silenziosamente di tutto ciò.
Per informazioni sull'impresa artica di Omar Di Felice potete seguire la sua pagina Facebook o il suo profilo Instagram.
Per conoscere meglio i prodotti Suunto visitate il sito suunto.com
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Redazione MtbCult
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