Il mondo dell’enduro italiano è in fermento. La sospensione del Superenduro per il 2015 continua ad alimentare il dibattito nell’ambiente. Dopo aver sentito Enrico Guala ed espresso un nostro parere in merito, adesso è il momento di capire cosa pensano i rider, i veri protagonisti delle gare.
A loro abbiamo rivolto due semplici domande:
1) come hanno accolto la decisione di Guala e Monchiero e se hanno ritenuto tardiva la comunicazione;
2) dove correranno nel 2015 e se piace l’idea delle 4-5 gare per stabilire il più forte a livello italiano.
Manuel Ducci
"Capisco le esigenze di Franco ed Enrico. E' stato giusto fermarsi per capire a bocce ferme la direzione che si vuole prendere.
Andare avanti con un format che avrebbe avuto delle lacune sarebbe stato controproducente. Questa pausa gli farà bene.
Certamente, sarebbe stato meglio comunicare la decisione in anticipo. Più che altro per quegli atleti e quei distributori italiani che dipendevano dal Superenduro per quanto riguarda le loro strategie.
E sarebbe stato meglio anche per il semplice amatore, che spesso ha bisogno di programmare ferie e vacanze.
Detto questo, sono stato colpito dal falso buonismo di questi giorni. All'improvviso tutti si scoprono paladini dell'enduro e danno le colpe al Superenduro.
E' troppo facile così. A tutti ha fatto comodo che Franco ed Enrico tirassero la carretta in questi anni. E mentre loro due lavoravano, molti anzichè contribuire e dare sostegno, non facevano altro che denigrare la loro opera.
Ora tutti vogliono dare una mano a questa disciplina. Ma dove sono stati per tutto questo tempo?
Alla fine, anche il SE era una cosa privata. E quando un'azienda fallisce avrà avuto i suoi motivi e non le si può dare solo la colpa senza comprendere i perché.
Dicevano che il Superenduro contava in Italia e nel mondo. E in effetti era vero: allora bisogna valorizzarlo, anzichè giocare al tiro a bersaglio. Ora, come d'incanto, sono tutti spiazzati. Come se dipendessero unicamente da loro.
Io dico che se il SE c'è sono felice. Mi sarebbe piaciuto poterlo correre ancora. Ma se non c'è si può andare avanti lo stesso.
A me e Valentina (che condivide il mio pensiero) non ci cambia molto la stagione.
Il nostro programma e le sponsorizzazioni, come ben sapete, non dipendono dalle gare italiane, anche se saremmo stati al via delle Pro.
Continueremo ad andare a correre spesso in Francia, anche perchè è più comodo geograficamente, a sole 2 ore da casa.
La decisione di correre all'estero, in ogni caso, l'avevamo già presa l'anno scorso".
Davide Sottocornola
“Dispiace constatare la scomparsa del Superenduro, anche perché lo abbiamo inventato noi italiani, con una formula apprezzata da tutti.
Purtroppo, il periodo è quello che è. E al di là di tutte le polemiche che si sentono in giro in questi giorni, è sempre la questione economica ad aver recitato il ruolo principale.
Non è mai bello quando ti impegni e non porti a casa niente.
Ed è normale che alla fine ti chiedi: ma chi me lo fa fare?
Probabilmente il pacchetto Superenduro non sarà stato gestito al meglio ma conoscendo gli organizzatori, sono sicuro che nel 2016 ripartiranno alla grande.
Hanno lasciato per cause di forza maggiore.
Il 2015? E’ normale che le aziende si siano già mosse, è loro interesse che si parli ancora dell’enduro.
Ma non credo sarà facile mettere in piedi adesso un circuito. E’ tardi e comunque servono sempre delle risorse.
Le gare ci sono, si continuerà ancora a correre. Mancherà solo il teatrino, l’impalcatura.
Poi bisogna vedere dove ci sarà la copertura mediatica.
Mi ritengo un privilegiato e andrò parecchio in giro, puntando anche sulle corse a tappe. Farò Andes Pacifico, Enduro Series francese, le tappe di World Series e alcune gare in Italia come Sestri Levante e Terlago”.
Alex Lupato
“E’ stato un colpo basso per tutti e non è stato giusto illustrare la situazione solo a gennaio, anche se avranno avuto le loro motivazioni.
Mi dispiace perché sono nato col Superenduro e al Superenduro devo molto.
E nel momento in cui la disciplina in tutto il mondo sta crescendo, noi italiani facciamo un passo indietro…
Adesso, senza un circuito di riferimento, sarà ancora più difficile conseguire risultati all’estero e invogliare i giovani che ancora non conoscono l’enduro.
Noi professionisti alle gare ci siamo sempre stati.
C’è da riflettere sul mondo amatoriale, che si è spesso lamentato, compra bici di alta gamma e poi, dopo averle pretese, non è venuto alle gare, preferendo piuttosto l’appuntamento vicino casa, a costi zero.
Il Superenduro non era il mio obiettivo principale per la stagione. Ma in ogni caso avrei fatto sicuramente le gare, oltre a quelle internazionali. Adesso devo valutare dove andare. La tavola rotonda potrebbe essere una svolta, ma serve trovare il massimo accordo”.
Laura Rossin
“Enrico e Franco hanno fatto bene a fermarsi. Invece che continuare con la stessa sinfonia, hanno preferito mettersi in discussione e riflettere su come migliorare e avvicinarsi agli standard della World Series.
E’ stato un gran gesto in un Paese dove tutti preferiscono lo status quo.
E le polemiche e il tiro al bersaglio non mi sorprendono, siamo fatti così.
Una volta che c’è chi fa una cosa con passione e non per arricchirsi, piovono lo stesso le critiche.
Secondo me, possono ripartire nel 2016 con nuove idee e risorse. Monchiero e Guala vorrebbero che tutte le gare in Italia fossero organizzate come a Finale o a La Thuile, sanno bene quanto siamo indietro rispetto alla Francia.
Personalmente non ho un grande budget e non potrò andare in giro all’estero.
Ma abitando vicino alla Francia, andrò sicuramente all’Enduro Series.
Poi ci sarò a La Thuile e anche a qualche gara dell’EES.
Le gare ci sono, non rimaniamo a piedi. Le gare le fanno sempre i rider.
Non è necessario trovare le cinque gare per stabilire un campione della specialità.
Non servono gare o un circuito, i valori sono evidenti e l’endurista più forte si capisce a prescindere.
Certo che lo spirito del Superenduro mi mancherà”.
Vittorio Gambirasio
“La notizia è arrivata troppo tardi. Sicuramente hanno provato fino all’ultimo a salvare il Superenduro, ma quando qualcuno sa che la barca sta affondando non può dirlo solo a disgrazia accaduta, deve fare un comunicato prima.
Ho bei ricordi legati al Superenduro, ringrazio comunque Franco ed Enrico per quello che hanno fatto ed è un po’ triste constatare quello che è successo.
In ogni caso, l’enduro non muore. E i personaggi che possono sostituire Enrico e Franco ci sono.
Servono due mosse: la prima è una riunione con tutti i 10-15 top rider e i giornalisti, ma senza sponsor. Ci sediamo attorno a un tavolo e decidiamo insieme a quali gare andare.
Che poi tutti sanno di quali si tratta: Sestri Levante, Punta Ala, La Thuile. Quelle località che finora hanno spiccato per le capacità organizzative.
La presenza dei media è fondamentale per la visibilità.
La seconda mossa è trovare una persona che coordini il tutto dal punto di vista tecnico.
Che dia delle regole agli organizzatori locali e vada a verificare di volta in volta sicurezza e percorsi.
Insomma, un supervisore. Io penso ad Antonio Silva, il mio preparatore. Una figura di grande esperienza. Può essere lui il nuovo Franco Monchiero.
E non vedo necessaria la costituzione di un nuovo circuito. Bastano le gare singole.
Anzi, ci sarebbe più suspense, perché nessuno farebbe calcoli.
E a ogni gara si potrebbe rivalutare un format diverso.
L’importante è individuare la direzione: come si vuol far crescere il livello degli enduristi.
Le gare? Avevo programmato le tappe francesi e italiane della World Series e soprattutto il Superenduro, anche perché per lavoro non posso mai star via una settimana.
Intanto aspettiamo l’evolversi della situazione, non dimentichiamoci che questo è l’anno del primo campionato europeo enduro ufficiale, sotto l’egida dell’Uec.
E’ una gara importante e ci sarà qualcuno (Monchiero?) che in veste di commissario tecnico dovrà fare le convocazioni. Ecco, bisogna stabilire il criterio per la selezione degli atleti”.
Nicola Casadei
“E’ stato un danno per tutto il movimento. Basti pensare che la gente diceva: compro la bici da Superenduro e non da enduro…
Peccato fermarsi nel momento in cui l’immagine costruita era forte e nota in tutto il mondo.
Di sicuro qualcosa succederà. I rider e le località ci sono. Basta radunarsi e decidere una sorta di mini-campionato.
Hanno comunicato in ritardo la decisione, ma è facile adesso criticarli. Non conosco le ragioni al 100%, quindi non mi sbilancio.
Mi sento di ringraziarli perché se noi siamo qui oggi è per il movimento che hanno creato.
I miei programmi sono sicuramente scombussolati. Devo parlare con Bruno Zanchi e decideremo il da farsi, anche perché le gare ci sono.
Il Superenduro sarebbe stato il mio grande obiettivo, anche perché io non posso correre il campionato italiano (è sammarinese, ndr).
Mi vedrete di certo all’Europeo a Punta Ala, a qualche World Series in Europa e anche al Gravitalia”.
Chiara Pastore
"La decisione del Superenduro creerà un danno per noi e per gli sponsor, soprattutto se dovesse prolungarsi anche nel 2016.
Paradossalmente, per noi atleti, la decisione arrivata in ritardo non ci ha messo in grande difficoltà nel 2015, perchè la copertura degli sponsor è stata pianificata, di norma, alla fine del 2014, quando ancora si sapeva che il circuito ci sarebbe stato.
Se lo stop si protrae, allora saranno guai. E non so quanto realmente ci sia la voglia di ripartire il prossimo anno.
Di certo c'è che se Guala e Monchiero non prendono in mano la situazione, ci saranno altri a farlo, considerato anche l'interesse che c'è attorno a questo movimento e la partecipazione di questi giorni. In tanti sono intervenuti e si sono rammaricati della notizia.
Serve qualcuno che si prenda carico di sostituire il circuito, anche perchè al momento non c'è un riferimento che mantenga alto il livello delle gare che servono come preparazione all'Ews.
Trovarci insieme per decidere le gare più importanti da presenziare mi sembra una buona soluzione.
Avrei dovuto fare il Superenduro e le tappe europee della World Series. Al momento mi rimane dunque solo l'Ews e il campionato italiano.
Con il mio team, per quanto riguarda le gare singole, penso che decideremo di volta in volta. In base agli interessi della squadra e ai miei turni di lavoro.
Nel corso delle prossime ore aggiungeremo i pareri di altri top rider italiani sull'argomento.
La foto di apertura è di Stefano Bertuccioli.