Con questo ultimo episodio del suo diario dall'Enduro World Series, Justin Leov ci dà il suo arrivederci: la stagione agonistica 2016 è ormai al termine e, con la gara di Finale Ligure, per lui si conclude un anno piuttosto travagliato, costellato di alti e bassi e segnato da parecchi inconvenienti fisici.
Comunque il rider neozelandese tiene duro ed è già motivato per una buona preparazione e un buon inizio della stagione 2017.
Che, guarda caso, partirà proprio dalla Nuova Zelanda: chissà che giocare in casa non porti finalmente fortuna a Justin Leov?
VM
Essere in Italia per l’ultima gara della stagione è sempre un gran piacere. L’atmosfera, i tracciati al top, il bel tempo, il buon cibo e il miglior caffè dell’intero circuito EWS, fanno della tappa di Finale Ligure una delle nostre preferite.
Arrivati qualche giorno prima dell’inizio degli allenamenti, abbiamo potuto esplorare a piedi alcune delle Prove Speciali e farci un’idea del percorso di gara di quest’anno. La qualità dei tracciati era ottima, erano stati ben preparati e alcuni si sviluppavano su terreno non battuto.
Complimenti ai trail-builders locali!
La gara si preannunciava difficile sia dal punto di vista tecnico che fisico e le lunghe salite dei trasferimenti avrebbero rappresentato un ulteriore ostacolo da superare.
Prima della gara ho avuto il piacere di incontrare Mathias e Yves, i vincitori del concorso organizzato dal mio sponsor adidas Sport eyewear.
Avevano vinto il viaggio a Finale per assistere all’evento e condividere con noi l’incredibile atmosfera delle EWS.
Non male come premio!
Per l’inizio degli allenamenti avevo scelto un setup DH, forcella con 180mm di escursione e ammortizzatore a molla.
Quello che era evidente fin dalla prima Prova Speciale era quanto le braccia sarebbero state sollecitate.
Il terreno ripido e sconnesso non dava tregua e avrebbe reso il controllo del manubrio molto impegnativo, mettendo a dura prova le braccia. Optai quindi per delle manopole più morbide in modo da attutire le vibrazioni, ma la cosa più importante sarebbe stato restare rilassato e mollare i freni il più possibile nei tratti più accidentati.
Con l’autunno accennato solo dal cambiamento del colore delle foglie e la temperatura ancora mite, il terreno a Finale era secco e polveroso.
In queste condizioni cerco sempre di fare attenzione a una buona idratazione, per non ripetere l’errore fatto una volta, proprio qui a Finale, di aver trascurato di bere adeguatamente prima di un duro trasferimento con 1700 metri di dislivello positivo.
Un altro rimedio eccezionale post-allenamento è un buon massaggio quotidiano.
Mi sentivo in forma, con la bici perfettamente preparata, pronto ad affrontare il primo giorno di gara.
A differenza di Valberg, mi ero svegliato rilassato.
La mia strategia era quella di partire veloce e aggressivo.
Volevo tentare il tutto per tutto ed è andata bene fino quasi alla fine della prima Prova Speciale, quando ho sentito quello che per ogni pilota è un incubo, vale a dire il sibilo dell’aria che esce dalla gomma: si era tagliata in un canale stretto e pietroso.
La mia gara cominciava male.
Speranzoso di riuscire a raggiungere il traguardo malgrado la gomma a terra, ho deciso di proseguire il più veloce possibile, danneggiando il cerchio.
Ho finito la prova al ventesimo posto, ma da quel momento avrei dovuto montare una camera d’aria.
Fortunatamente ho avuto il tempo di farlo prima della Prova Speciale successiva.
Non usavo la camera d’aria da quando correvo in DH e non avevo quindi nessuna idea della pressione adatta per questo terreno. Ho ritenuto più saggio abbondare e gonfiare fino a 34psi, nell’attesa di giungere fino al punto di assistenza tecnica autorizzata e tentare di sistemare il cerchio per ripassare al tubeless.
All’inizio della Speciale 2 mi sentivo bene; alle prime curve mi sono però troppo concentrato sul capire quanta trazione e grip avesse la ruota con questa sistemazione di emergenza e ho abbassato così la guardia sulle difficoltà del terreno. Risultato: poco dopo sono finito per terra.
Risalito in sella, dovevo cercare di finire la Prova senza perdere ulteriore tempo.
All’arrivo ero deluso, ma quello che contava ora era raggiungere al più presto il punto di assistenza tecnica e tentare di sistemare il cerchio prima della Speciale n°3.
Purtroppo non è stato possibile riparare il cerchio, quindi non mi è rimasto che andare avanti con la camera d’aria.
La terza Prova era quella più impegnativa fisicamente.
Sarebbe stato indispensabile avere forza e resistenza per poter guadagnare secondi o almeno non perderne. Dopo un’ottima partenza però, ho avuto un problema al cambio all’uscita della prima curva a gomito.
Non potevo più pedalare!
Impossibile affrontare la salita che si trovava a metà Speciale.
Questa Prova per me era finita.
Ho deciso di lasciare libero il percorso per quelli che sopraggiungevano e di scendere fino all’arrivo lungo una pista parallela al percorso.
Per quel giorno questo ha significato un bel DNF (Did Not Finish).
Quello che però non sapevo era che un DNF mi avrebbe escluso definitivamente dalla gara, senza più nessuna possibilità di continuare il giorno dopo. Voglio ringraziare Toni Ferreiro e Thomas Lapeyrie per avermi spinto fino al Time Check successivo, sebbene ancora non sapessi di essere fuori gioco.
Grazie ragazzi!
Dopo tutto quanto accaduto, mi ritrovo a chiedermi cosa sarebbe stata questa gara senza questi problemi.
Ero partito con un buon feeling con la bici, il tipo di terreno mi si addiceva e tutto mi sembrava andasse per il meglio, ma la competizione è la competizione si sa, esistono alti e bassi.
Nel complesso è stato un anno molto difficile per me, ma quando penso a cosa ho dovuto affrontare negli ultimi dodici mesi, mi rendo conto di esserne uscito più forte e ancora più motivato per il 2017.
Chiudere la stagione fisicamente indenne è già un vantaggio notevole rispetto allo scorso anno.
Mi potrò preparare al meglio per la prima gara delle EWS 2017 in programma a marzo in Nuova Zelanda.
Un grande grazie a coloro che mi hanno sostenuto e che mi sono stati vicino.
Non mollerò, voglio tornare ai massimi livelli al più presto.
Arrivederci all’anno prossimo.
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Redazione MtbCult
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